A tutto campo con mons. Nazzareno Marconi, nuovo vescovo di Macerata

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Da domenica 27 luglio scorso la diocesi di Macerata – Tolentino – Recanati – Treia – Cingoli ha un nuovo vescovo, dopoché mons. Claudio Giuliodori era stato nominato nel febbraio dello scorso anno Assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore: mons. Nazzareno Marconi, proveniente da Città di Castello, parroco della parrocchia ‘San Donato’ in Trestina e docente di Esegesi dell’Antico Testamento all’Istituto Teologico di Assisi.

Nell’omelia ha invitato i fedeli all’ascolto con il cuore della Parola di Dio: “Salomone si riconosce incapace di poter regnare per conto di Dio su un popolo così grande e numeroso e chiede a Dio, che lo ha posto come re, l’aiuto, il sostegno. Chiede l’aiuto soprannaturale di un cuore docile, di un cuore capace di ascoltare. Ascoltare con le orecchie è facile; è un’azione passiva, ma spesso falsa.

Le orecchie ascoltano, ma il cuore è lontano. Ascoltare con il cuore è aprirsi all’altro, guardare un po’ anche con i suoi occhi, sentire le sue gioie e le sue paure, condividere le sue speranze ed i suoi fallimenti. Questo tipo di ascolto fa la differenza. Allora ci si capisce nel profondo e si trovano vie nuove per camminare insieme. Non si può regnare sul popolo di Dio, mettendosi al servizio del Regno di Dio, se non a partire dalla disponibilità ad un tale ascolto”.

Infatti nello stemma vescovile è scritto: ‘Dà al tuo servo un cuore docile’. Ci può spiegare  il significato?
“Il motto è tratto dal Primo libro dei Re 3,9:  ‘Dabis servo tuo cor docile’, Concederai al tuo servo un cuore docile. E’ tratto dalla preghiera del giovane Salomone a Gabaon. Il nuovo re, dovendo iniziare a governare il popolo di Dio, chiede un cuore saggio come dono più urgente e prezioso. In ebraico è ‘un cuore in ascolto’, un cuore che si mette in ascolto, intendendo: in ascolto obbediente e contemporaneo sia di Dio che del suo popolo.

E’ l’atteggiamento con cui il Vescovo si presenta al suo popolo, ma anche il progetto pastorale che vuol attuare: aiutare tutti a crescere nella capacità di porsi in ascolto obbediente di Dio ed in ascolto amichevole e compassionevole de: ‘Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono’ (GS 1,1)”.

Lei ha iniziato il suo ‘mandato’  con una metafora calcistica: il vescovo è il capitano. Come si posizionerà in campo?
“L’immagine si riferiva a quelle partite tra amici, in cui nessuno sta in panchina a fare l’allenatore. Ogni squadra ha un capitano, che in campo con gli altri corre, fatica e magari fa anche qualche fallo… amichevole. Il capitano cerca di avere uno sguardo più ampio su tutto il gioco e spinge la squadra avanti, quando ci si sente troppo sicuri e soddisfatti del risultato.

O corre per primo a coprire gli spazi, se qualcuno sbaglia o non ce la fa più. Un capitano così non ha grandi strategie, o complessi schemi già pronti, ma ascolta e guarda, consiglia ed incoraggia, cerca sempre di imparare dagli errori, senza troppa preoccupazione di essere perfetto. Vorrei fare il vescovo così”.

Lei ha collaborato al progetto ‘Bibbia’ della Lux Video. Come comunicare oggi la fede in un mondo multimediale?
“Da sempre la fede si è comunicata con le parole e le immagini, se invece di un affresco abbiamo una foto in jpg o invece di una rappresentazione in costume un video su youtube, non cambia molto. Ciò che conta è avere dei contenuti seri da passare, conoscere bene i media che si usano, ricordare che la comunicazione deve essere vera per chi la offre, solo così risulterà vera per chi la riceve”.

Come attrarre i giovani della ‘rete’ nella Rete della Chiesa?
“Si va in internet: per curiosità davanti ai misteri della vita cercando risposte, per solitudine cercando amicizia ed ascolto, per trovare un luogo dove esprimere ciò che si ha nel cuore. La Chiesa per attrarre i giovani deve offrire risposte vere e ricche di senso. Far sperimentare una amicizia sincera con Dio e con gli uomini. Dare spazio ed attenzione al giusto desiderio di espressione dei giovani di oggi”.

Come accompagnare la persona all’incontro con Dio?
“Prima di tutto lasciando la Parola a Dio. Non parlare al Suo posto ma lasciarLo parlare attraverso l’incontro con la Sua Parola, coni sacramenti, con la comunità che vive la carità e celebra la fede”.

Allora, cosa c’è all’origine della relazione?
“All’origine di ogni relazione c’è l’azione di Dio che ci ha creato per la relazione. Se l’uomo riscopre chi è nel progetto originario del Creatore e come è diventato un uomo nuovo grazie all’azione di Cristo redentore, pone le basi solide per ogni vera relazione. ‘Nosce te ipsum’ (conosci te stesso, ndr.) per poi conoscere in pienezza gli altri”.

Ci apprestiamo a vivere un sinodo dedicato alla famiglia: quale attenzione ha la Chiesa nei suoi confronti?
“Una attenzione basilare. La famiglia è la regola grammaticale di base con cui è costruito tutto il linguaggio della vita cristiana. Senza la famiglia manca l’essenziale. Gesù facendosi uomo ha rinunciato a tanto, quasi è a tutto, è stato debole, povero, umiliato… ma non ha voluto rinunciare ad una famiglia, ed ha voluto costruire quella famiglia di famiglie che si chiama Chiesa”.

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