Anno A 28° Domenica del Tempo Ordinario

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Gesù riprese a parlare loro con parabole e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: «Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!». Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: «La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze». Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: «Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?». Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: «Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti». Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

Il Padre ha preparato una grande festa nella quale lo sposo Gesù sta per sposare la Chiesa e si suoi servi (gli angeli e i profeti) sono inviati al popolo d’Israele per vivere questo evento gioioso.

Sappiamo bene come è finita. Il popolo eletto ha rifiutato Gesù. Non è andato alla festa, non ha voluto partecipare al banchetto nel quale il Padre aveva fatto preparare ogni sorta di cibo. Più volte Dio, per mezzo di profeti e di suoi messaggeri aveva annunciato questa grande festa di nozze e più volte, purtroppo, gli Ebrei non hanno accettato l’invito.

Non si sono curati dell’invito e sono andati ciascuno a lavorare dedicandosi alle proprie cose. Il rifiuto è stato totale tanto da provocare l’indignazione di Dio che ha manifestato il suo stato d’animo cercando di correggere il popolo d’Israele. Alla fine, quando è venuto il tempo stabilito l’invito è stato esteso a tutti i popoli invitati ad entrare alla festa per partecipare al più grande sposalizio della storia, quello di Gesù con la sua sposa: la Chiesa.

In tanti sono entrati nella sala delle nozze e c’è sempre posto per chi, invitato, accetta di partecipare rivestendosi dell’abito fatto di buone azioni e di buone opere, quelle che ci fanno, appunto, cristiani autentici. Tra gli altri, però, c’è anche chi è entrato ma vive la festa solo formalmente. Gli altri invitati non se ne accorgono ma Dio si. Egli vede il nostro cuore e conosce tutto di noi, vede le nostre azioni quotidiane non buone e vede le nostre nudità. Il Signore ci vuole vestiti a festa con gli abiti colorati di mille buone opere.

Oggi, allora, chiediamoci se la nostra partecipazione alla vita della Chiesa è solo legata ad aspetti formali, se si nutre solo di perbenismo, se, insomma, la nostra testimonianza di vita è priva di verità. Perché, se così stanno le cose, finiremo per essere scoperti e cacciati fuori, finiremo per essere rifiutati e gettati nelle tenebre “dove vivremo per l’eternità”.

Il Signore ci vorrebbe tutti insieme a festeggiare con Lui e infatti “molti sono i chiamati” ma non tutti, purtroppo, saranno “eletti” e, quindi, accetteranno di rivestirsi dell’abito della festa vivendo nel quotidiano secondo la volontà di Dio nella pace e nella gioia.

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