Parolin: “I cristiani perseguitati riconoscano nella Chiesa l’istituzione che li difende”

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“I cristiani perseguitati e tutti coloro che soffrono ingiustamente devono poter riconoscere nella Chiesa l’istituzione che li difende, che prega ed agisce per loro, che non teme di affermare la verità, divenendo parola per chi non ha voce, difesa e sostegno di chi è abbandonato, profugo, discriminato”. Il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, pronuncia queste parole nell’omelia della Messa con i nunzi apostolici del Medio Oriente, al termine di tre giorni di incontri. Tre giorni per analizzare la situazione della Regione, mettere in luce cosa si può fare, migliorare il coordinamento tra Santa Sede e vescovi. Tre giorni per cercare una “road map” per la pace in Medio Oriente, ma soprattutto, un modo nuovo ed efficace di proteggere cristiani e minoranze che si trovano lì.

Era un incontro che alcuni avrebbero voluto fare alcuni mesi fa, e che si è reso necessario dalla recrudescenza dei conflitti in Medio Oriente. Dal conflitto di Gaza all’avanzata violenta dell’autoproclamatosi Stato Islamico, la persecuzione dei cristiani è cresciuta in modo esponenziale. Non si può dire che il Vaticano non ne fosse consapevole, dato che sono anni che lancia l’allarme, tanto Benedetto XVI aveva convocato un Sinodo per il Medio Oriente nel 2011 e incoraggiato i cristiani perseguitati a non lasciare i territori della Bibbia nell’esortazione post-sinodale “Ecclesia in Medio Oriente”, da lui consegnata in Libano nel 2012.

I partecipanti all’incontro erano così composti: cinque nunzi impegnati in nazioni del Medio Oriente (quelli di Israele, Iraq-Giordania, Siria, Iran, Egitto), insieme a due nunzi osservatori permanenti presso le sedi ONU di New York e Ginevra, si sono incontrati con i vertici della Segreteria di Stato (Parolin, il suo sostituto Becciu, e “ministro” e “viceministro” degli Esteri Mamberti e Camilleri) e i responsabili dei dicasteri interessati: il cardinal Filoni di Propaganda Fide, che Papa Francesco ha spedito in Iraq come inviato speciale ad agosto; il Cardinal Tauran del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, il cui Pontificio Consiglio aveva richiamato i leaders religiosi a dire parole di condanna contro l’autoproclamatosi Stato Islamico; il Cardinal Turkson del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace; il Cardinal Koch del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, e il Cardinal Sarah di Cor Unum.

Che il Papa ci tenesse particolarmente, è testimoniato dal fatto che abbia voluto aprire l’incontro il 2 ottobre scorso. Ha parlato a braccio, e delle sue parole sappiamo solo quello che ha riportato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi. Nelle sue parole, Papa Francesco ha espresso preoccupazione per la situazione dei cristiani in Siria, e ha posto l’attenzione anche su questioni come il traffico delle armi, alla base di molti problemi, e del dramma umanitario di molte persone che hanno lasciato le loro città.

Gli incontri sono stati tenuti dal Cardinal Pietro Parolin, che li ha aperti sia il 2 che il 3 ottobre, mettendo in luce sia i principi dell’azione diplomatica della Santa Sede, sia la situazione del Medio Oriente. Poi, ci sono stati vari interventi: il cardinal Sarah ha parlato aiuti che sono stati inviati in Medio Oriente; il cardinal Filoni ha riportato del suo viaggio in Iraq in agosto; il cardinal Tauran ha fatto il punto sul dialogo interreligioso; il cardinal Koch (in realtà, per bocca del segretario del dicastero, il vescovo Farrell) ha messo in luce lo stato dell’arte del dialogo con le altre confessioni cristiane in Medio Oriente.

Molti i momenti di dibattito libero. Necessario era coordinare gli sforzi diplomatici con gli sforzi sul territorio, e anche coordinare il lavoro dei vescovi. Un punto che, sembra, hanno toccato in molti. Gli aiuti arrivati in Medio Oriente, stanziati inizialmente per la crisi siriana e poi per la crisi della regione, sono calcolati in 100 milioni di euro. Le persone che ne hanno beneficiato sono 2 milioni e 200 mila. Ancora poche. Servono fondi per dare un riparo per l’inverno alle persone, e per meglio gestire i profughi.

Parolin, nei suoi discorsi, ha anche stilato una sorta di road map per la regione, che deve avere una pace regionale e comprensiva, non forzata da alcuna forza unilaterale (secondo quanto riportato sempre dalla Sala Stampa vaticana). Allo stesso tempo, è stato reiterato l’appello alla comunità internazionale, che Parolin stesso ha chiamato sul banco degli imputati nel suo recente discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Tra i nunzi, Giorgio Lingua, nunzio in Iraq e Giordania, è stato chiamato a parlare della situazione dei cristiani nei territori di cui è rappresentante; mentre Lazzarotto, nunzio in Israele, ha messo in luce la necessità di risolvere una volta per tutte il conflitto israelo-palestinese, vera chiave di volta per gli equilibri della Regione.

Nella Messa finale, Parolin ha ringraziato “i Nunzi Apostolici che operate in Medio Oriente, per aver accolto questo invito ad essere presenti in questi giorni in Vaticano per approfondire cum et sub Petro la situazione nei Paesi dove siete inviati a rappresentare la Santa Sede. Vi ringrazio per il contributo che date con il vostro lavoro e la vostra presenza alla pace e alla comprensione tra i popoli”.

Ha aggiunto Parolin: “Tramite voi parla la voce del Santo Padre, tramite voi viene chiarita l’azione della Sede Apostolica in favore del diritto alla vita ed in favore della libertà religiosa, capisaldi tra i diritti umani. Tramite la vostra prudente azione vengono sensibilizzati i Governi e le Organizzazioni internazionali in ordine al loro dovere di garantire nei modi stabiliti dal diritto internazionale la pace e la sicurezza, al fine di porre gli aggressori nella condizione di non nuocere. Siamo chiamati tutti a svolgere con impegno questo compito per la pace nel mondo, per la continuità e lo sviluppo della presenza delle comunità cristiane del Medio Oriente, per il bene comune dell’umanità”.

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