A Roma un convegno sulla figura di padre Teilhard de Chardin

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Domani, mercoledì 30 ottobre alla Pontificia Università Urbaniana di Roma si svolge un importante convegno sulla figura del gesuita padre Teilhard de Chardin, antropologo, filosofo e paleontologo: “Più il mondo sarà vasto, più le connessioni interiori saranno organiche, e più trionferanno le prospettive dell’Incarnazione. Il cristiano, spaventato, per un istante, dall’evoluzione, si accorge ora che quest’ ultima gli offre semplicemente un mezzo per sentirsi maggiormente posseduto da Dio e per darsi più intensamente a Lui.

Poter dire a Dio che lo si ama, non soltanto con tutto il corpo, con tutto il cuore, con tutta l’anima, ma con tutto l’universo in via di unificazione, ecco una preghiera che si può fare solamente nello spazio-tempo”. Per comprendere meglio questa grande figura abbiamo rivolto alcune domande ad uno dei relatori del convegno, il prof. Paolo Trianni, docente incaricato al Pontificio Ateneo Sant’Anselmo ed all’Accademia di Scienze Umane e Sociali di Roma.

Perché un convegno su padre Teilhard de Chardin domani?
“L’attualità del pensiero teologico di Teilhard de Chardin è sempre nuova. Da ciò l’esigenza di tornare periodicamente a riflettere sulle sue intuizioni nell’ottica del ‘domani’. Il pensiero del gesuita francese, infatti, è ben lungi dall’essere stato recepito dalla Chiesa in tutta la sua ricchezza e in tutte le sue feconde potenzialità. Sebbene l’aggettivo sia un po’ inflazionato, ben poche teologie, quanto la sua, possono dirsi ‘profetiche’, ovverosia capaci di interpretare criticamente il presente ed indicare dei percorsi per il futuro.

E’ indubbio, del resto, che gli ambiti nei quali il pensiero di Teilhard de Chardin può essere attualizzato sono molteplici: la dogmatica; il rapporto tra fede e scienza; la teologia della creazione e dell’ecologia; la mistica comparata, la teologia delle religioni. Sono queste, appunto, tematiche urgenti ed attuali alle quali la Chiesa è chiamata a rispondere, e certamente essa può trovare nella sua riflessione teologica degli spunti importanti”.

Quale è l’attualità dell’opera teilhardiana?
“L’opera teilhardiana è attuale da un duplice punto di vista: quello scientifico e quello teologico. Non bisogna dimenticare che il gesuita francese è stato un paleontologo ed un geologo di fama internazionale, e di per sé la sua opera scientifica merita uno studio mirato. Il seminario, al riguardo, ospita lo zoologo Lodovico Galleni, docente all’Università di Pisa, che è uno dei massimi esperti al mondo sulle pubblicazioni scientifiche teilhardiane. Attualissima è poi la sua riflessione tra scienza e fede su cui interverranno il prof. Gianfranco Basti, decano della facoltà di filosofia alla Pontificia Università Lateranense, ed il prof. Stefano Visintin, docente al Pontificio Ateneo Sant’Anselmo, che da anni si occupano del tema avendo un curricolo di studio non soltanto filosofico-teologico, ma anche scientifico.

Da un punto di vista prettamente teologico, invece, sono molteplici le attualità della sua riflessione. In primo luogo la cristologia, la quale, sebbene ancorata nella patristica, ha delle espressioni innovative ancora da esplorare e vagliare. Su di essa, e penso sia una novità assoluta, interverrà un consultore per la dottrina della fede, il prof. Maurizio Gronchi, docente alla Pontificia Università Urbaniana, le cui considerazioni, quindi, andranno ad assumere un valore particolare. Altrettanto importante sarà il contributo antropologico del prof. Giovanni Ancona,decano della facoltà di teologia alla Pontifica Università Urbaniana, è noto infatti, quando discusse, ed attualissime, siano state le riflessioni teilhardiane sul peccato originale e sul male. Ad essere innovativa, però, e ancora poco conosciuta, è anche la sua particolare teologia spirituale, e la sua riflessione sulla mistica e le religioni asiatiche. Tematiche, queste, che saranno toccate da Paolo Trianni”.

Quale visione de Chardin aveva sul mondo e sulla modernità?
“In passato, alcune letture un po’ superficiali hanno associato Teilhard ad un incarnazionismo estremo e ad un ottimismo direi irenico. Non è proprio così. Teilhard ha sì sviluppato una teologia del progresso, ma ha anche affermato che non ‘si può scalare una montagna senza costeggiare un abisso’. Egli, cioè, è stato uno dei primi a rendersi conto che la modernità e l’industrializzazione portavano con sé dei rischi ecologici. Di fondo, però, egli credeva fermamente nell’unificazione progressiva del cosmo e nella sua convergenza verso il cristico. Da questo punto di vista, la sua riflessione, rileggendo in termini teologici la dialettica del Parmenide platonico, fornisce spunti importanti alla teologia della speranza. Va anche aggiunto, visto che siamo in un periodo di celebrazioni conciliari, che la sua teologia ha influenzato il Vaticano II e i documenti in cui quest’ultimo affronta il rapporto della Chiesa col mondo contemporaneo, se non altro attraverso l’amico di una vita Henri De Lubac”.

Nell’opera di de Chardin quale posto ha Cristo per evangelizzare il mondo?
“Il pensiero di Teilhard de Chardin è fondamentalmente un cristocentrismo. Sulla scia di Maurice Blondel e Jules Monchanin, e soprattutto su quella dei Padri greci, egli parlava di pancristismo. Teilhard, cioè, non scinde tra il mondo e Cristo. È questo il motivo per il quale ha dovuto persino difendersi da accuse di panteismo. Tuttavia, egli ha sempre ribadito il principio che ‘l’unione differenzia’. L’unione col Cristo, cioè, secondo Teilhard santifica il mondo e personalizza l’uomo, senza che questa dinamica smarrisca la differenza ontologica. L’evangelizzazione, può trovare nella sua cosmologia cristologica una premessa teorica importante”.

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