Papa Francesco: solo Gesù ci salva dalla necrosi spirituale

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“La speranza mai delude”. Papa Francesco lo fa ripetere più e più volte ai tanti fedeli che lo hanno accolto nella parrocchia romana di San Gregorio Magno alla Magliana, periferia sud ovest della Capitale. È un radioso pomeriggio di primavera, la gente affolla il piazzale antistante la chiesa, che celebra i cinquant’anni dalla fondazione, e il campo sportivo retrostante. Tante volte non è facile avere speranza: si vedono malattie, giovani senza lavoro o che hanno perso la fede. Ma “si può vivere senza speranza?”, ha chiesto il Papa. No, ha risposto, perché manca un orizzonte. “La speranza – ha aggiunto – ci spinge a essere creativi, a formare una famiglia, a lavorare. E la speranza mai delude. È un dono di Dio: apriamo il cuore a Dio che ci dia la speranza” ha esortato Francesco. Ai balconi dei palazzoni sono stesi in segno di festa teli colorati e lenzuola ricamate, insieme a palloncini gialli e bianchi, i colori vaticani, striscioni e bandiere. Il Papa, accompagnato dal cardinale vicario Agostino Vallini, dal vescovo ausiliare Paolo Selvadagi, e da don Renzo Chiesa, parroco di questa comunità di 25mila abitanti dal settembre 2007, saluta tutte le realtà presenti: i ragazzi del catechismo, i giovani, gli ammalati, i disabili, le diverse associazioni, visitando anche la Casa della Carità, struttura animata dalle suore carmelitane minori della carità e da diversi volontari, che ospita anziani, disabili e stranieri soli. Quindi confessa cinque persone e poi presiede la Messa.IMG-20140406-WA0000
Nell’omelia il Papa ha notato che le letture del giorno parlano della risurrezione, perché il Signore “ha la vita e ha la forza di dare vita, perché quelli che sono morti possano riprendere vita”, come Lazzaro, “che era morto ed è tornato alla vita”. Eppure, ha osservato Papa Francesco, “tutti noi abbiamo dentro alcune parti del nostro cuore che non sono vive, che sono un po’ morte, e alcuni hanno tante parti del cuore che sono morte”. È “una vera necrosi spirituale” dalla quale, anche se ce ne accorgiamo, non siamo in grado di uscire. “Soltanto il potere di Gesù – precisa il Papa – è capace di aiutarci a uscire da queste tombe di peccato, di morte del cuore”. Tuttavia “se noi siamo molto attaccati a questi sepolcri e non vogliamo che il nostro cuore risorga alla vita, diventiamo corrotti”.IMG-20140406-WA0001

La Quaresima serve a questo, ha aggiunto Francesco: “perché noi che siamo peccatori non finiamo attaccati al peccato”. E invitando tutti a un momento di riflessione, il Papa ha chiesto a ciascuno di individuare “dov’è la mia necrosi dentro, dov’è la parte morta della mia anima, dov’è la mia tomba” e ancora “qual è la parte del cuore che si può corrompere, perché sono attaccato al peccato e togliere la pietra della vergogna e lasciare che il Signore ci dica, come a Lazzaro, ‘Vieni fuori’ “. “Siamo peccatori, ma attenzione a non diventare corrotti” ammonisce Francesco. L’auspicio è allora “che tutta la nostra anima sia guarita, risorta, per la forza di Gesù. Lui è capace di guarire, tutti ne abbiamo bisogno”. “Il Signore oggi ci faccia risorgere dai nostri peccati, uscire dalle tombe, con la voce di Gesù che ci chiama” ha concluso Francesco.
A fine omelia, come già stamane in piazza San Pietro, il Papa ha dato il via alla distribuzione del Vangelo tascabile: “È un regalo che vi ho portato. Oggi, quinta domenica di Quaresima, ricevete la parola di Gesù, per prepararci alla notte di Pasqua”. Anche il parroco ha fatto un regalo un po’ speciale al Papa: una borsa da lavoro nera.

 

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