Papa Francesco: sono tre i tratti del buon vescovo

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Cita Benedetto XVI e Paolo VI Papa Francesco nel suo lungo discorso in apertura della 66 esima assemblea della Conferenza Episcopale italiana, e scherza sul fatto che la stampa vorrebbe dividere i membri della presidenza tra chi è del Papa e chi no.  Ma soprattutto spiega a vescovi come fare i vescovi. Più che una prolusione una vera omelia, una traccia di spiritualità.

Papa Francesco non parla di scuola cattolica o di rapporti con la politica, piuttosto spiega quali sono le tentazioni dei vescovi. Su vita, lavoro e  immigrazione ripete il suo insegnamento di sempre, ma poi si sofferma sullo scandalo della divisione dei cristiani, delle comunità. E ricorda la grande attualità del discorso che il 14 aprile del 1964 Paolo VI fece ai vescovi italiani su questo tema. Ai presenti ai lavori appena entrati un libricino con il testo e una breve introduzione di Bergoglio datata 19 maggio 2014.

Poi prosegue seguendo la scansione del tre, tre i tratti del buon vescovo che deve essere pastore di una Chiesa che è comunità del Risorto, suo corpo e anticipo del Regno.

Parla della mediocrità della tiepidezza, della presunzione di chi pensa di poter fare da solo, della accidia dell’insofferenza, riprende il tema delle chiacchiere o peggio delle  “mezze verità che diventano bugie”, o della “litania delle lamentale che tradisce intime delusioni.”

E c’è poi la tentazione di escludere gli altri, di non attraversare la piazza e lasciare che il mondo vada per la sua strada.

Sono domande esistenziali quelle che il Papa pone ai vescovi: Che immagine ho della Chiesa? Chi è per me Cristo? Ho lo sguardo di Dio verso le persone?

E sono tre i luoghi che Francesco indica per inviare i vescovi, appunto famiglia lavoro e migrazioni.

Ma c’è una citazione in particolare che mostra la grande continuità magisteriale di Francesco con i suoi predecessori. Verità e misericordia non devono mai essere divise. Fare la carità nella verità, dice citando Benedetto XVI, è necessario per non confondere la Chiesa con una scatola di buoni sentimenti che non indicano la sua vera realtà. Una verità che si dimostra con la eloquenza dei gesti, con l’essere vicini alla gente.

Usa immagini poetiche il Papa come quella “sala d’attesa affollata dei disoccupati”, o la “scialuppa” dei migranti.  Ma soprattutto fa partire la sua riflessione da quel “ Seguimi” che Gesù dice a Pietro che con imbarazzo e curiosità chiede al Signore del proprio futuro: “ Gesù dice: a te non importa, tu seguimi!”.

Il saluto del cardinale Bagnasco, che terrà la sua relazione martedì mattina in apertura dei lavori, è stato dedicato al ringraziamento per la presenza del Papa e al lavoro dedicato ai nuovi statuti: “all’interno delle Conferenze Episcopali Regionali ci siamo interrogati per individuare le forme più efficaci con cui favorire collegialità e maggiore partecipazione, ripensando a tale scopo il nostro Statuto alla luce delle Sue indicazioni”.

Dopo l’intervento del Papa sono proseguiti i lavori della prima giornata con interventi liberi di circa due minuti. Francesco è rimasto presente fino al termine della sessione.

 

 

 

 

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