Card. Barbarin: accogliamo i cristiani irakeni

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Nell’Angelus di domenica scorsa il papa aveva invitato a pregare per i cristiani perseguitati in Iraq nella giornata di preghiera del 15 agosto: “Ci lasciano increduli e sgomenti le notizie giunte dall’Iraq: migliaia di persone, tra cui tanti cristiani, cacciati dalle loro case in maniera brutale; bambini morti di sete e di fame durante la fuga; donne sequestrate, persone massacrate; violenze di ogni tipo; distruzione dappertutto, di case, di patrimoni religiosi, storici e culturali.

Tutto questo offende gravemente Dio e offende gravemente l’umanità. Non si porta l’odio in nome di Dio! Non si fa la guerra in nome di Dio! Noi tutti pensando a questa situazione facciamo silenzio adesso e preghiamo. Ringrazio coloro che, con coraggio, stanno portando soccorso a questi fratelli e sorelle, e confido che una efficace soluzione politica a livello internazionale e locale possa fermare questi crimini e ristabilire il diritto. Per meglio assicurare la mia vicinanza a quelle care popolazioni ho nominato mio Inviato Personale in Iraq il Cardinale Fernando Filoni”.

Ed il giorno precedente aveva inviato una lettera al Segretario Generale dell’ONU, Ban Ki-moon affermando: “Gli attacchi violenti che stanno dilagando lungo il nord dell’Iraq non possono non risvegliare le coscienze di tutti gli uomini e le donne di buona volontà ad azioni concrete di solidarietà, per proteggere quanti sono colpiti o minacciati dalla violenza e per assicurare l’assistenza necessaria e urgente alle tante persone sfollate, come anche il loro ritorno sicuro alle loro città e alle loro case”.

Anche il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), ha inviato una lettera aperta al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite: “La tragedia  che  sta accadendo nel Nord dell’Iraq,  non soltanto mette in pericolo la convivenza multiculturale che è  parte integrante del nostro mondo globalizzato, ma costituisce anche un rischio per i cristiani in una  regione in cui abitano dai  primordi della cristianità, e la cui presenza è apprezzata e necessaria  per  la  pace a livello regionale e mondiale”.

E la presidenza della CEI invita tutti i cattolici a partecipare alla giornata di preghiera  per i cristiani perseguitati nella giornata odierna,solennità dell’Assunta, (‘Noi non possiamo tacere’): “A fronte di un simile attacco alle fondamenta della civiltà, della dignità umana e dei suoi diritti, noi non possiamo tacere. L’Occidente non può continuare a volgere lo sguardo altrove, illudendosi di poter ignorare una tragedia umanitaria che distrugge i valori che l’hanno forgiato e nella quale i cristiani pagano il pregiudizio che li confonde in modo indiscriminato con un preciso modello di sviluppo”.

Intanto mentre gli USA tentano i primi raid aerei il massacro della popolazione da parte dei jihadisti nel nord dell’Iraq non si ferma, come ha dichiarato alla Reuters il ministro iracheno dei diritti umani Mohammed Shia al-Sudani: “Molte delle vittime, tra cui donne e bambini, sono state sepolte vive”. Save the Children ha denunciato che quello che sta avvenendo è uno dei più grandi esodi degli ultimi decenni: oltre 200.000 sono le persone fuggite dopo la strage a Sinjar, in cui sono rimaste uccise almeno 500 persone, tra cui decine di bambini;

almeno 40.000 persone, tra cui molti bambini, che hanno cercato rifugio sulle montagne vicine, sono di fronte al rischio reale di morire per disidratazione per l’impossibilità di tornare indietro dove rischierebbero un massacro; più di 1.200.000 di iracheni sono stati sfollati negli ultimi due mesi, da quando hanno ripreso i combattimenti, a un tasso medio di oltre 20.000 persone al giorno. Il Pontificio Consiglio ‘Cor Unum’, con il coordinamento della Caritas Internationalis e quella irakena ha aiutato almeno 4.000 famiglie ed altri organismi internazionali cattolici hanno approntato propri programmi di aiuto.

Per mostrare la solidarietà la Chiesa francese ha proposto alla propria nazione di accogliere i profughi irachene (iniziativa accolta positivamente dal governo) ed il card. Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione, ha guidato fino al 1^ agosto una delegazione di vescovi francesi alle comunità cristiane del Paese: “Quando si ha paura si scappa, si cerca di mettere al sicuro la vita. E’ meglio vivere che morire, certo. Ma in questi giorni abbiamo più volte sentito il patriarca dei Caldei, Louis I Sako, esortare i cristiani a restare. Lo abbiamo sentito dire: ‘Noi abbiamo bisogno di voi’. La presenza dei cristiani in questo Paese è un fattore di pace in un conflitto che esiste tra sciiti, sunniti e curdi”.

Prima della partenza della delegazione aveva pubblicato un appello alle democrazie occidentali su ‘Le Figaro’: “Le parole sembrano impotenti davanti alla tragedia dei cristiani orientali. Le informazioni talvolta contradditorie che ci giungono dall’Iraq testimoniano il caos e l’angoscia dei nostri fratelli… Agiamo qui e subito, come ci ha invitati a fare il Papa. Quando Giovanni Paolo II mi ha accolto nel collegio dei cardinali ha insistito sul senso della porpora cardinalizia, richiamo del sangue dei martiri.

Per questa ragione oggi invito i cristiani occidentali a innalzare al cielo una preghiera fervente per i nostri fratelli orientali. Li invito a coltivare la consapevolezza di questa fratellanza che ci unisce oltre la distanza, oltre i secoli… Io propongo di incoraggiare le associazioni che attualmente lavorano nella piana di Ninive. Supplico i cristiani occidentali e tutti gli uomini e le donne di buona volontà che operano nel settore della sanità, dell’educazione, dell’alimentazione, del pronto soccorso, di venire in aiuto ai sopravvissuti.

Desidero lanciare un gemellaggio della nostra diocesi con una delle diocesi più bisognose. Propongo che una percentuale delle questue delle nostre parrocchie che lo desiderano siano donate nel corso dell’anno per alleviare l’indigenza dei nostri fratelli in Iraq. Invito tutti i cristiani a rimanere vigili e attenti, a vegliare sui loro fratelli… Come ha detto Papa Francesco, ci troviamo di fronte a un ecumenismo di sangue: non sono dei cattolici, dei protestanti, degli ortodossi a essere martirizzati, sono dei cristiani.

E c’è ragione di temere che le persecuzioni non si fermeranno ai cristiani. Occorre che fin da oggi la città di Qaraqosh diventi un santuario per tutti i belligeranti e porto di pace per i migliaia civili di tutte le confessioni che vi affluiscono… Il Patriarca mi ha detto: ‘Conserviamo la speranza, ma come lei sa, la speranza è fragile’. E se la loro speranza fosse anche nelle nostre mani? Papa Francesco ricorda: ‘I cristiani perseguitati per la loro fede sono molto numerosi. Gesù è con loro, e anche noi’. Anche noi!”

Intanto sul social network ‘citizengo’ è partita una petizione al Consiglio europeo in difesa dei cristiani perseguitati chiedendo politiche di asilo attente alla situazione critica delle minoranze religiose e dei cristiani perseguitati: “Ogni giorno migliaia di cristiani subiscono violenze e persecuzioni a causa della loro fede. Chiediamo al Consiglio Europeo e al governo italiano, nel semestre di presidenza, un impegno concreto a favore della libertà religiosa dei cristiani perseguitati, in ottemperanza delle intenzioni espresse nel programma del semestre di presidenza”.

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