A 100 anni dalla nascita di papa Albino Luciani

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Il rettore della Pontificia Università Lateranense e postulatore della causa di beatificazione di papa Giovanni Paolo I, mons. Enrico Dal Covolo, nella festività dei santi Pietro e Paolo, patroni di Agordo, in provincia di Belluno, aveva annunciato: “Il 17 ottobre, nel centenario della nascita di Albino Luciani, assieme alla collaboratrice Stefania Falasca, consegnerò ufficialmente al cardinal Angelo Amato, prefetto della Congregazione per la causa dei Santi, la ‘positio’ relativa al ‘Servo di Dio’ Giovanni Paolo I… La positio è un dossier consistente in due grossi volumi rossi: il primo raccoglie le testimonianze sulla vita e le virtù di Luciani, mentre il secondo è incentrato soprattutto sulla storia del personaggio. In tali opere si trovano attestati al meglio l’eroicità e le virtù di Giovanni Paolo I che saranno quindi esaminati a due livelli: dagli esperti della Congregazione e successivamente dai membri della stessa. Se l’esito di tale esame sarà positivo, come sono certo, allora il papa autorizzerà l’attribuzione del titolo di ‘venerabile’. Il processo proseguirà quindi sulla completa verifica del miracolo, sigillo dell’iter, già avviato molto bene, per cui entro pochi anni il vostro illustre conterraneo salirà all’onore degli altari come beato”. La città di Agordo è stata molto legata a papa Albino Luciani, in quanto due mesi prima di essere eletto papa, il patriarca di Venezia, come ha ricordato mons. Dal Covolo, visitò la comunità: “In quell’occasione Luciani ricordò con commozione il periodo più bello della sua vita trascorso ad Agordo accanto ai bambini, alle persone semplici, ai poveri e ai minatori di Valle Imperina”.

 

E nei giorni scorsi Stefania Falasca, vice-postulatrice nella Causa per la beatificazione di Papa Luciani, ha discusso all’Università ‘Tor Vergata’ di Roma una tesi di ricerca post-laurea, intitolata: ‘Sermo humilis e referenze letterarie negli scritti di papa Luciani: il caso di Illustrissimi’, che è una la raccolta di quaranta lettere immaginarie a personaggi romanzeschi o a illustri autori del passato, da Dickens a Bernardo di Chiaravalle, da Péguy a Quintiliano, da Figaro, barbiere di Siviglia a Manzoni, da Ippocrate a Mark Twain, pubblicate mensilmente sulla rivista Messaggero di Sant’Antonio, dal maggio 1971 al novembre 1974, offrendo una luce nuova sullo stile di Giovanni Paolo I, sull’ampiezza e la profondità del suo orizzonte teologico e culturale a partire dai sovrabbondanti riferimenti letterari del suo ministero pastorale. Avvalendosi della consultazione delle carte personali di papa Luciani, quaderni, bloc notes, agende, conservati presso l’Archivio storico del Patriarcato di Venezia, e attraverso una serrata analisi intertestuale condotta sulla base della documentazione inedita, il lavoro di ricerca ha potuto ricostruire l’intero processo di redazione di Illustrissimi. L’indagine ha avuto il merito di aver fatto rinvenire una parte dei volumi della ricca biblioteca personale di Luciani, dispersi dall’incuria nel tempo e solo in parte confluiti nella biblioteca dello Studium Marcianum a Venezia. In realtà la tesi di Stefania Falasca lascia in fuorigioco quanti si ostinano a scambiare la semplicità di Luciani per mediocrità intellettuale. Nelle pagine introduttive Stefania Falasca scrive: “Come Agostino, Luciani riconosce che ogni verità rivelata va proposta suaviter, con delicatezza. Si deve in qualche modo adattare alle possibilità di ricezione di chi la riceve”.

 

Sbirciando queste lettere è interessante leggere ciò che scriveva a Pinocchio, come in un colloquio con i giovani: “Caro Pinocchio, avevo sette anni quando lessi la prima volta le tue Avventure. Non ti so dire quanto mi son piaciute e quante volte poi le ho rilette. In te fanciullo riconoscevo me stesso, nel tuo ambiente il mio ambiente.  Quante volte correvi in mezzo al bosco, attraverso i campi, sulla spiaggia, sulle strade! E con te correvano la Volpe e il Gatto, il cane Medoro, i ragazzi della battaglia dei libri. Parevano le mie corse, i miei compagni, le strade ed i campi del mio paese… Anch’io, andando e tornando da scuola, venivo coinvolto nelle ‘battaglie’: a base di palle di neve nella stagione invernale; a base di ‘cazzotti’ e generi affini in tutte le stagioni dell’anno; un po’ ‘incassavo’, un po’ davo, cercando di pareggiare entrate e uscite e di non piagnucolare con quelli di casa, che, se mi fossi lagnato, mi avrebbero, forse, dato ‘il resto’!.. Quanta paura di essere diverso dagli altri! Dove va la banda, tu vuoi andare. Dove la banda si ferma, tu vuoi fermarti. Gli scherzi, il linguaggio, i passatempi degli altri, li fai tuoi. Quel che essi indossano, tu indossi: un mese tutti i ragazzi vanno in maglione e blue-jeans; il mese dopo tutti portano giacconi di cuoio, calzoni colorati, lacci bianchi per scarpe nere. In certe cose, anticonformisti; in altre cose, senza che nemmeno vi accorgiate, conformisti al cento per cento…

Nel viaggio verso l’autonomia, come quasi tutti i giovani sui 17-20 anni, caro Pinocchio, urterai forse anche tu contro un duro scoglio: il problema della fede.  Respirerai, infatti, obiezioni antireligiose come si respira l’aria a scuola, in fabbrica, al cinema, ecc. Se la tua fede è un mucchio di buon frumento, ci sarà tutto un esercito di topi a prenderlo d’assalto. Se è un vestito, cento mani tenteranno di lacerartelo. Se è una casa, il piccone la vorrà smantellare pezzo per pezzo. Bisognerà difendersi: oggi, della fede si conserva solo ciò che si difende. Per molte obiezioni c’è una risposta persuasiva. Per altre, una risposta esauriente non è ancora stata trovata. Che fare? Non gettar via la fede! ‘Diecimila difficoltà, diceva Newman, non formano ancora un dubbio’… In materia, qualcuno propugna oggi una morale largamente permissiva. Pur ammettendo che in passato si è stati un po’ troppo rigidi su certi punti, i giovani non devono accettare quella permissività; il loro amore dev’essere con l’A maiuscola, bello come un fiore, prezioso come una gemma e non volgare come un fondo di bicchiere.

E’ opportuno che accettino di imporsi qualche sacrificio e di tenersi lontano da persone, luoghi e divertimenti, che sono ad essi occasioni di male. ‘Non avete fiducia in me!’, tu dici. ‘Sì, abbiamo fiducia, ma non è sfiducia ricordare che tutti siamo esposti a tentazioni; ed è amore togliere dalla tua strada almeno le tentazioni non necessarie!’ Guarda gli automobilisti: trovano il vigile, il semaforo, le strisce bianche, il senso vietato, il divieto di sosta, tutte cose che sembrano, a prima vista, seccature e limiti contro l’automobilista e invece sono a favore dell’automobilista, perché lo aiutano a guidare con più sicurezza e piacere!”.

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