Il Papa in Turchia: ‘Lo Spirito Santo è l’anima della Chiesa e crea unità’

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Come Benedetto XVI otto anni fa, anche Papa Francesco imprime al viaggio apostolico in Turchia il connotato del dialogo interreligioso e dell’ecumenismo. Al suo arrivo a Istanbul, stamane, il Pontefice si è recato in visita alla Moschea Blu dove – come il suo predecessore – ha sostato in ‘adorazione silenziosa’, per usare le parole di padre Federico Lombardi, insieme al Gran Mufti. ‘Un bel momento di dialogo interreligioso. La stessa identica cosa che fece otto anni fa Benedetto XVI’, ha ricordato il direttore della Sala Stampa Vaticana. Lasciata la Moschea il Papa si è recato a Santa Sofia. Nel messaggio sul Libro d’oro di quella che fu la cattedrale di Bisanzio, Francesco ha scritto: ‘contemplando la bellezza e l’armonia di questo luogo sacro, la mia anima si eleva all’Onnipotente, fonte ed origine di ogni bellezza’.

Nel pomeriggio il Papa si è recato nella Cattedrale cattolica dello Spirito Santo per la celebrazione della messa, l’unica pubblica della tre giorni in terra turca. Presente al rito anche il Patriarca ortodosso Bartolomeo I.

Nell’omelia Francesco ha ricordato che ‘lo Spirito Santo è l’anima della Chiesa. Egli dà la vita, suscitai differenti carismi che arricchiscono il popolo di Dio e, soprattutto, crea l’unità tra i credenti: di molti fa un corpo solo, il corpo di Cristo. Tutta la vita e la missione della Chiesa dipendono dallo Spirito Santo; Lui realizza ogni cosa’.

E’ lo Spirito Santo – ha aggiunto il Pontefice – a muovere la preghiera di ciascun cristiano. ‘Quando spezziamo il cerchio del nostro egoismo, usciamo da noi stessi e ci accostiamo agli altri per incontrarli, ascoltarli, aiutarli, è lo Spirito di Dio che ci ha spinti. Quando scopriamo in noi una sconosciuta capacità di perdonare, di amare chi non ci vuole bene, è lo Spirito che ci ha afferrati. Quando andiamo oltre le parole di convenienza e ci rivolgiamo ai fratelli con quella tenerezza che riscalda il cuore, siamo stati certamente toccati dallo Spirito Santo’.

Lo Spirito Santo con i suoi diversi carismi non crea disordine nella Chiesa. Tutt’altro. Poiché ‘lo Spirito Santo è lo Spirito di unità, che non significa uniformità. Solo lo Spirito Santo può suscitare la diversità, la molteplicità e, nello stesso tempo, operare l’unità. Quando siamo noi a voler fare la diversità e ci chiudiamo nei nostri particolarismi ed esclusivismi, portiamo la divisione; e quando siamo noi a voler fare l’unità secondo i nostri disegni umani, finiamo per portare l’uniformità e l’omologazione. Se invece ci lasciamo guidare dallo Spirito, la ricchezza, la varietà, la diversità non diventano mai conflitto, perché Egli ci spinge a vivere la varietà nella comunione della Chiesa’.

I diversi carismi – ha proseguito Papa Bergoglio – trovano armonizzazione ‘nello Spirito di Cristo, che il Padre ha mandato e che continua a mandare, per compiere l’unità tra i credenti. Lo Spirito Santo fa l’unità della Chiesa. La Chiesa e le Chiese sono chiamate a lasciarsi guidare dallo Spirito Santo, ponendosi in un atteggiamento di apertura, di docilità e di obbedienza. E’ lui che armonizza la Chiesa. Lui stesso è l’armonia’.

Essere docili allo Spirito Santo comporta fatica, c’è sempre ‘la tentazione di fare resistenza allo Spirito Santo, perché scombussola, perché smuove, fa camminare, spinge la Chiesa ad andare avanti. Ed è sempre più facile e comodo adagiarsi nelle proprie posizioni statiche e immutate. In realtà, la Chiesa si mostra fedele allo Spirito Santo nella misura in cui non ha la pretesa di regolarlo e di addomesticarlo. La Chiesa è fedele allo Spirito Santo quando respinge la tentazione di guardare a se stessa. E noi cristiani diventiamo autentici discepoli missionari, capaci di interpellare le coscienze, se abbandoniamo uno stile difensivo per lasciarci condurre dallo Spirito. Egli è freschezza, fantasia, novità’.

Alla forza dello Spirito Santo a volte si risponde – ha ammonito ancora il Papa – ‘con l’arroccamento eccessivo sulle nostre idee, sulle nostre forze, oppure con un atteggiamento di ambizione e di vanità. Questi meccanismi difensivi ci impediscono di comprendere veramente gli altri e di aprirci ad un dialogo sincero con loro’.

Al contario la Chiesa – grazie al fuoco dello Spirito Santo – ‘è investita dal vento dello Spirito che non trasmette un potere, ma abilita ad un servizio di amore, un linguaggio che ciascuno è in grado di comprendere’.

Francesco ha concluso l’omelia con un auspicio. ‘Più ci lasceremo guidare con umiltà dallo Spirito del Signore – ha detto il Papa – più supereremo le incomprensioni, le divisioni e le controversie e saremo segno credibile di unità e di pace, segno credibile della Risurrezione’.

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