Papa Francesco: ecco come si diventa un buon sacerdote

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Molto più che una udienza, un vero scambio di esperienze quello tra il Papa e gli studenti dei Pontifici Collegi e Convitti di Roma. Quasi due ore di domande e risposte tra Francesco e alcuni giovani sacerdoti e seminaristi.Il Papa ha parlato della formazione sacerdotale e dei quattro pilastri su cui basarsi per evitare il pericolo dell’ “accademismo”: la formazione spirituale, la formazione accademica, la formazione comunitaria e la formazione apostolica. “Se soltanto si vede la parte accademica, c’è pericolo di scivolare sulle ideologie, e questo ammala. Anche, ammala la concezione di Chiesa. Per capire la Chiesa c’è bisogno di capirla dallo studio ma anche dalla preghiera, dalla vita comunitaria e dalla vita apostolica.” Insomma la Chiesa va capita da cristiani che la vivono.

Altro tema caro a Francesco la necessità della vita in seminario: “E’ molto meglio il peggiore seminario che il non-seminario”. Anche se la vita comunitaria è difficile.  E cita un santo gesuita: “diceva che la maggiore penitenza, per lui, era la vita comunitaria. E’ vero, no? Ma, per questo credo che dobbiamo andare avanti, nella vita comunitaria. Ma come? Son quattro-cinque cose che ci aiuteranno tanto: mai, mai sparlare di altri! Se io ho qualcosa contro l’altro, o che non sono del parere: in faccia! “

Il Papa ha illustrato le sue idee con racconti di vita vissuta e ha ripetuto: “le chiacchiere sono la peste di una comunità: si parla in faccia, sempre. E se non hai il coraggio di parlare in faccia, parla al superiore o al direttore, che lui ti aiuterà. Ma non andare per le stanze dei compagni per sparlare.”

Preghiera, per i nemici, per chi si sente come avversario, per coloro con i quali si hanno dei problemi, questa la ricetta di Francesco.

A proposito dei problemi e delle difficoltà con la vocazione e gli impegni il Papa parla di necessaria vigilanza come atteggiamento profondamente cristiano e aggiunge:  “quando il cuore è nella turbolenza, il Papa ha citato quanto dicevano quando i Padri russi: “andare sotto il manto della Santa Madre di Dio.”

Maria è madre e “noi siamo bambini, nella vita spirituale” per questo dobbiamo correre dalla madre che ci aiuta. Vigilare, spiega il Papa “è guardare il cuore. Noi dobbiamo essere padroni del nostro cuore.” Alla fine di ogni giornata, dice il Papa, gaurdate nel vostro cuore. Queste – ha osservato -“non sono cose antiche, queste; non sono cose superate. Sono cose umane, e come tutte le cose umane sono eterne. Le porteremo sempre con noi, e vigilare sul cuore era proprio la saggezza dei primi monaci cristiani: insegnavano questo, a vigilare sul cuore”. E ha invitato i giovani studenti a cercare rifugio nella Madonna.

Altro tema affrontato dal Papa quello della  leadership, per la quale, ha detto, c’è una sola strada:   il servizio. Cioè, fare, tante volte, la volontà degli altri”. Cita Agostino e i Padri della Chiesa per mettere in guardia dal pericolo della vanità: “Soldi, vanità e orgoglio” sono “i tre scalini che ci portano a tutti i peccati”. Invece il pastore deve avere queste virtù: “vicinanza, servizio, umiltà, povertà e sacrificio”

Quanto alla evangelizzazione il Papa ripete una delle sue frasi più conosciute: “L’evangelizzazione suppone uscire da se stesso; suppone la dimensione del trascendente: il trascendente nell’adorazione di Dio, nella contemplazione e il trascendente verso i fratelli, verso la gente. Uscire da, uscire da!”

E le omelie? Come fare per non farle noiose? “ Brevi, concrete, che non siano “conferenze” ma partano dalla conoscenza delle persone a cui sono rivolte.”

L’ultima domanda è stata dedicata alla “mistica dell’incontro”. L’incontro, ha spiegato il Papa, significa “capacità di sentire, di ascolto delle altre persone. La capacità di cercare insieme la strada” .

E un modo per esercitare questa virtù è la amicizia sacerdotale. “Che bella è un’amicizia sacerdotale, quando i preti, come due fratelli, tre fratelli, quattro fratelli si conoscono, parlano dei loro problemi, delle loro gioie, delle loro aspettative”.  E il Papa ha concluso: “Se io trovassi un prete che mi dice: ‘Io mai ho avuto un amico’, penserei che questo prete non ha avuto una delle gioie più belle della vita sacerdotale.”

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