Vaticano, prende forma la Pontificia Commissione per la tutela dei minori

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Prende forma la Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori. Annunciata al termine della seconda riunione del Consiglio degli Otto cardinali lo scorso dicembre, la commissione ora ha i suoi primi otto membri, nominati da Papa Francesco. Dovranno lavorare agli statuti, definire bene competenze e metodi di lavoro, pensare anche a quali altri membri cooptare in questa commissione che – ha spiegato padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede – “adotterà un approccio molteplice per promuovere la protezione dei minori, che comprenderà l’educazione per prevenire lo sfruttamento dei bambini, le procedure penali contro le offese ai minori, doveri e responsabilità civili e canoniche, lo sviluppo delle “migliori pratiche” che si sono individuate e sviluppate nella società nel suo insieme”.

Un modello che sembra essere quello del Centro Internazionale per la Protezione dei Minori, lanciato dall’Università Gregoriana di Roma un anno dopo il simposio “Verso la Guarigione e il Rinnovamento”. Gli uffici del centro erano a Monaco, ma presto (alla fine del 2014) saranno trasferiti a Roma, con una scelta che era venuta prima della decisione di Papa Francesco di istituire la commissione. E padre Hans Zollner, gesuita, che di quel centro e del simposio in Gregoriana l’anno prima è stato il principale motore, non poteva non farne parte.

Assieme a lui, è stato nominato membro della commissione il card. Sean O’Malley, l’arcivescovo di Boston, membro del Consiglio degli Otto. Fu lui in persona a dare ai giornalisti la notizia della prossima istituzione della commissione. E non poteva essere altrimenti. Ad O’Malley è riconosciuto il lavoro fatto nell’arcidiocesi di Boston, scossa dagli scandali, dove ora la Chiesa ha guadagnato nuova credibilità. E il modello di risposta agli abusi dell’arcidiocesi è diventato in fondo anche il modello portato avanti dalla Congregazione della Dottrina della Fede, se si pensa che verso la fine del 2012 il vicario generale della diocesi di Boston, Rober W. Oliver,  ha preso il posto di promotore di Giustizia della Congregazione.

Che il modello principale sia quello del centro dei gesuiti lo testimoniano però gli altri membri. Marie Collins, una delle vittime, che testimoniò la sua esperienza durante il convegno “Verso la Guarigione e il Rinnovamento”, e che ha scritto una relazione pubblicata negli atti del convegno insieme a Sheila Hollins, anche lei cooptata tra i membri della Commissione. Marie Collins ha assistito l’arcidiocesi di Dublino nel tirare su il Servizio di Protezione dei Bambini e nello scrivere le linee guida della Chiesa Cattolica d’Irlanda per la protezione dei minori (documento intitolato: “I nostri bambini, la nostra Chiesa”). Sheila Hollins è invece una specialista di salute mentale.

Gli altri membri sono: Claudio Papale, professore di diritto canonico dell’Università Urbaniana, la cui biografia sottolinea come abbia tenuto una Relazione su “Delitti contro la morale” presentata in occasione del Corso intensivo sui delitti riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede svoltosi presso la Pontificia Università Urbaniana; Hanna Suchocka, polacca, esperta di diritti umani, già primo ministro della Polonia e Ambasciatore della Polonia presso la Santa Sede; Humberto Miguel Yáñez, gesuita argentino, professore di Teologia morale che si è formato con Jorge Mario Bergoglio al Colegio Maximo di San Miguel, e che ha partecipato come membro del Comitato Teologico  al Simposio sugli Abusi sessuali su Minori “Verso la Guarigione e il Rinnovamento”; Catherine Bonnet, pedopsichiatra francese, che ha acquisito una solida reputazione come consulente sugli abusi dell’infanzia dal 1996, l’anno in cui in Belgio scoppiò il caso Dutroux.

Padre Lombardi ha affermato che “Papa Francesco mette in chiaro che la Chiesa deve tenere la protezione dei minori fra le sue priorità più alte e per promuovere l’iniziativa in questo campo oggi il Papa ha indicato i nomi di diverse personalità altamente qualificate e note per il loro impegno su questo tema”.

E sempre il direttore della Sala Stampa vaticana ha sottolineato come “quest gruppo iniziale è ora chiamato a lavorare speditamente per collaborare in differenti compiti, fra cui: elaborare la struttura finale della Commissione, precisandone scopo e responsabilità e proponendo i nomi di ulteriori candidati, in particolare da altri continenti e paesi, che possono essere chiamati al servizio della Commissione.”

Nell’elaborare gli statuti, gli otto dovranno anche essere molto attenti nell’evitare problemi diplomatici. Il rapporto del Comitato ONU sui diritti umani, particolarmente discusso, ha focalizzato la sua accusa riguardo il tema degli abusi sui minori della Chiesa rivendicando una responsabilità universale della Santa Sede su tutti i suoi sacerdoti, come se questi – e i vescovi – fossero dipendenti diretti del Papa. Ma cosa succede nel momento in cui il Papa istituisce una Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori? Ci può essere un rischio che – ragionando in punta di diritto – l’istituzione della commissione venga considerata una presa di responsabilità universale per gli abusi di tutti i sacerdoti da parte del Papa, e dunque della Santa Sede?

Sono questi alcuni degli interrogativi che i primi otto membri della Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori dovranno affrontare quando cominceranno a definire compiti e comptenze della commissione.

Gli statuti dovrebbero comunque essere modellati secondo quando annunciato dal card. O’Malley a dicembre. O’Malley aveva spiegato che la commissione avrebbe “studiato programmi attualmente in funzione per la protezione dei minori, formulare suggestioni per le nuove iniziative da parte della Curia, in collaborazione con vescovi, conferenze episcopali, superiori generali e conferenze dei superiori generali; e identificare persone qualificate per la sistematica implementazione di queste iniziative”. 

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