Santa Sede: “Cessate il fuoco immediato e pace duratura per Gaza”

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“La voce della ragione sembra essere sommersa dall’esplosione delle armi.” Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede all’ufficio ONU di Ginevra, prende la parola alla sessione speciale del Consiglio dei Diritti Umani. Una sessione convocata per parlare della situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati, inclusa Gerusalemme Est. Sulla scorta delle parole di Papa Francesco, Tomasi chiede – a nome della Santa Sede – un immediato cessate il fuoco, che porti alla negoziazione di una pace durature. “La delegazione della Santa Sede reitera la sua visione che la violenza non paga mai”, dice Tomasi.

Il quale cita molto Papa Francesco, le parole che ha detto a Betlemme lo scorso 25 maggio, quelle che ha ribadito nei Giardini Vaticani, all’incontro di preghiera per la pace da lui convocato lo scorso 8 giugno. In quelle occasioni, Papa Francesco aveva sottolineato “la necessità di intensificare sforzi e iniziative destinate a creare le condizioni per una pace stabile basata sulla giustizia, sul riconoscimento dei diritti di ogni individuo e sulla sicurezza di ciascuno”; aveva appoggiato la soluzione dei due Stati (Israele e Palestina) e del loro diritto di esistere in pace con “confini internazionalmente riconosciuti”; aveva reiterato che “la pace porterà incalcolabili benefici per i popoli della regione e per tutto il mondo”.

Ma la voce della ragione “sembra sommersa dall’esplosione delle armi – dice Tomasi – “mentre il numero delle persone uccise, ferite, sradicate dalle proprie case, continua a crescere nel conflitto tra Israele e alcuni gruppi palestinesi, in particolare nella striscia di Gaza”.

Tomasi attacca la cultura della violenza, che “non porterà da nessuna parte, né ora, né in futuro”, ma che “si sta consolidando”, portando come frutti solo “distruzione e morte”.

“Nel lungo periodo, non ci possono essere vincitori in questa tragedia. Solo più persone sofferenti”, dice l’osservatore permanente della Santa Sede.

Che poi cita i dati ONU che stimano che il 70 per cento dei Palestinesi uccisi sono civili innocenti, e sottolinea “che questo è intollerabile nella stessa misura in cui sono intollerabili i missili rocket diretti indiscriminatamente verso obiettivi civili in Israele”.

Denuncia Tomasi: “Le coscienze sono paralizzate da un clima di protratta vioenza, che cerca di imporre soluzioni attraverso l’annichilimento dell’altro. Demonizzare gli altri, ad ogni modo, non elimina i loro diritti. Invece, la strada del futuro è quella riconoscere la nostra comune umanità”.

E allora la situazione di Gaza, “sempre in peggioramento”, è un “incessante promemoria della necessità di arrivare immediatamente a un cessate il fuoco e di cominciare la negoziazione di una pace duratura”. Perché “diventa una responsabilità della comunità internazionale impegnarsi in maniera trasparente nella ricerca della pace e di aiutare le parti in causa in questo orribile conflitto a raggiungere una qualche comprensione in modo da fermare la violenza e guardare al futuro con fiducia reciproca”.

Anche perché – dice Tomasi – “la violenza porta solo a più sofferenza, devastazione e morte, ed eviterà che la pace diventi una realtà. La strategia della violenza può essere contagiosa e diventare incontrollabile. Dobbiamo evitare di abituarci all’omicidio con il combattere la violenza e le sue conseguenze. In un tempo in cui la brutalità e comune e le violazioni dei diritti umani sono onnipresenti, non dobbiamo essere indifferenti, ma rispondere in maniera positiva per attenuare un conflitto che ci riguarda tutti”.

È una chiamata alla responsabilità per tutti, anche per i media che sono chiamati a raccontare “in maniera chiara e imparziale la tragedia di quanti stanno soffrendo a causa del conflitto, in modo da aiutare lo sviluppo di un dialogo imparziale che riconosca i diritti di tutti, rispetti le giuste preoccupazioni della comunità internazionale, e tragga beneficio dalla solidarietà della comunità internazionale nel supportare un serio sforzo per ottenere la pace”.

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