Il cardinale Tagle a Milano parla di evangelizzazione e metropoli

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Il cardinale Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila, ha concluso la sua visita presso la diocesi di Milano incontrando i laici ambrosiani in Duomo la sera del 26 febbraio. Tema dell’incontro, l’evangelizzazione nelle metropoli. Già in mattinata il cardinale aveva incontrato i sacerdoti della diocesi con i quali aveva affrontato lo stesso tema mentre, la domenica precedente, aveva celebrato la Messa in Duomo davanti a circa 20.000 persone appartenenti alla comunità filippina in Italia.

Tagle proviene da una realtà pastorale completamente diversa da quella europea: le Filippine sono l’unica nazione asiatica a prevalenza cristiana, e la sola diocesi di Manila conta 3 milioni di cattolici su 12 milioni di abitanti totali. Le Filippine però da anni vivono la piaga dell’emigrazione, molto appoggiata dal Governo perché foriera di guadagni.

Dopo l’introduzione dell’arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, il cardinale Tagle si è concentrato su alcuni punti fondamentali: primo tra tutti, il concetto di spazio umano, che non è da confondere con lo spazio fisico. In una città grande come Manila, lo spazio umano è quello dell’umanità, abitato soprattutto da poveri, ed è lì che si può maggiormente incontrare Gesù: «L’evangelizzazione è lo sforzo della Chiesa per far incontrare le persone con Gesù. È il dono della presenza di Cristo attraverso la Chiesa». Il cardinale ha poi esposto i vari progetti usati dalla Chiesa di Manila per evangelizzare: dai classici progetti di assistenza ai poveri, alle borse di studio per gli studenti meritevoli, fino al canale televisivo della diocesi, in cui il cardinale stesso tiene un programma personale, seguito da moltissime persone, soprattutto all’estero.

Un secondo punto importante, secondo il cardinale Tagle, è quello della comunione come missione. L’evangelizzazione della Chiesa deve costruire dei punti per eliminare l’alienazione e la solitudine. La parrocchia è chiamata ad essere un luogo di fratellanza in un luogo come Manila di persone senza volto, dove ci sono crimini, violenza, droga, prostituzione. La parrocchia potrebbe essere un luogo di riconoscimento del singolo. «I giovani sono molto sensibili alla necessità di comunione, soprattutto in un paese come le Filippine in cui i figli degli emigrati vengono lasciati solo con i parenti. Vengono in chiesa per cercare una nuova casa e dei padri nei parroci».

Alla fine del suo discorso, Tagle, provato dalla lunga giornata ma sempre molto disponibile e simpatico (non ha mancato di fare qualche battuta durante la serata, strappando più volte un sorriso al pubblico), ha risposto alle domande del giornalista Gerolamo Fazzini, da cui sono venuti fuori ancora degli spunti interessanti, come la questione delle “periferie esistenziali” più volte citate da papa Francesco: « La periferia è una minoranza qualitativa ma non quantitativa, perché la maggioranza di queste persone vive senza avere accesso alla dignità della vita umana. Io in questa periferia ho trovato segni potenti di fede e di speranza. Infatti, i miei insegnanti migliori nella vita di fede vengono dalla periferia. L’amore nelle periferie è una vera grazia del Signore. Spesso noi pensiamo agli abitanti della periferia come a beneficiari della nostra bontà, quando invece ci insegnano a vivere in fede amore e speranza».

Il cardinale alla fine non ha risparmiato parole dure per il Governo filippino a causa del fenomeno della migrazione: «La Chiesa nelle Filippine rispetta il diritto di ognuno di scegliere il luogo dove vivere. Ma la Chiesa chiede ai migranti filippini di portare con loro la loro fede e i valori cristiani. La migrazione non è solo trovare lavoro, ma anche una missione. Papa Giovanni Paolo II ha mandato un messaggio alla comunità filippina in Italia (incontrò la comunità filippina di Roma nel 2002, n.d.r.) in cui diceva che voi avete trovato non solo posti di lavoro, ma anche la missione di portare la fede cattolica alla famiglia italiana. Inoltre faccio un appello allo Stato e le agenzie governative: il fenomeno delle migrazioni di massa è un segno del fallimento del Governo a provvedere alla propria gente. Non basta ricevere euro e dollari da parte di chi lavora fuori. Questo fenomeno è la causa di tante ferite, come i figli che vengono lasciati a casa senza genitori, che hanno problemi a scuola. Queste ferite si trasmettono di generazione in generazione. Questa è una sfida per il governo ma anche per il settore privato».

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