Il prossimo passo? Una teologia cristiana sull’ebraismo e una teologia giudaica sul cristianesimo

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Ci vuole sempre un incontro perché nasca un dialogo. Nel caso del rabbino Skorka, l’incontro fu quello con Joseph Sievers, un sacerdote così innamorato dell’ebraismo da saperne persino di più dei rabbini stessi. Skorka rimase affascinato dalla figura di questo sacerdote, e cominciò così ad occuparsi con più forza di dialogo tra cristianesimo ed ebraismo. È questo il terreno su cui sarà seminato il germe dell’amicizia tra il rabbino, e l’arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio, che oggi è Papa Francesco. E magari questa amicizia porterà a nuovi frutti nel dialogo interreligioso. Forse proprio alla “teologia cristiana sull’ebraismo”, che il Papa avrebbe auspicato con il rabbino nell’ultimo incontro che hanno avuto insieme, e che auspica lo stesso cardinale Koch.

Skorka ha parlato ad una conferenza all’Università Gregoriana lo scorso 16 gennaio, e con lui allo stesso tavolo sedeva proprio il cardinal Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Il luogo non poteva essere migliore. Fu il gesuita Augustin Bea (1881-1968) a dare un impulso fondamentale alla stesura della Nostra Aetate, la dichiarazione sul rapporto con le altre religioni che aprì ad una nuova stagione del dialogo ebraico cristiano.

Buenos Aires è una città del dialogo. Città multiculturale e multi religiosa, dove è normale per un rabbino prendere parte alle festività cristiane e per un sacerdote prendere parte alle festività ebraiche. Lì c’è la più numerosa comunità ebraica dell’America Latina. E sarà forse proprio per questo che il dialogo tra Ebrei e Cristiani si è sviluppato in Argentina già da prima del Concilio Vaticano II.

Skorka vuole un dialogo che vada alle radici della fede, fuggendo le tentazioni di “proselitismo”, perché solo così sarà possibile “conoscerci e amarci”. Conoscenza, amore e teologia: sono questi i tre livelli del dialogo interreligioso secondo il rabbino. “Durante il nostro ultimo incontro – rivela Skorka – Papa Francesco ha detto che il prossimo passo è proprio quello teologico”.

Ed è il cardinal Koch a parlare di “una teologia cristiana sull’ebraismo e una teologia giudaica del cristianesimo”, un passo necessario per rafforzare ancora di più il dialogo. Un dialogo che si fonda sulle comuni radici abramitiche delle due religioni (Skorka ricorda che Gesù si faceva chiamare rabbì, maestro in ebraico) e che ha mantenuto molte linee di continuità.

Linee di continuità di cui Papa Francesco è ben consapevole. Negli scorsi giorni, il Papa ha ricevuto una delegazione di dirigenti ebrei di argentina, in una udienza che è durata almeno due ore e ha incluso una breve riunione informale con “spuntino” kosher. Si è trattato, secondo i partecipanti, di “un dialogo franco, che dimostra come a partire dalla compresine e dal rispetto tra le confessioni, possiamo costruire un mondo migliore”.

Nell’incontro, si è parlato anche del prossimo viaggio in Terrasanta di Papa Francesco (24-26 maggio). Skorka auspica che il Papa porti “un messaggio di pace”, e tutti i rabbini insieme al Papa hanno riconosciuto “l’importanza e la trascendenza che ha questo luogo così tormentato del mondo, in cui si possono trovare i luoghi santi delle tre religioni monoteiste più importante dell’umanità”, ha spiegato il rabbino Schlosser.

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