Il Papa ai nuovi sacerdoti, non siete padroni della dottrina

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C’è solennità e familiarità nella ordinazione sacerdotale e il Papa, insieme ai vescovi ausiliari della diocesi di Roma, ha reso speciale la ordinazione di13 nuovi presbiteri, tra questi 6 italiani, 4 originari dell’America Latina, uno dal Pakistan, uno dalla Corea del Sud, uno dal Vietnam. Undici tra i nuovi sacerdoti sono della diocesi di Roma: sette provengono dal Collegio Diocesano Missionario Redemptoris Mater, tre dal Pontificio Seminario Romano Maggiore e uno dall’Almo Collegio Capranica. Gli undici diaconi della diocesi di Roma hanno incontrato il Papa il 25 aprile scorso, a Santa Marta. Francesco ha voluto conoscerli personalmente prima della liturgia di ordinazione di oggi, quarta Domenica di Pasqua.

Nella omelia il Papa ha spiegato ai nuovi sacerdoti la essenza stessa del sacramento dell’ordinazione.  Il Signore Gesù vuole scegliere alcuni suoi figli  in particolare, “perché esercitando pubblicamente nella Chiesa il suo nome e l’ufficio sacerdotale a favore di tutti gli uomini continuassero la sua personale missione di Maestro, Sacerdote e Pastore.”  Questi fratelli devono cooperare “a edificare il Corpo di Cristo, che è la Chiesa di Cristo, il Popolo di Dio è tempio santo nello Spirito. Essi saranno infatti configurati a Cristo, Sommo ed Eterno Sacerdote, ossia saranno consacrati come veri sacerdoti del Nuovo Testamento. E a questo titolo che li unisce nel sacerdozio al loro vescovo, saranno predicatori del Vangelo, pastori del popolo di Dio e presiederanno le azioni di culto, specialmente nella celebrazione del sacrificio del Signore.”

Rivolgendosi direttamente ai nuovi sacerdoti il Papa ha ricordato che sono partecipi della missione di Cristo, unico Maestro” e questo “esercitando il ministero della sacra dottrina.” Una vero programma di vita quello proposto da Francesco. “Dispenserete a tutti quella parola di Dio, che voi stessi avete ricevuto con gioia, dalle vostre mamme, dalle vostre catechiste. Leggete e meditate assiduamente la Paraola del Signore per credere ciò che avete letto, insegnare ciò che avete appreso nella fede, vivere ciò che avete insegnato.”

E ricorda che la dottrina non dei preti “voi non siete padroni della dottrina! E’ la dottrina del Signore e voi dovete essere fedeli alla dottrina del Signore!”

Ed ha aggiunto: “ Gioia e sostegno ai fedeli di Cristo il profumo della vostra vita, perché con la parola e l’esempio edifichiate la casa di Dio, che è la Chiesa. E così voi continuerete l’opera santificatrice dì Cristo.”

Così l’amministrazione dei sacramenti, il Battesimo, e la Penitenza . Su questo il Papa si è soffermato in particolare: “ mai stancatevi di essere misericordiosi! Per favore! Abbiate quella capacità di perdono che ha avuto il Signore, che non è venuto a condannare, ma a perdonare!”

Poi ha aggiunto: “a me fa tanto dolore quanto trovo gente che non va più a confessarsi perché è stata bastonata – male – sgridata; hanno sentito che le porte delle chiese gli si chiudevano in faccia! Per favore, non fate questo: misericordia, misericordia! Il buon pastore entra per la porta e la porta della misericordia sono le piaghe del Signore: se voi non entrate nel vostro ministero per le piaghe del Signore, non sarete buoni pastori.”  Un tema caro al Papa che evidentemente si basa sulla sua esperienza del clero argentino, a dire il vero abbastanza dissimile dalla situazione italiana.

Il Papa ha parlato poi della letizia della carità nell’esercizio del ministero “unicamente intenti a piacere a Dio e non a voi stessi.” E conclude Francesco citando Agostino che condannava “i pastori che cercavano di piacere a se stessi, che usavano le pecorelle del Signore come pasto e per vestirsi, per indossare la maestà di un ministero che non si sapesse che fosse di Dio.” E per questo il pensiero fisso è al “Buon Pastore, che non è venuto per essere servito, ma per servire e per cercare di salvare ciò che era perduto.”

 

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