Anno A 18° Domenica

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Avendo udito questo, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.

Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

Prima di ogni grande messaggio Gesù si ritira in disparte per dialogare con il Padre. E’ questo il tempo della riflessione, del silenzio, della meditazione, della preghiera e della contemplazione. E’ il tempo nel quale il futuro prende forma; è il tempo nel quale ogni evento viene letto, finalmente, con gli occhi e il cuore di Dio; è il tempo nel quale la Parola di Dio comincia a diventare storia ordinaria.

Sono sempre di più quelli che lo seguono perché hanno fame e sete delle sue parole, del suo esempio e delle sue guarigioni. Gesù si accorge di tutto questo, vede le necessità dell’uomo, conosce bene le sue sofferenze e i suoi bisogni e ha compassione di loro. Partecipa e accompagna i drammi di tutti gli uomini e di tutte le donne, le paure di ogni esistenza e si fa compagno di viaggio di chi lo cerca con cuore sensibile. Sono questi i momenti nei quali Gesù interviene e guarisce “i loro mali” e nei quali risana e ridà una vita degna a ciascuno.

Tutto questo accade di giorno, accade nel mentre la luce rischiara e assicura ad  ognuno un cammino che ha come meta la pace nel cuore. Quando poi giunge la sera i discepoli che guardano ogni presente con gli occhi del mondo si preoccupano e suggeriscono al Signore di lasciare che le folle vadano ognuno per la sua strada affinché ciascuno di loro, in piena autonomia, possa “comprarsi da mangiare”. Ma Gesù interviene perché non vuole lasciarli andare soli e non accoglie il suggerimento dei discepoli. Nessuno deve andare via da solo. Questo è il pensiero del Signore. E’ necessario, pensa Gesù, che le folle stanche, affaticate, povere spesso disorientate siano assistite, curate e prese in carico direttamente dagli apostoli che ricevono un mandato preciso: “voi stessi date loro da mangiare”.

I discepoli non possono più far finta di niente. Il loro compito preciso è quello di curare tutti assicurando a chi è nel bisogno il sostentamento. Anche in questo caso i discepoli che non comprendono e che non sanno come fare comunicano a Gesù la loro insufficienza e, quindi, l’impossibilità di adempiere con le loro forze all’ordine ricevuto. Ancora una volta Gesù interviene per colmare le lacune degli apostoli e mostrare che le cose possono cambiare se guardiamo il presente con gli occhi della fede.

Gesù prende ciò che c’è, prende il poco disponibile e dopo essersi  rivolto al Padre recita la benedizione, spezza i pani e li da ai discepoli e i discepoli alla folla.

A pensarci bene è proprio quello che accade in ogni celebrazione eucaristica nella quale il sacerdote “in persona Cristi”, distribuisce la Parola (omelia) e il corpo e il sangue di Gesù (Eucarestia) perché chi vi partecipa possa essere sazio di averlo incontrato.

Tutto questo Gesù lo fa per chiunque si trova nel bisogno. Egli accoglie e ristora queste persone con la sua presenza sia nella Parola di Dio che nella santa Eucarestia. Nessuno resta solo, tutti sono oggetto di premura e di attenzione da parte di Gesù. Egli vuole portare tutti alla salvezza e, per questo, si offre per noi e chiede che anche noi nella concretezza lo facciamo per gli altri.

 

 

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