Viaggio in Terra Santa: a colloquio con il metropolita Gennadios Zervos

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Una ‘preghiera ecumenica’, un Padre Nostro, recitati insieme da papa Francesco e dal patriarca ecumenico Bartolomeo I sarà il fatto storico, che segnerà il viaggio ‘breve, ma intenso’ in Terra Santa.

La commemorazione dei 50 anni dall’abbraccio tra papa Paolo VI e il patriarca ecumenico Atenagora, che ha segnato l’inizio di una nuova stagione nei rapporti tra cattolici e ortodossi, centrale nel pellegrinaggio di papa Francesco, sarà indicata anche dagli incontri, ben quattro, tra i successori di papa Montini e Atenagora.

Il primo incontro sarà privato, la sera di domenica 25 maggio nella Delegazione apostolica a Gerusalemme: ‘stesso luogo, stessa stanza’ ha sottolineato padre Lombardi in cui si incontrarono papa Montini e il patriarca ortodosso. Dopo il colloquio privato e lo scambio di doni, i due firmeranno una ‘dichiarazione congiunta’. Successivamente il Papa e Bartolomeo si recheranno, separatamente, al Santo Sepolcro per un incontro ecumenico, durante il quale commemoreranno la morte e risurrezione di Gesù e reciteranno insieme il Padre nostro.

Per capire meglio l’interesse del viaggio e dei rapporti tra cattolici ed ortodossi ho incontrato nella mia città di Tolentino (nella foto) il metropolita d’Italia e Malta ed esarca dell’Europa Meridionale, Gennadios Zervos, intervenuto per la firma dell’accordo con cui la chiesa di San Nicolò (riaperta dopo il terremoto del 1997) è stata concessa all’Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e Malta del Patriarcato di Costantinopoli da parte della Diocesi di Macerata – Tolentino – Recanati – Cingoli – Treia.

Al termine della celebrazione ecumenica a Sua Eminenza abbiamo chiesto di spiegarci l’importanza di questo evento tolentinate: “Per noi è una grande gioia; eppoi è un esempio perché tutti siamo fratelli e dobbiamo collaborare insieme per aiutare ogni persona bisognosa, mettendoci a disposizione, perché nel povero, come dicevano i Padri della Chiesa, incontriamo Gesù, in quanto l’uomo è immagine di Dio. Allora, essere qui a Tolentino significa vivere l’amore reciproco tra le nostre due Chiese sorelle per aiutare l’uomo che si trova nel bisogno”.

Come san Nicolò può essere un ponte tra cattolici ed ortodossi?
“San Nicolò è un grande santo, perché è il santo dell’amore. E’ un ponte tra Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa. Ogni famiglia greca ha un familiare di nome Nicola; così preghiamo sempre san Nicola. San Nicola non è il santo di una nazione o personale, ma è il santo dei bambini, il santo degli anziani, il santo degli ammalati; insomma è il santo di tutto il genere umano. E’ un santo che nel suo cuore entrano tutti, perché è un santo che ha l’amore di Dio”.

Come sono cresciuti i legami tra le due Chiese, polmoni del cristianesimo?
“Ritengo una grazia avere avuto il privilegio di essere testimone di eventi storici come la riconciliazione tra le Chiese sorelle di Costantinopoli e Roma, alla presenza del grande e saggio Metropolita di Eliopoli e Theiron Melitone e del Cardinale Bea, di gloriosa memoria, nel primo incontro a Roma tra il Patriarca Atenagora ed il Papa Paolo VI, gli altri incontri di Papi e Patriarchi, e quello, in occasione dell’apertura dell’Anno Paolino, del Patriarca Bartolomeo col Papa Benedetto XVI, che costituiscono una benedizione per la Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e Malta, così come l’inaugurazione della Chiesa di San Teodoro Tirone a Roma da parte del Patriarca Bartolomeo il 1 luglio 2004, in occasione del 40° anniversario dello storico Incontro a Gerusalemme nel 1964 tra il Patriarca Atenagora ed il Papa Paolo VI.

Essa, come Arcidiocesi ortodossa, cosciente della sua delicata e privilegiata posizione di presenza e testimonianza, in quanto dal punto di vista geografico riguardo i due centri, Fanar e Vaticano, ultima dal centro dell’ortodossia e la più vicina al centro del cattolicesimo romano, non cessa di essere attenta, responsabile, fedele e di onorare la propria posizione ecclesiastica, come anche la propria realtà di essere una giurisdizione, posta tra i maggiori centri storici della civiltà e cultura classica.

Cosciente di tale missione, collabora fattivamente alla realizzazione della volontà di Dio ‘che essi siano una cosa sola’, creando ponti di pace, partecipando a riunioni ed assemblee ecclesiali e collaborando con i Vescovi cattolici, e con gli altri cristiani, come anche con ogni uomo di buona volontà per cui Cristo nostro Signore è crocifisso e risorto dai morti per la nostra salvezza”.

Quale significato assume questa ricorrenza dell’incontro tra Atenagora e Paolo VI?
“E’ una tappa storica. Costituisce il principio di un nuovo cammino: il pensiero di tutto il mondo cristiano e i cuori degli uomini di buona volontà erano rivolti alla città dell’amore e della riconciliazione, nei luoghi dove il grande maestro e pacificatore Gesù Cristo è diventato uomo, è vissuto, è stato crocifisso ed è risuscitato per dare all’uomo la salvezza e la gloria.

Durante quell’incontro il Patriarca Atenagora disse a Papa Paolo VI: ‘L’umanità cristiana da secoli vive la notte della divisione. I suoi occhi sono appesantiti per aver troppo guardato le tenebre. Sia questo nostro incontro l’alba di un luminoso e santo giorno in cui le future generazioni Cristiane comunicando dal medesimo Calice del prezioso corpo e sangue del Signore in amore e pace e unità canteranno e glorificheranno l’unico Signore e Salvatore di tutti’.

Identiche e di grandissima importanza sono anche le parole rivolte da Paolo VI ad Atenagora: ‘Sia questo nostro incontro l’alba di un giorno luminoso e santo in cui le generazioni che vengono comunichino del medesimo calice del corpo e del sangue del Signore, nell’amore e nella pace e nell’unità cantino e glorifichino l’unico Signore e Salvatore di tutti’. E verità incontestabile che non tutto è compiuto.

Ma con questo avvenimento è stata compiuta la più grande offerta da parte dei nostri contemporanei. Ciò che seguirà in questo settore sarà la continuazione e la conseguenza della benedizione del Monte degli Ulivi. La preghiera in questo era tanto calda, interpretando il desiderio di milioni di anime, cosicché il Padre celeste ascolterà la voce delle sue creature per l’ulteriore benedetto cammino comune”.

Fra pochi giorni papa Francesco incontrerà Bartolomeo: quali speranze per l’unità dei cristiani?
“Questo incontro sarà ancora più solenne dal punto di vista di influenza per gli altri, perché come guide spirituali avranno la responsabilità di indicarci il nostro obbligo di seguire la volontà di Dio di seguire la Sua volontà: tutti siano una sola cosa.

Senz’altro anche l’abbraccio tra Papa Francesco ed il Patriarca Bartolomeo a Gerusalemme sarà storico: due pellegrini di preghiera presso il Santo Sepolcro, pregheranno e celebreranno il cinquantesimo anniversario del ‘dialogo dell’amore’ che soltanto esso e la preghiera possono cambiare l’odierna realtà, come ha sottolineato il Patriarca Bartolomeo:

‘ci incontreremo non solo per ricordare ed onorare il loro gesto ma come capi spirituali abbiamo il dovere di fare appello e invitare tutti gli uomini di buona volontà, indipendentemente dalla loro fede e virtù, al dialogo e di far conoscere loro l’importanza del messaggio di Gesù Cristo, veramente utile per la rinascita dell’esistenza umana’.

Dunque pensiamo ai poveri, agli ammalati, ai carcerati, agli immigrati; pensiamo a tutti quelli che vengono nei nostri territori e allargano i nostri confini culturali e spirituali. Pensiamo a tutti quelli che hanno bisogno della libertà e della giustizia, del nostro aiuto e della nostra protezione”.

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