Gänswein: la riforma di Papa Francesco è l’eredità di Benedetto

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“Papa Francesco non vuole riformare la fede ma i fedeli”.  A dirlo in una lunga intervista a tutto campo trasmessa dalla Bayerisches Fernsehen, la televisione bavarese, è Georg Gänswein. Il Prefetto della Casa Pontificia e segretario del Papa emerito, nelle ultime settimane è stato molto presente nei media tedeschi. Un modo per chiarire direttamente in patria molti degli equivoci che nascono soprattutto nella stampa italiana e americana a proposito del pontificato di Papa Francesco. 

L’Arcivescovo che ha un ruolo del tutto inedito in Vaticano ed è il “ponte” tra due pontificati, nella intervista alla tv bavarese, trasmessa il primo gennaio,

ha messo in luce come vede la necessità di riforma della Chiesa: “C’è la bella espressione Ecclesia semper reformanda est, che significa che la Chiesa si deve sempre riformare. Non è una cosa che si è capita solo ieri, ma è l’esperienza che accompagna la Chiesa da quando esiste, e che viene anche messa in pratica. Anche un albero sano può avere rami morti che bisogna tagliare, questo è normale. Non è un’esperienza che è stata fatta ora con Papa Francesco, ma che anche Papi precedenti hanno fatto. Papa Francesco ha detto che su alcuni punti vuole un nuovo inizio o nuovi sviluppi. Siamo in attesa di vedere su quali punti si interverrà e come. Ma non vedo nessuna rivoluzione, e non è una risposta al fatto che prima non era stato realizzato nulla di ciò che era stato deciso dal Concilio Vaticano II. Neanche con la migliore volontà posso pensare che la Chiesa si trovi in una situazione così catastrofica che è ora di rimetterla in piedi.”

Gänswein ha tenuto a spiegare che il messaggio di Papa Francesco è in perfetta continuità con quanto detto dai suoi predecessori: “Papa Francesco sottolinea spesso che dobbiamo uscire da noi stessi. La Chiesa non vive solo per se stessa. E’ un messaggio che anche Papa Benedetto ha sempre pronunciato. E’ chiaro che la Chiesa esiste per gli essere umani e per la fede. Papa Francesco non vuole riformare la fede, ma i fedeli. E’ una distinzione importante. La sostanza della fede è quella, con lui, con i suoi predecessori, e anche dopo di lui. Ma si tratta dell’importanza che i fedeli vivano veramente la fede, e ci sono diverse forme per viverla e che bisogna sostenere. Là dove ci sono forme sbagliate, bisogna aiutare a correggerle.”

Nelle edicole tedesche nel mese di dicembre  2013 è uscita anche un’altra importante intervista che il Prefetto della Casa Pontificia ha rilasciato alla rivista politico -culturale Cicero. La rivista tedesca proporrà nel prossimo numero una intervista al cardinale Marx su Papa Francesco.

Georg Gänswein nella intervista, rilasciata ad Alexander Kissler giornalista e scrittore, parla anche della vicenda del vescovo di Limburg e di alcuni dei temi caldi in Germania.

L’Arcivescovo ha chiarito alcuni passaggi della Evangelii gaudium a proposito della “conversione del papato” e della presenza femminile nella Chiesa. “ La forza di Papa Francesco- dice Gänswein- insieme alla sua gestualità è sicuramente la sua lingua immaginifica. Ma un’immagine pregnante non può contenere tutta la realtà. Quando si parla di rafforzare la presenza femminile molti pensano alla questione del sacerdozio. Ma non conosco nessun pronunciamento di Papa Francesco che faccia pensare che egli desideri cambiamenti in questo senso, come prima anche Papa Benedetto.” Ancora Gänswein  parla dei tre concetti che dominano la predicazione di Papa Francesco: misericordia, povertà e il Diavolo. “Ci vedo una formazione di spiritualità ignaziana classica. Papa Francesco è gesuita in tutto. Egli opera come figlio fedele di Sant’Ignazio di Loyola.”

Una cosa è chiara per l’ Arcivescovo tedesco: l’appello alla demondanizzazione della Chiesa è stato il testamento spirituale di Benedetto, come si vede nel grande discorso di Friburgo del 2011.

“Ognuno- dice Gänswein- ha cercato di interpretarlo secondo i propri interessi.

Io invito cordialmente a rileggere attentamente il discorso di Benedetto a Friburgo. Bisogna riconoscere semplicemente che Francesco realizza ciò che Benedetto ha chiesto.” E quindi per il Prefetto “la Chiesa povera non va fraintesa. La povertà qui non significa miseria. La Chiesa deve avere spazio per il bello, il grande, il

nobile, perché indicano Dio. Papa Francesco ha un concetto spirituale, non sociologico, della povertà, che viene dalla povertà di Cristo. Ed è anche stato profondamente segnato dalle sue esperienze come arcivescovo di Buenos Aires durante la difficile crisi economica argentina.”

Inevitabile la domanda sulle scelte di Papa Francesco che potranno condizionare i successori, come quella di vivere a Santa Marta. “Papa Francesco- risponde don Georg-  non si è trasferito nell’appartamento papale perché gli sembrava troppo grande e distante. E’ stata una sua decisione personale. Su questo non ho nessun commento. L’appartamento papale è più modesto delle abitazioni di molti parroci o vescovi in Germania. Ma credo che in qualche modo questa decisione condizionerà il futuro.”

Non poteva mancare una valutazione del pontificato di Benedetto XVI: “Ad un’età avanzata, Benedetto ha ricevuto il compito più difficile del mondo e una eredità non facile. Ha dedicato tutte sue forze, le sue capacità, le sue esperienze, tutta la sua persona al ministero petrino. Se si pensa ai molti viaggi all’estero, gli innumerevoli incontri, la sua eredità spirituale, l’opera “Gesù di Nazaret”, bisogna riconoscere che Benedetto si è speso fino all’ultimo. Sono stati otto anni non facili per Papa Benedetto e otto anni buoni per la Chiesa e per i fedeli.”

 

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