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Da Milano il nuovo arcivescovo di Crotone

Sabato 22 febbraio nel duomo dell’arcidiocesi di Milano mons. Mario Delpini, affiancato dai vescovi con-consacranti mons. Michele Di Tolve, vescovo ausiliare di Roma e rettore del Pontificio Seminario Romano Maggiore, e mons. Paolo Martinelli, vicario apostolico dell’Arabia Meridionale, ha celebrato l’ordinazione episcopale di mons. Alberto Torriani, scelto lo scorso 11 dicembre da papa Francesco come arcivescovo della diocesi di Crotone-Santa Severina, diocesi in cui il presule farà il suo ingresso ufficiale il prossimo 30 marzo.

Nella sua omelia ispirata come sempre dalle letture della Messa, mons. Delpini ha raccontato lo smarrimento degli apostoli dopo lo smarrimento di Gesù: “Erano pescatori e, dopo tante vicende entusiasmanti e sconcertanti, tornano a pescare: cioè non sanno che altro fare. Vanno a pescare e non prendono niente: sono un fallimento. E’ una immagine piuttosto desolante della Chiesa: ridotta a pochi, incerta e smarrita su ciò che si deve fare. Inconcludente e inefficace”.

In questa situazione ci si potrebbe riconoscere anche la Chiesa: “Forse la Chiesa di oggi si riconosce nello smarrimento? Forse si deve riconoscere il fallimento di tante buone intenzioni che ispirano proposte, iniziative, pratiche tradizionali? Sono in molti oggi a interpretare il momento di Chiesa che siamo vivendo come quel mattino lungo la spiaggia del mare di Tiberiade. In che cosa abbiamo fallito? Perché siamo diventati pochi? Perché siamo smarriti? Perché le persone di Chiesa chiamate ad essere pescatori di uomini non pescano niente?”

Ciò avviene perché non si riconosce più Gesù che si manifesta: “In questa situazione di smarrimento Gesù è presente come uno sconosciuto. Come in tutti i racconti delle manifestazioni pasquali, Gesù si rende presente e non viene riconosciuto. Ogni momento della storia della Chiesa è segnato da questo rischio: Gesù è presente, ma i discepoli non lo riconoscono. I discepoli si impegnano, fanno molte cose, fanno molti discorsi, fanno molti tentativi: vivono, insomma, come se Gesù fosse un ricordo, una assenza. Forse per questo nella Chiesa ci sono segni di stanchezza, di scoraggiamento, di smarrimento”.

In tale smarrimento solo l’apostolo Giovanni riconosce Gesù: “E’ il discepolo amato che riconosce Gesù e aiuta Pietro e gli altri a riconoscerlo. Quale percorso di fede ha compiuto il discepolo che Gesù amava? E’stato sotto la croce. Ha ricevuto la parola ultima del Crocifisso.

Ha preso nella sua casa Maria, la madre di Gesù. E’ stato introdotto al mistero della morte che diventa principio di vita, del finire che diventa inizio, della sconfitta che diventa compimento. Perciò è colui che riconosce la presenza di Gesù e sa che senza di lui non si può fare nulla. Chi dimora in Gesù, invece, porta molto frutto”.

Da questo brano evangelico mons. Delpini ha definito la missione del vescovo, seguendo l’esempio dell’apostolo Giovanni: “Così si può descrivere la missione del Vescovo: colui che riconosce Gesù e aiuta i fratelli e le sorelle a riconoscerlo. La comunità cristiana e anche la comunità civile chiedono al Vescovo molte cose, lo desiderano presente in molte manifestazioni, lo applaudono e lo circondano di onore, di molte attenzioni, lo ritengono responsabile di tutto quello che avviene nella Diocesi e quindi lo assediano con richieste e non gli risparmiano le critiche.

Tutto questo fa parte del ruolo. Ma nella verità il Vescovo ha solo una cosa da fare: stare sotto la croce, entrare nel compimento della rivelazione di Gesù e così riconoscerlo e aiutare gli altri a riconoscerlo: è il Signore!”

Infine, prima della benedizione finale, mons. Torriani ha letto un commosso messaggio di ringraziamento alla Chiesa: “Grazie alla Chiesa, a quella Ambrosiana e a quella di Crotone-Santa Severina che mi accoglie come vescovo. Grazie al Santo Padre, soprattutto in questi giorni di apprensione per la sua salute: in lui vedo l’uomo di Dio e nei suoi gesti la conseguenza della sua appartenenza a Dio. Ci basta questo per essere bravi preti, bravi vescovi… o semplicemente uomini e donne capaci di desiderio”.

Aggiungendo subito dopo: “Grazie a tutti voi bimbi, ai voi ragazzi/e, a voi giovani e a voi famiglie e colleghi conosciuti nelle stagioni dei primi entusiasmi del ministero fino a quelle della maturità. Dagli amici di Novate, poi a Monza e a Gorla Minore, poi a Milano al Collegio San Carlo e in Parrocchia al Rosario. In questi ‘luoghi’ del cuore ho imparato a condividere la gioia, quella vera, quella che non sbiadisce, quella che è segno di un incontro con Chi della vita ha la pretesa di essere il senso e il compimento di ogni desiderio”.

(Foto: diocesi di Milano)  

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