Benedetto XVI: “L’Europa deve aprirsi a Dio senza paura”

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Parla da “pellegrino tra i pellegrini” il papa a Santiago de Compostela. E durante la messa nella piazza del Obraidoro rivolge un monito ai governanti e al Vecchio Continente: “L’Europa deve aprirsi a Dio, uscire all’incontro con Lui senza paura, lavorare con la sua grazia per quella dignità dell’uomo che avevano scoperto le migliori tradizioni”. Benedetto XVI celebra davanti a 7mila persone e oltre 200mila lo seguono dai maxi-schermi in tutta la città. Sono pellegrini giunti a Santiago dalla Galizia e da tutta la Spagna.  Ed ancora una volta il parla di testimonianza, spiegando che  “non vi è maggior tesoro che possiamo offrire ai nostri contemporanei”. Ad un cristiano, ammonisce, “spetta oggi seguire l’esempio degli apostoli, conoscendo il Signore ogni giorno di più e dando una testimonianza chiara e valida del suo Vangelo”. Un concetto che si sposa subito con il “servizio” dei “capi dei popoli”.

“Servire il fratello – spiega il papa – non è più una mera opzione, ma parte essenziale del proprio essere. Un servizio che non si misura in base ai criteri mondani dell’immediato, del materiale e dell’apparente, ma perché rende presente l’amore di Dio per tutti gli uomini e in tutte le loro dimensioni, e dà testimonianza di Lui, anche con i gesti più semplici”. “Nel proporre questo nuovo modo di relazionarsi nella comunità – aggiunge -, basato sulla logica dell’amore e del servizio, Gesù si rivolge anche ai ‘capi dei popoli’, perché dove non vi è impegno per gli altri sorgono forme di prepotenza e sfruttamento che non lasciano spazio a un’autentica promozione umana integrale”. Soprattutto per i giovani, poi, “questo contenuto essenziale del Vangelo indica la via perché, rinunciando a un modo di pensare egoistico, di breve portata, come tante volte vi si propone, e assumendo quello di Gesù, possiate realizzarvi pienamente ed essere seme di speranza”.

Un discorso, quello del papa, che “da qui”, Santiago de Compostela, uno dei centri spirituali dell’intero continente, si rivolge subito all’Europa: “Quali sono le sue necessità, timori e speranze?”, si nchiede Benedetto XVI, quale la direzione dopo il mezzo secolo di cambiamenti politici? Ma soprattutto quale “il contributo specifico e fondamentale della Chiesa a questa Europa?”. Per il papa la risposta è semplice. L’Europa “della scienza e delle tecnologie”, “della civilizzazione e della cultura” deve “gioiosamente” “aprirsi a Dio, uscire all’incontro con Lui senza paura”. “Noi uomini non possiamo vivere nelle tenebre, senza vedere la luce del sole – spiega il papa -. E, allora, com’è possibile che si neghi a Dio, sole delle intelligenze, forza delle volontà e calamita dei nostri cuori, il diritto di proporre questa luce che dissipa ogni tenebra? Perciò, è necessario che Dio torni a risuonare gioiosamente sotto i cieli dell’Europa; che questa parola santa non si pronunci mai invano; che non venga stravolta facendola servire a fini che non le sono propri. Occorre che venga proferita santamente. È necessario che la percepiamo così nella vita di ogni giorno, nel silenzio del lavoro, nell’amore fraterno e nelle difficoltà che gli anni portano con sé”. Croce e amore, croce e luce sono stati sinonimi nella nostra storia, – aggiunge Benedetto XVI – perché Cristo si lasciò inchiodare in essa per darci la suprema testimonianza del suo amore, per invitarci al perdono e alla riconciliazione, per insegnarci a vincere il male con il bene”. “O Croce benedetta, – prega il papa – brilla sempre nelle terre dell’Europa!”.

Non sono mancati riferimenti all’“Anno compostelano”, alla base di questo diciottesimo viaggio apostolico internazionale. Il papa si è rivolto ai tanti pellegrini che “camminano fino a Santiago di Compostela per abbracciare l’Apostolo”, come vuole la tradizione e come egli stesso aveva fatto nella mattina.
Parlando loro il papa ha spiegato come “la stanchezza dell’andare, la varietà dei paesaggi, l’incontro con persone di altra nazionalità, li aprono a ciò che di più profondo e comune ci unisce agli uomini: esseri in ricerca, esseri che hanno bisogno di verità e di bellezza, di un’esperienza di grazia, di carità e di pace, di perdono e di redenzione”. “E nel più nascosto di tutti questi uomini risuona la presenza di Dio e l’azione dello Spirito Santo”, ha aggiunto. “Sì, ogni uomo che fa silenzio dentro di sé e prende le distanze dalle brame, desideri e faccende immediati, l’uomo che prega, Dio lo illumina affinché lo incontri e riconosca Cristo. Chi compie il pellegrinaggio a Santiago, in fondo, lo fa per incontrarsi soprattutto con Dio, che, riflesso nella maestà di Cristo, lo accoglie e benedice nell’arrivare al Portico della Gloria”.

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