Sinodo: ‘Incoraggiare una mentalità aperta alla vita’

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Apertura alla vita e contraccezione i temi all’ordine del giorno dell’odierna sessione mattutina del Sinodo dei Vescovi dedicato alla famiglia. Dopo la notifica ufficiale del Concistoro del 20 ottobre convocato dal Pontefice per discutere della situazione dei cristiani in Medio Oriente, ad aprire i lavori, alla presenza del Papa, è stato il Cardinale Andrè Vingt-Trois.

Nel suo intervento l’Arcivescovo di Parigi ha sottolineato come su questo terreno “si toccano dimensioni e aspetti molto intimi dell’esistenza, per i quali emergono differenze sostanziali tra una visione cristiana della vita e della sessualità e un mondo di via fortemente secolarizzato. Bisogna incoraggiare una mentalità aperta alla vita, per contestare la mentalità contraccettiva e la diffusione di un modello antropologico individualista che determinano in certe regioni del mondo una forte calo demografico le cui conseguenze sociali e umane non sono sempre abbastanza tenute in considerazione”.

A prendere la parola, poi, gli sposi brasiliani Arturo ed Hermelinda As Zamberline, responsabili del movimento Equipe Notre Dame. “La sessualità – hanno osservato – è un fattore di santificazione e attualmente ha bisogno di essere salvata dall’erotismo imperante che riduce l’essere umano a un’unica dimensione”. Sul tema della contraccezione i due sposi hanno ribadito come i metodi naturali accettati dalla Chiesa “sono buoni ma nella cultura attuale ci sembrano privi di praticità, le coppie cattoliche nella grande maggioranza non rifiutano l’utilizzazione di altri metodi contraccettivi”. Dai coniugi infine una richiesta diretta al Sinodo affinchè si arrivi ad “un orientamento facile e sicuro che risponda alle esigenze del mondo attuale e che, senza inficiare il nucleo essenziale della morale cattolica, possa esser ampiamente diffuso”.

Si è poi parlato delle coppie omosessuali con accenti di “rispetto e accoglienza” tuttavia, ha precisato nel briefing il Direttore della Sala Stampa Vaticana padre Lombardi, “ il matrimonio è quello celebrato tra un uomo e una donna”.

Sul tema dei divorziati risposati è intervenuto invece il Cardinale Francesco Coccopalmerio, Presidente del Pontificio Consiglio per i testi legislativi. In riferimento alla prassi della Chiese Ortodosse il porporato ha sottolineato come il problema sia capire “cosa succede nelle Chiese ortodosse. Nella prassi solo il primo matrimonio è quello vero, le altre unioni sono accolte e benedette per la pace delle persone ma non sono considerate come un vero matrimonio. E’ difficile fare accostamenti con la prassi canonica e quindi con il matrimonio unico e indissolubile della Chiesa latina trovi continuazione sul modello delle Chiese ortodosse. Credo che la via sia molto difficile, ma il Sinodo ha preso in considerazione questa ipotesi. Credo che la cosa possa essere sottoposta a studio. Per me è difficile che sia portata avanti con successo però lo studio può essere fatto. Sui divorziati risposati personalmente dobbiamo salvare la dottrina ma partire dalle singole persone e dalle loro necessità. Dobbiamo dare una risposta a persone concrete in condizioni di gravità e urgenza e che richiedono dai noi una risposta che venga incontro alle loro necessità. Se il Sinodo inizia a pensare a questo, ottiene già un grande risultato”.

Sulla “Comunione ai divorziati risposati – ha precisato padre Lombardi – si è chiesto di evitare di dare giudizi morali. Per cui la non ammissione alla comunione non è un no dettato da un giudizio morale”.

“Quando si voterà la Relatio Synodi – ha aggiunto il Cardinale Coccopalmerio – ci sarà la possibilità di contarsi, nel clima di assoluta apertura e sincerità che il Papa ha indicato stanno venendo fuori delle confessioni, delle testimonianze. Ognuno dice quel che pensa con passione. Non c’è antagonismo o contrapposizione, c’è un ascolto cordiale e umile”.

Il Cardinale Coccopalmerio ha anche parlato della questione dell’indossolubiltà del matrimonio. “Non si discute di annullamento dell’indissolubilità del vincolo matrimoniale ma – ha osservato – di nullità del matrimonio ossia della non nascita del vincolo. Si desidera che ciò sia velocizzato, nel Sinodo sono emersi tre elementi per velocizzare: eliminare la doppia sentenza conforme, non esigere un giudice collegiale e introdurre una procedura amministrativa, ad esempio davanti a un matrimonio certamente nullo però senza averne prove a parte l’attestazione di entrambi i contraenti: in questo caso se sono credibili io vescovo della diocesi posso dichiarare nullo quel matrimonio”.

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