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Papa Leone XIV ai giornalisti: intraprendete una comunicazione di pace

“Buongiorno e grazie per questa bellissima accoglienza! Dicono che quando si applaude all’inizio non vale granché! Se alla fine sarete ancora svegli e vorrete ancora applaudire, grazie mille!”: ha esordito in inglese papa Leone XIV nell’udienza con gli operatori della comunicazione nell’Aula Paolo VI, esortando a ‘non cedere mai alla mediocrità’ ed a promuovere una comunicazione di ‘farci uscire dalla confusione di linguaggi senza amore’, ricevendo in dono una sciarpa in alpaca delle Ande peruviane ed una reliquia di papa Luciani.
Ringraziando i giornalisti per il loro lavoro papa Leone XIV ha proposto la beatitudine di Gesù nel ‘discorso della montagna’: “Nel ‘Discorso della montagna’ Gesù ha proclamato: ‘Beati gli operatori di pace’. Si tratta di una Beatitudine che ci sfida tutti e che vi riguarda da vicino, chiamando ciascuno all’impegno di portare avanti una comunicazione diversa, che non ricerca il consenso a tutti i costi, non si riveste di parole aggressive, non sposa il modello della competizione, non separa mai la ricerca della verità dall’amore con cui umilmente dobbiamo cercarla”.
Quindi è un chiaro segnale che la pace inizia attraverso un accurato utilizzo delle parole: “La pace comincia da ognuno di noi: dal modo in cui guardiamo gli altri, ascoltiamo gli altri, parliamo degli altri; e, in questo senso, il modo in cui comunichiamo è di fondamentale importanza: dobbiamo dire ‘no’ alla guerra delle parole e delle immagini, dobbiamo respingere il paradigma della guerra”.
Per questo subito ha chiesto la liberazione dei giornalisti, che rischiano la vita per raccontare la realtà: “Permettetemi allora di ribadire oggi la solidarietà della Chiesa ai giornalisti incarcerati per aver cercato di raccontare la verità, e con queste parole anche chiederne la liberazione di questi giornalisti incarcerati.
La Chiesa riconosce in questi testimoni (penso a coloro che raccontano la guerra anche a costo della vita) il coraggio di chi difende la dignità, la giustizia e il diritto dei popoli a essere informati, perché solo i popoli informati possono fare scelte libere. La sofferenza di questi giornalisti imprigionati interpella la coscienza delle Nazioni e della comunità internazionale, richiamando tutti noi a custodire il bene prezioso della libertà di espressione e di stampa”.
Il giornalismo è un servizio alla verità: “Voi siete stati a Roma in queste settimane per raccontare la Chiesa, la sua varietà e, insieme, la sua unità. Avete accompagnato i riti della Settimana Santa; avete poi raccontato il dolore per la morte di papa Francesco, avvenuta però nella luce della Pasqua. Quella stessa fede pasquale ci ha introdotti nello spirito del Conclave, che vi ha visti particolarmente impegnati in giornate faticose; e, anche in questa occasione, siete riusciti a narrare la bellezza dell’amore di Cristo che ci unisce tutti e ci fa essere un unico popolo, guidato dal Buon Pastore”.
Ma per raccontare la verità occorre non ‘cedere’ alla mediocrità, citando un discorso di sant’Agostino: “Viviamo tempi difficili da percorrere e da raccontare, che rappresentano una sfida per tutti noi e che non dobbiamo fuggire. Al contrario, essi chiedono a ciascuno, nei nostri diversi ruoli e servizi, di non cedere mai alla mediocrità. La Chiesa deve accettare la sfida del tempo e, allo stesso modo, non possono esistere una comunicazione e un giornalismo fuori dal tempo e dalla storia.
Come ci ricorda sant’Agostino, che diceva: ‘Viviamo bene e i tempi saranno buoni’. Noi siamo i tempi. Grazie, dunque, di quanto avete fatto per uscire dagli stereotipi e dai luoghi comuni, attraverso i quali leggiamo spesso la vita cristiana e la stessa vita della Chiesa. Grazie, perché siete riusciti a cogliere l’essenziale di quel che siamo, e a trasmetterlo con ogni mezzo al mondo intero”.
Papa Leone XIV ha invitato ad usare bene le parole: “Oggi, una delle sfide più importanti è quella di promuovere una comunicazione capace di farci uscire dalla ‘torre di Babele’ in cui talvolta ci troviamo, dalla confusione di linguaggi senza amore, spesso ideologici o faziosi. Perciò, il vostro servizio, con le parole che usate e lo stile che adottate, è importante”.
Infatti anche la comunicazione crea cultura: “La comunicazione, infatti, non è solo trasmissione di informazioni, ma è creazione di una cultura, di ambienti umani e digitali che diventino spazi di dialogo e di confronto. E guardando all’evoluzione tecnologica, questa missione diventa ancora più necessaria. Penso, in particolare, all’intelligenza artificiale col suo potenziale immenso, che richiede, però, responsabilità e discernimento per orientare gli strumenti al bene di tutti, così che possano produrre benefici per l’umanità. E questa responsabilità riguarda tutti, in proporzione all’età e ai ruoli sociali”.
Per questo ha ripreso le parole di papa Francesco a ‘disarmare le parole’, come ha scritto nel messaggio per la prossima giornata delle Comunicazioni Sociali: “Per questo ripeto a voi oggi l’invito fatto da papa Francesco nel suo ultimo messaggio per la prossima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali: disarmiamo la comunicazione da ogni pregiudizio, rancore, fanatismo e odio; purifichiamola dall’aggressività. Non serve una comunicazione fragorosa, muscolare, ma piuttosto una comunicazione capace di ascolto, di raccogliere la voce dei deboli che non hanno voce”.
Ed ha concluso il discorso invitando i giornalisti ad intraprendere una ‘comunicazione di pace’: “Disarmiamo le parole e contribuiremo a disarmare la Terra. Una comunicazione disarmata e disarmante ci permette di condividere uno sguardo diverso sul mondo e di agire in modo coerente con la nostra dignità umana. Voi siete in prima linea nel narrare i conflitti e le speranze di pace, le situazioni di ingiustizia e di povertà, e il lavoro silenzioso di tanti per un mondo migliore. Per questo vi chiedo di scegliere con consapevolezza e coraggio la strada di una comunicazione di pace”.
(Foto: Santa Sede)
Vittime, vittimismi e vittimizzazioni: appunti dal Sahel

La lista sarebbe lunga e indefinita perché entità e identità delle vittime sono in costante processo di ridefinizione e aggiornamento. Si può operare classificando secondo l’importanza, l’urgenza, l’intensità, le modalità e l’opportunità. Ci sono le vittime designate dalla storia, quelle di circostanza, quelle che contano e quelle che passano, per convenzione, inosservate.
Scopri il dono della Divina Volontà

“Ti insegno la via che devi tenere e ciò che devi fare per vivere nel Regno mio, la felicità, le gioie che devi possedere” è questo il titolo del Cenacolo di preghiera dove verrà proclamato l’annuncio del dono della Divina Volontà tratto dagli scritti della Serva di Dio Luisa Piccarreta. Appuntamento per sabato 20 maggio 2023 alle ore 9.00 nella Parrocchia Maria S.S. delle Grazie in Roccella, Corso dei Mille, 1085/B a Palermo.
Fa’ la cosa giusta in cammino

‘Fa’ la cosa giusta’ a Milano ha chiuso con tanto pubblico, certificando che in Italia cresce il numero di cammini ben strutturati e delle persone, in maggioranza donne, che li percorrono interamente. Con una ricaduta economica anche sui territori attraversati: nel 2022 il passaggio dei camminatori ha prodotto almeno 1.000.000 di pernottamenti documentati, il che consente di dire che nella realtà la cifra è certamente più ampia.
Azione Cattolica Italiana lancia il progetto per rigenerare la democrazia

“La democrazia, ancor prima di essere un sistema di garanzie e procedure formali che presidiano la partecipazione inclusiva di tutti, cominciando dai più fragili, è soprattutto la costruzione mai perfettamente compiuta di uno spazio pubblico comune ovvero di un perimetro descritto da pratiche anche informali che aprono progressivamente ogni persona verso gli altri. In movimenti concentrici ma centrifughi spinti dalla attitudine tipicamente umana della fraternità”: lo aveva scritto il presidente nazionale di Azione Cattolica Italiana, Giuseppe Notarstefano, nell’editoriale di venerdì 10 febbraio su Avvenire.
Papa Francesco: con il servizio annunciare la gioia di Dio

L’incontro con i gesuiti e con i sacerdoti, i diaconi, i consacrati e le consacrate della Repubblica democratica del Congo nella festa della presentazione di Gesù al tempio ha chiuso la seconda giornata della visita pastorale di papa Francesco nella cattedrale ‘Notre Dame du Congo’, invitando tutti ad essere vigili come Simeone nell’attesa che si compia la promessa di Dio:
Tempo di auguri per l’anno nuovo
Perché è importante conoscere la Sacrosantum Concilium?

“Il sacro Concilio si propone di far crescere ogni giorno più la vita cristiana tra i fedeli; di meglio adattare alle esigenze del nostro tempo quelle istituzioni che sono soggette a mutamenti; di favorire ciò che può contribuire all’unione di tutti i credenti in Cristo; di rinvigorire ciò che giova a chiamare tutti nel seno della Chiesa. Ritiene quindi di doversi occupare in modo speciale anche della riforma e della promozione della liturgia”: così è scritto nel proemio della costituzione conciliare sulla Sacra Liturgia ‘Sacrosanctum Concilium’, adottata con 2158 voti a favore e solo 19 contrari e promulgata da papa san Paolo VI il 4 dicembre 1963.