Un “giovane favoloso”, Giacomo Leopardi

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“Sempre caro mi fu quest’ermo colle”.. quante volte il verso è stato ripetuto,  a proposito e a sproposito, quante volte l’abbiamo letto e ripetuto, come un ritornello imparato a memoria…Nonostante l’abitudine, l’usura, la banalizzazione,  quando ci siamo arrivati,  proprio sull’ ermo colle, una specie di vertigine commossa ci prende improvvisamente al  cuore.

Non è stolido sentimentalismo, ma a Recanati,  nel luogo in cui Giacomo Leopardi è nato e vissuto per buona parte della sua non lunga vita, l’emozione è palpabile: qui c’è il giardino in cui passeggiava il poeta, e d’improvviso si apre la vista sulla valle, sulle  colline,  sui giardini, e le strade che si snodano fino all’infinito… ci pare di poterci voltare e di vederlo, li’ in un angolo, che guarda perdutamente il paesaggio,  lo si puo’ facilmente immaginare mentre recita i suoi versi, o più banalmente lamentarsi del tempo e della noia di vivere “nel natio borgo selvaggio”. Recanati, in realtà,  non ci appare come un borgo selvaggio, ma una bella cittadina, ricca di attrattive e di scorci suggestivi, nonché di ottimi ristoranti e bei negozi,  al poeta doveva certo apparire un tantino stretta, per il suo desiderio di vita e di avventura. Esattamente come per un qualsiasi ragazzo di allora e dei nostri giorni.
Leopardi era sicuramente un genio ma era soprattutto qualcuno che aveva capito una cosa essenziale: il cuore dell’uomo è fatto per desiderare l’infinito, non si accontenta mai, anche quando sembra non rendersene conto. Luigi Giussani,  nelle sue riflessioni su poeti e scrittori, ha sottolineato con forza questa caratteristica essenziale della poesia leopardiana, messa in ombra dall’insistenza  scolastica  del famoso concetto del pessimismo cosmico… Per questo, spiegava invece don Giussani, esiste un senso religioso che attraversa sotterraneamente questa poesia, per quello slancio verso l’infinito, per quelle domande che tormentano il cuore umano…

Siamo tornati a riappassionarci a Leopardi proprio in questi ultimi tempi, grazie anche ad un film, “Il giovane favoloso”, di Mario Martone e straordinariamente interpretato da Elio Germano, che qualche limite e difetto certo c’è l’ha, per esempio sottace l’aspetto spirituale della poesia leopardiana,  e poi a volte rischia di cadere nel bozzettismo. .. Ma ha il pregio indubitabile di riproporre ad una platea molto vasta questa figura fuori dal comune e di spingere a riscoprirla.   In fondo, è stato proprio dopo aver visto il film  che, a chi scrive,  è tornato il prepotente desiderio di rileggere Leopardi e di venirlo a cercare a Recanati. E, pensiero rassicurante piuttosto raro di questi tempi, pare che il film di Martone sia quello più visto in Italia nelle ultime settimane. Un film, ricordiamo anche questo,   che per buona parte mette in campo la recitazione di versi… Possibile che in tempi tanto cupi e aridi, avari di autentica bellezza, la gente si emozioni ascoltando poesia? Sì,  è possibile, perché la poesia è la misura del mistero che sottende tutta la realtà,  qualunque essa sia. E il mistero è quel che ci aspetta, quando lo sguardo si allarga sull’infinito.  Come accade in un meraviglioso mattino di novembre, passeggiando sull’ermo colle, in compagnia di Giacomo Leopardi.

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