Cristo è stato forse diviso? Papa Francesco incontra la delegazione luterana di Finlandia

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“Cristo è stato forse diviso?” Papa Francesco parte dalla domanda di San Paolo ai membri della Comunità di Corinto, nel suo discorso ai membri della delegazione ecumenica  della Chiesa Luterana in Finlandia. Ogni anno, in occasione della festa di Sant’Enrico, patrono della Finlandia, la delegazione fa un pellegrinaggio a Roma, e incontra il Santo Padre. È l’occasione per il Papa di fare il punto delle relazioni ecumeniche, anche perché domani inizierà la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, che si concentrerà proprio sull’affermazione paolina.

Il Papa che ha suscitato le simpatie dei patriarchi ortodossi per la sua insistenza nel volersi far chiamare “vescovo di Roma” dedica un breve discorso alla delegazione finlandese. Sottolinea che “nel tempo attuale, anche il cammino ecumenico e le relazioni tra i cristiani stanno attraversando significativi cambiamenti, dovuti in primo luogo al fatto che ci troviamo a professare la nostra fede nel contesto di società e culture dove è sempre meno presente il riferimento a Dio e a tutto ciò che richiama la dimensione trascendente della vita”.

Succede, dice il Papa, soprattutto in Europa, ma non soltanto. E in fondo anche la sua Argentina ha subito ondate di secolarizzazione, secondo quel nuovo colonialismo che è diventato la case history di uno degli ultimi rapporti sulla Dottrina Sociale nella Chiesa stilati dall’Osservatorio Van Thuan.

È per questo – afferma il Papa – “bisogna che la nostra testimonianza si concentri sul centro della nostra fede, sull’annuncio dell’amore di Dio che si è manifestato in Cristo suo figlio”. Il Papa chiede di trovare “spazio per crescere nella comunione e nell’unità tra noi, promuovendo l’ecumenismo spirituale, che nasce direttamente dal comandamento dell’amore lasciato da Gesù ai suoi discepoli”.

Concetto che viene direttamente dal Concilio Vaticano II (Papa Francesco cita infatti il decreto Unitatis Redintegratio), l’ecumenismo spirituale è stata in questi ultimi anni la modalità privilegiata per portare avanti lo sforzo ecumenico.

Tanto che Benedetto XVI aveva chiamato Walter Kasper, presidente emerito del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, a parlare al suo Schuelerkreis. Secondo Kasper, più che guardare ai documenti, ai grandi incontri ecumenici, aveva preso a guardare a quello che succedeva nel basso, alle reti ecumeniche che si creavano grazie a comunità e movimenti, qualcosa che assomigliava un po’ come un ritorno alle origini dell’ecumenismo, che consisteva soprattutto in piccoli gruppi di dialogo, di preghiera, di studio biblico. Anche perché il dialogo ecumenico, specialmente con il mondo protestante, è sembrato a volte il dialogo tra gli abitanti di tante ville mono-familiari, come spiegò il card. Kurt Koch, successore di Kasper alla guida del dicastero vaticano, in una conferenza alla Pontificia Università Lateranense.

 

 

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