Papa Francesco incontra disabili e rifugiati contro i fabbricanti di morte

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Dopo la conclusione della celebrazione eucaristica, celebrata all’International Stadium di Amman, il re di Giordania, Abd Allah, ha portato personalmente nella sua piccola auto elettrica papa Francesco nel luogo ritenuto secondo alcune tradizioni del Battesimo di Gesù, sul fiume Giordano.

Infatti gli scavi sono iniziati solo nel 1996, a seguito del trattato di pace tra Israele e Giordania nel 1994, ma hanno già scoperto più di 20 chiese, grotte e piscine battesimali risalenti ai periodi romano e bizantino. Dopo la visita silenziosa nel luogo fondamentale del Cristianesimo, il papa ha incontrato i rifugiati ed i disabili nella chiesa latina del Battesimo di Gesù, ‘Bethany beyond the Jordan’.

Il papa nell’omelia della Santa Messa aveva già ricordato il dramma dei rifugiati e dei profughi, soprattutto cristiani della Palestina, della Siria e dell’Iraq. Papa Francesco si è fermato a lungo in preghiera nel centro da dove ha avuto inizio la storia del cristianesimo: il battesimo di Gesù, dove ha posto la sua firma di pellegrino nel libro d’oro degli ospiti: “Chiedo a Dio onnipotente e misericordioso che ci insegni a tutti a camminare nella Sua presenza con l’anima e con i piedi spogli, e il cuore aperto alla misericordia divina e all’amore ai fratelli. Così Dio sarà tutto in tutti e regnerà la pace. Grazie per offrire all’umanità questo luogo di testimonianza”.

Poi si è recato nella chiesa del Battesimo, la cui prima pietra è stata benedetta nel 2009 da papa Benedetto XVI, dove ha incontrato 600 disabili e rifugiati. Precedentemente papa Francesco ha chiesto alle autorità giordane di mantenere alla Caritas giordana la libertà di operare in favore dei profughi.

Il papa è stato accolto con canti di gioia dai fedeli, raccolti nella chiesa stracolma con un caloroso ‘Viva il Papa’; un cartello specifica: ‘Papa Francesco i giovani ti amano’. Dopo la preghiera iniziale, è stato rivolto dal Patriarca di Gerusalemme dei Latini, mons. William Hanna Shomali, un breve saluto al papa in cui è stato descritto il luogo santo, dove ha avuto inizio la vita pubblica di Gesù: “Questo fiume per tanti una frontiera, per noi è un posto che unisce, un segno di comunione”.

Dopo la lettura del Vangelo del Battesimo di Gesù, rivolgendosi ai presenti nella chiesa latina papa Francesco ha sottolineato la sua volontà di incontrarli: “Nel Giordano la manifestazione della SS. Trinità ebbe inizio… Nel mio pellegrinaggio ho voluto fortemente incontrare voi che, a causa di sanguinosi conflitti, avete dovuto lasciare le vostre case e la vostra Patria e avete trovato rifugio nella ospitale terra di Giordania; e al tempo stesso voi, cari giovani, che sperimentate il peso di qualche limite fisico”.

Ormai è la caratteristica, non banale, ma centrale del suo pontificato: l’incontro con gli ultimi, a testimonianza della sua attenzione a tutti, in quanto Gesù stesso attraverso il battesimo ha voluto essere ‘povero tra i poveri’: “Venendo qui al Giordano a farsi battezzare da Giovanni, Egli mostra la sua umiltà e la condivisione della condizione umana: si abbassa fino a noi e con il suo amore ci restituisce la dignità e ci dona la salvezza. Ci colpisce sempre questa umiltà di Gesù, il suo chinarsi sulle ferite umane per risanarle. Il chinarsi di Gesù su tutte le ferite umane per risanarle!

E a nostra volta siamo profondamente toccati dai drammi e dalle ferite del nostro tempo, in modo speciale da quelle provocate dai conflitti ancora aperti in Medio Oriente. Penso in primo luogo alla Siria, lacerata da una lotta fratricida che dura da ormai tre anni e ha già mietuto innumerevoli vittime, costringendo milioni di persone a farsi profughi ed esuli in altri Paesi… Tutti vogliamo la pace!”.

Quindi papa Francesco ha ringraziato le Autorità e il popolo giordano per questa accoglienza di un numero elevatissimo di profughi provenienti dalla Siria e dall’Iraq, ed estendo il mio grazie a tutti coloro che prestano la loro opera di assistenza e di solidarietà verso i rifugiati. Penso anche all’opera di carità svolta da istituzioni della Chiesa come Caritas Giordania e altre che, assistendo i bisognosi senza distinzione di fede religiosa, appartenenza etnica o ideologica, manifestano lo splendore del volto caritatevole di Gesù misericordioso. Dio Onnipotente e Clemente benedica tutti voi e ogni vostro sforzo nell’alleviare le sofferenze causate dalla guerra!”

Poi si è rivolto alla comunità internazionale per trovare la pace in Siria: “Mi rivolgo alla comunità internazionale perché non lasci sola la Giordania nel far fronte all’emergenza umanitaria derivante dall’arrivo sul suo territorio di un numero così elevato di profughi, ma continui e incrementi la sua azione di sostegno e di aiuto. E rinnovo il mio più accorato appello per la pace in Siria. Cessino le violenze e venga rispettato il diritto umanitario, garantendo la necessaria assistenza alla popolazione sofferente!

Si abbandoni da parte di tutti la pretesa di lasciare alle armi la soluzione dei problemi e si ritorni alla via del negoziato. La soluzione, infatti, può venire unicamente dal dialogo e dalla moderazione, dalla compassione per chi soffre, dalla ricerca di una soluzione politica e dal senso di responsabilità verso i fratelli”.

Infine si è rivolto ai giovani per costruire una società rispettosa dei più fragili ed essere segno di speranza: “A voi giovani chiedo di unirvi alla mia preghiera per la pace. Potete farlo anche offrendo a Dio le vostre fatiche quotidiane, e così la vostra preghiera diventa particolarmente preziosa ed efficace. E vi incoraggio a collaborare, col vostro impegno e la vostra sensibilità, alla costruzione di una società rispettosa dei più deboli, dei malati, dei bambini, degli anziani. Pur nelle difficoltà della vita, siate segno di speranza.

Voi siete nel cuore di Dio e delle mie preghiere, e vi ringrazio per la vostra calorosa e numerosa presenza. Al termine di questo incontro, rinnovo l’auspicio che prevalgano la ragione e la moderazione e, con l’aiuto della comunità internazionale, la Siria ritrovi la via della pace. Dio converta i violenti e coloro che hanno progetti di guerra e rafforzi i cuori e le menti degli operatori di pace e li ricompensi con ogni benedizione”.

Prima del congedo ha rivolto un appello con forza contro i commercianti di armi affinché si convertano i cuori dei violenti ed ha auspicato che gli operatori di pace possano operare con coraggio quella pace ‘artigianale’ da costruire quotidianamente: “Mi rivolgo alla comunità internazionale perché non lasci sola la Giordania nel far fronte all’emergenza umanitaria derivante dall’arrivo sul suo territorio di un numero così elevato di profughi, ma continui e incrementi la sua azione di sostegno e di aiuto.

E rinnovo il mio più accorato appello per la pace in Siria. Cessino le violenze e venga rispettato il diritto umanitario, garantendo la necessaria assistenza alla popolazione sofferente! Si abbandoni da parte di tutti la pretesa di lasciare alle armi la soluzione dei problemi e si ritorni alla via del negoziato”. Dopo la benedizione finale i bambini ed i giovani hanno reso omaggio con canti alla Madonna alla visita del Papa ed alcuni giovani rifugiati hanno raccontato le loro storie e la speranza di costruzione di un mondo migliore.

A queste testimonianze sono seguite quelle dei giovani colpiti dalla malattia, ascoltati attentamente dal papa: “La fede in Dio mi ha aiutato tanto, perchè Dio non mi ha mai abbandonato. Ho raccontato questa esperienza e continuo il percorso indicato da Gesù Cristo!”. Un bambino dice di aver fiducia in Gesù per terminare almeno gli studi e si reca sempre in questa Chiesa per trovare la speranza per continuare a vivere.

Un’altra rifugiata, un medico che ha avuto un incidente stradale, afferma che grazie all’incidente ha approfondito lo studio di alcune malattie per curarle meglio ed è anche istruttrice di una squadra di basket di disabili: “I disabili sono uguali ad altri figli. Questa è questione di una nuova umanità!” Dopo queste testimonianze papa Francesco si è recato ad abbracciare i ‘piccoli’ disabili.

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