Verso la fine della cospirazione dell’inganno e della tragica farsa della (in)giustizia vaticana: “Abbiamo cucinato il cardinale”. “I pm? Io lavoro per il Papa”

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 16.04.2025 – Ivo Pincara] – Dopo due giorni, su Domani Enrica Riera è ritornato sullo scandalo delle chat segretate dal Promotore di giustizia vaticano, Avv. Prof, Alessandro Diddi [QUI], ricaricando la bomba che ha fatto scoppiare in faccia alla già discreditata giustizia vaticana, svelando altre chat che sono state depositate all’ONU in riferimento al processo vaticano sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato. Intanto, Domani non è certamente l’unico a svelare indicibile e la cospirazione contro il Cardinale Giovanni Angelo Becciu, però i grandi giornali e loro vaticanista tacciono.
Chi tace è complice
e altrettante colpevole
- “Se viene fuori che eravamo tutti d’accordo è la fine” – 14 aprile 2025 [QUI]
- Indice – Caso 60SA [QUI]
«lo scandalo del processo in Vaticano: “Abbiamo cucinato il cardinale”. Caso Becciu, dal fascicolo all’ONU affiorano altre conversazioni della lobbista Chaouqui con Ciferri: “Senza di te inchiesta morta. I pm? Io lavoro per il Papa”. “Il pontefice ha detto a Perlasca che Becciu ha le mani che grondano di sangue. Non ha ucciso materialmente nessuno ma evidentemente il Papa lo ritiene colpevole di aver ucciso moralmente molte persone”».
«Torniamo all’estate 2021. «Becciu pensasse a difendersi», scrive ancora Chaouqui. E Ciferri ribatte: «Ah beh certo, il da fare ce l’ha! L’anno scorso di questi tempi pensava alle vacanze! È proprio durante le vacanze di agosto che lo abbiamo cucinato». Perlasca, il 31 agosto dei 2020, viene di fatto interrogato dai promotori di giustizia: nei giorni precedenti Chaouqui, come dimostrano le conversazioni con Ciferri, elenca gli argomenti su cui dovrà vertere il memoriale del monsignore: un elenco pieno di particolari su fatti e circostanze di cui solo gli inquirenti avrebbero potuto sapere. 1118 luglio 2021 altro scambio. Ciferri: «Deve dargli sotto con Becciu, quello di ieri era micidiale». Chaouqui: «Per Forza perché in questo processo il Papa si gioca tutto. Quello che loro non capiscono…e che io non ho lavorato per loro (gli inquirenti, ndr). Io ho lavorato per il papa». Ciferri: «Che tu hai lavorato per il Papa è chiarissimo, ma i risultati comunque li hanno ottenuti attraverso il tuo fondamentale apporto. Comunque devi rimanere indispensabile e continuare… per tutto il processo». Dopo la pubblicazione dell’inchiesta di Domani, però, i rapporti tra le due donne sono peggiorati. Ciferri ieri ha mandato una dichiarazione alla stampa confermando di aver fatto fare un’analisi forense a Londra del suo telefonino «al fine di garantire l’autenticità delle chat». Ciferri è interessata a comprendere di quale manipolazione fu oggetto, e dichiara anche che nel corso delle indagini «denunciò il comportamento anomalo di Chaouqui per ben tre volte presso gli apparati si sicurezza dello stato della Città del Vaticano, e cioè presso l’ufficio del promotore di giustizia Giampiero Milano, presso il commissario Stefano De Santis e presso il promotore Alessandro Diddi. Nonostante le rassicurazioni ricevute, anche da Diddi che mi prometteva testualmente “Prenderò le mie misure”, mai furono adottate misure a riguardo».


«Era – ed è – tutta una colossale montatura ordita contro un innocente. Senza le bufale del trio Chaouqui-Perlasca-Ciferri, Becciu non sarebbe mai stato rinviato a giudizio, perché completamente innocente. Lo dicono loro stessi. “Erano ad un punto morto. Senza di te col ca*** che si faceva l’inchiesta. Siamo seri”, scrive su WhatsApp Francesca Immacolata Chaouqui, la lobbista, meglio nota come “papessa”. Chaouqui, in quel momento, sta parlando con Genoveffa “Genevieve” Ciferri, grande amica del Monsignor Alberto Perlasca, a sua volta grande accusatore di Becciu. Che significano quelle parole?» (Andrea Paganini).
«In uno stato normale, sarebbe stato spiccato il mandato di arresto per coloro che hanno frodato la giustizia. Lui il saccente Prof. Avv. Diddi, non si è posto problemi quando si è trattato di arrestare la Marogna oppure il Torzi. Ora, che fa, apre un nuovo fascicolo processuale? Ormai, il saccente professore non convince più nessuno, il disco si è rotto» (Fari Pad).
Anche Silere non possum ha commentato [QUI]: «Chaouqui, la millantatrice: il Vaticano nelle mani dell’intrigo. Ecco i messaggi che inchiodano Alessandro Diddi, il quale ora deve dimettersi – C’è un’ombra che aleggia da anni sulla cupola di San Pietro, lo abbiamo scritto pochi giorni fa su queste stesse pagine. Oggi puntiamo i riflettori su uno dei personaggi che agisce in sinergia con Mauro Gambetti: Alessandro Diddi, nominato Promotore di Giustizia dello Stato della Città del Vaticano il 22 settembre 2022.
Avvocato romano, noto per aver seguito casi di cronaca giudiziaria legati a tematiche del tutto particolari come la mafia, Diddi è attualmente indagato dalla Procura per comportamenti tenuti durante alcune udienze in Calabria. Un profilo che già da solo solleva interrogativi.
Silere non possum ha più volte denunciato, in modo preciso e documentato, l’inadeguatezza di quest’uomo al ruolo che ricopre. Non si è trattato di attacchi gratuiti, ma di critiche fondate su elementi concreti: l’assenza di competenze in diritto canonico e vaticano nel suo curriculum, clamorose gaffe durante interrogatori e nella redazione degli atti, che evidenziano una totale ignoranza del sistema giudiziario vaticano e delle sue dinamiche interne. Più volte abbiamo spiegato come la sua figura sia incompatibile non solo con l’incarico, ma con la stessa immagine della Santa Sede, che ne esce profondamente danneggiata».
Poi, Silere non possum ha riferito che «la giudice di Catanzaro deferisce Diddi all’Ordine. Il PM invia gli atti in procura» [QUI]: «(…) Mentre in Vaticano veste i panni del giustiziere, in Italia Alessandro Diddi continua a distinguersi per comportamenti che sfiorano il limite della decenza istituzionale. Come se non bastasse l’abbandono dell’aula nel processo “Rinascita Scott”, Diddi ha anche presentato istanza di ricusazione contro la presidente della Corte. Nel frattempo, in Vaticano, nonostante le gravi accuse che stanno emergendo a suo carico e le chat compromettenti che descrivono un metodo operativo degno più di un regime autoritario che di uno Stato di diritto, Diddi non sta rilasciando dichiarazioni e il Segretario di Stato, Pietro Parolin – responsabile della sua nomina – continua a tacere.
Tutto ciò si inserisce in un quadro ormai preoccupante, fatto di numerosi episodi controversi, documentati in modo preciso e sistematico da Silere non possum, che da tempo solleva interrogativi sempre più stringenti sul ruolo e sul comportamento di Diddi come promotore di giustizia dello Stato della Città del Vaticano. È lecito domandarsi se davvero lo Stato del Papa possa continuare a mantenere nei ranghi della giustizia una figura che, a più riprese, sembra minare la credibilità dell’istituzione stessa di cui dovrebbe essere garante (…)».
YouTG scrive oggi [QUI]: «”Abbiamo cucinato il cardinale”, pubblicate nuove chat nascoste sul processo a Becciu – “Se viene fuori che eravamo tutti d’accordo è la fine”. Sarebbe questo uno dei passaggi chiave delle chat “omissate” tra la lobbista Francesca Immacolata Chaouqui e la sodale di Monsignor Alberto Perlasca Genoveffa Ciferri, pubblicate ieri dal quotidiano Domani sullo scandalo del processo al Vaticano che ha visto coinvolto il cardinale Angelo Becciu. (…)
Il quotidiano Domani stamattina, 16 aprile, pubblica però anche nuove chat: dal fascicolo all’ONU infatti sarebbero affiorate altre conversazioni della lobbista Chaouqui con Ciferri: “Il pontefice ha detto a Perlasca che Becciu ha le mani che grondano di sangue”, riporta il giornale. E ancora: “Abbiamo cucinato il cardinale”.
Le chat in questione erano state finora “omissate” dai magistrati vaticani: come spiegato da Domani, nei messaggi venivano anticipati dettagli segreti dell’inchiesta sulla gestione dei fondi della Santa Sede e da questi emerge che la “papessa”, Chaouqui, anticipava di fatto dettagli dell’inchiesta e interrogatori.
E ora Becciu commenta: “Tali rivelazioni confermano quanto da me denunciato sin dall’inizio e che, in gran parte, il processo ha già dimostrato. Solo scelte discutibili adottate dal Tribunale, su sollecitazione dell’Ufficio del promotore di giustizia, hanno consentito a queste conversazioni di rimanere segrete. Sin dal primo momento ho parlato di una macchinazione ai miei danni – ha aggiunto Becciu – in un’indagine costruita a tavolino su falsità, che cinque anni fa ha ingiustamente devastato la mia vita e mi ha esposto a una gogna di proporzioni mondiali. Ora, finalmente, spero che il tempo dell’inganno sia giunto al termine”.
Il cardinale ha anche annunciato azioni legali: “Sono sconcertato, ora denuncio”».