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Figlie di San Giuseppe di Rivalba annunciano l’uscita di ‘Oltre la ragione’, nuovo brano del Kantiere Kairòs, per la festa di San Giuseppe

In occasione del 19 marzo, memoria liturgica di San Giuseppe, la congregazione delle Figlie di San Giuseppe di Rivalba è lieta di annunciare l’uscita del nuovo brano musicale del gruppo rock cristiano Kantiere Kairòs, intitolato ‘Oltre la ragione’. Un pezzo incentrato sul carisma e dedicato alla congregazione, nato dalla collaborazione iniziata esattamente un anno fa a Palestrina (Roma), in occasione di un concerto della band nell’ambito del Festival di San Giuseppe organizzato dalle religiose insieme con la diocesi locale.

Impegnata nella preparazione delle ostie e del vino per la Messa, nella catechesi e nell’animazione liturgica, oggi la congregazione è presente con circa 200 suore in 3 continenti con 18 comunità, di cui 9 in Italia (2 a Rivalba, Torino, Roma, Niguarda, Como, Genova, Padova, Chieti) e 9 all’estero (2 in Argentina, 3 in Brasile, 1 in Messico e 3 in Nigeria). Mentre dal 2013 la band cosentina Kantiere Kairòs – formata da Antonello Armieri, Davide Capitano, Gabriele Di Nardo e Jo Di Nardo – lavora per annunciare l’amore di Dio attraverso la musica, come ha sottolineato Madre Angelita Guerriero, superiora generale dell’Istituto:

“Questa canzone mi piace moltissimo ed è stato bello incontrare il Kantiere Kairòs di cui ho immediatamente apprezzato la grande professionalità, ma soprattutto una fede ardente che si coglie nel loro atteggiamento e nei testi delle canzoni. Sono di conseguenza onorata di poter avere un brano che ci racconta e che ci rappresenta pienamente, con parole ispirate e carismatiche. Mi auguro possa incontrare il favore delle giovani generazioni.

Al dì là dei grandi discorsi, la musica può essere una strada che conduce al bene e il canto può essere davvero un veicolo di evangelizzazione. E infine penso che già nel titolo ci sia un bel mandato: abbiamo sicuramente bisogno di andare “oltre la ragione” per costruire un mondo migliore, nella pace”.

“La canzone racconta di come Dio desidera il nostro essere parte attiva all’offerta di riconciliazione, ovvero Gesù Eucaristia, racconta Antonello Armieri del Kantiere Kairòs. Nello specifico, sono le mani delle Figlie di San Giuseppe di Rivalba – che hanno il compito bellissimo di predisporre materialmente ciò che miracolosamente ‘cambia sostanza’ – ad essere le protagoniste di una composizione nata per caso e per amore dopo l’incontro con la loro storia, il loro lavoro che contribuisce al mistero più grande che ci sia, che appunto va ‘oltre la ragione’.

L’incontro con le Figlie di San Giuseppe è avvenuto grazie a un amico in comune, Paolo Damosso, che ha fatto da tramite per un nostro concerto il 19 marzo 2023 nell’Auditorium della parrocchia Sacra Famiglia a Palestrina (Roma). Per l’occasione ci ha proposto di approfondire la loro storia e attività e, perché no, magari scrivere qualcosa che le riguardasse”.

Quindi, “se è vero che le suore attivamente realizzano le particole, i paramenti e il necessario per la celebrazione eucaristica, è anche vero che rappresentano a tutti gli effetti l’appendice di ognuno di noi, del nostro lavoro da presentare sull’altare. Lo scorso anno abbiamo presentato la canzone in occasione della loro festa ed è allora che hanno deciso di produrre l’incisione del pezzo, affinché diventasse il loro manifesto in musica. Ne siamo emozionati e orgogliosi”, conclude Antonello Armieri, voce e chitarra della band.

Il brano ‘Oltre la ragione’ sarà disponibile su tutte le piattaforme on line a partire dal 19 marzo. In corrispondenza di questa nuova produzione, le Figlie di San Giuseppe di Rivalba iniziano un anno dedicato al loro fondatore, il Beato Clemente Marchisio, e si avviano così verso le celebrazioni per i 150 anni dalla fondazione della congregazione, che culmineranno il 12 novembre 2025.

Nato a Racconigi (Cuneo) nel 1833 e morto a Rivalba (Torino) nel 1903, sacerdote dal 1856, don Marchisio fu viceparroco e parroco. Nel 1875 fondò l’Istituto delle Figlie di san Giuseppe, particolarmente impegnato nel culto eucaristico. Alle suore diceva: “Vi chiamerete Figlie di San Giuseppe, perché ad imitazione di questo grande santo dovete essere le custodi di Gesù Sacramentato, conducendo una vita santa ad imitazione della Sacra Famiglia di Nazareth”. San Pio X riconobbe ufficialmente l’Istituto nel 1907 e lo volle per la sacrestia di S. Pietro. Il fondatore venne proclamato beato da Giovanni Paolo II il 30 settembre 1984.

Per ulteriori informazioni: www.figliedisangiuseppedirivalba.org

Facebook Congregazione Figlie di San Giuseppe di Rivalba

Instagram figliedisangiuseppedirivalba / Youtube Beato Clemente Marchisio

www.kantierekairos.it

Facebook kantierekairos / Instagram kantiere_kairos / Youtube Kantiere Kairòs

Debora Vezzani racconta l’amore per san Giuseppe

“Salve, custode del Redentore, e sposo della Vergine Maria. A te Dio affidò il suo Figlio; in te Maria ripose la sua fiducia; con te Cristo diventò uomo. O Beato Giuseppe, mostrati padre anche per noi, e guidaci nel cammino della vita. Ottienici grazia, misericordia e coraggio, e difendici da ogni male. Amen”: è la preghiera che conclude la lettera apostolica ‘Patris corde’, che papa Francesco ha scritto nel 2020 per ricordare i 150 anni della dichiarazione di san Giuseppe patrono della Chiesa universale.

Papa Francesco invita a custodire come san Giuseppe

“Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i sacerdoti di Vicenza e i Seminaristi di Adria-Rovigo. Nel salutare i Religiosi dell’Ordine dei Chierici Regolari Minori, penso al loro giovane confratello, Padre Richard, della Repubblica Democratica del Congo, ucciso il 2 febbraio scorso, dopo aver celebrato la Messa nella Giornata della vita consacrata. La morte di Padre Richard, vittima di una violenza ingiustificabile e deprecabile, non scoraggi i suoi familiari, la sua famiglia religiosa e l’intera comunità cristiana di quella Nazione ad essere annunciatori e testimoni di bontà e di fraternità, nonostante le difficoltà, imitando l’esempio di Gesù, Buon pastore”.

Il papa: il lavoro è diritto fondamentale

“Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i membri dell’Istituto secolare Orionino. La figura di san Giuseppe, umile falegname di Nazareth, ci orienti verso Cristo, sostenga coloro che operano per il bene e interceda per quanti hanno perso il lavoro o non riescono a trovarlo”: in questo modo papa Francesco ha salutato gli italiani al termine dell’udienza generale odierna nell’aula ‘Paolo VI’ al cui centro c’è stata sempre la figura di Giuseppe lavoratore.

Per questo ha concluso l’udienza generale con una preghiera a san Giuseppe, composta da san Paolo VI in occasione della festa del 1^ maggio 1969: “O San Giuseppe, Patrono della Chiesa, tu che, accanto al Verbo incarnato, lavorasti ogni giorno per guadagnare il pane, traendo da Lui la forza di vivere e di faticare; tu che hai provato l’ansia del domani, l’amarezza della povertà, la precarietà del lavoro: tu che irradi oggi, l’esempio della tua figura, umile davanti agli uomini ma grandissima davanti a Dio, proteggi i lavoratori nella loro dura esistenza quotidiana, difendendoli dallo scoraggiamento, dalla rivolta negatrice, come dalle tentazioni dell’edonismo; e custodisci la pace nel mondo, quella pace che sola può garantire lo sviluppo dei popoli. Amen”.

Iniziando la catechesi il papa ha spiegato il mestiere di Giuseppe, che è poi quello fatto da Gesù fino all’età di 30 anni: “Il termine greco tekton, usato per indicare il lavoro di Giuseppe, è stato tradotto in vari modi. I Padri latini della Chiesa lo hanno reso con ‘falegname’. Ma teniamo presente che nella Palestina dei tempi di Gesù il legno serviva, oltre che a fabbricare aratri e mobili vari, anche a costruire case, che avevano serramenti di legno e tetti a terrazza fatti di travi connesse tra loro con rami e terra”.

Era un lavoro duro, che non offriva molti guadagni: “Pertanto, ‘falegname’ o ‘carpentiere’ era una qualifica generica, che indicava sia gli artigiani del legno sia gli operai impegnati in attività legate all’edilizia. Un mestiere piuttosto duro, dovendo lavorare materiale pesante, come il legno, la pietra e il ferro. Dal punto di vista economico non assicurava grandi guadagni, come si deduce dal fatto che Maria e Giuseppe, quando presentarono Gesù nel Tempio, offrirono solo una coppia di tortore o di colombi, come prescriveva la Legge per i poveri”.

Il pensiero del papa è corso subito ai lavoratori che sono sottopagati o sfruttati: “Questo dato biografico di Giuseppe e di Gesù mi fa pensare a tutti i lavoratori del mondo, in modo particolare a quelli che fanno lavori usuranti nelle miniere e in certe fabbriche; a coloro che sono sfruttati con il lavoro in nero; alle vittime del lavoro (abbiamo visto che in Italia ultimamente ce ne sono state parecchie); ai bambini che sono costretti a lavorare e a quelli che frugano nelle discariche per cercare qualcosa di utile da barattare…

Mi permetto di ripetere questo che ho detto: i lavoratori nascosti, i lavoratori che fanno lavori usuranti nelle miniere e in certe fabbriche: pensiamo a loro. A coloro che sono sfruttati con il lavoro in nero, a coloro che danno lo stipendio di contrabbando, di nascosto, senza la pensione, senza niente. E se non lavori, tu, non hai alcuna sicurezza. Il lavoro in nero oggi c’è, e tanto”.

Un pensiero allargato alle vittime del lavoro ed ai bambini, costretti a lavorare: “Pensiamo alle vittime del lavoro, degli incidenti sul lavoro; ai bambini che sono costretti a lavorare: questo è terribile! I bambini nell’età del gioco devono giocare, invece sono costretti a lavorare come persone adulte.

Pensiamo a quei bambini, poveretti, che frugano nelle discariche per cercare qualcosa di utile da barattare. Tutti questi sono fratelli e sorelle nostri, che si guadagnano la vita così, con lavori che non riconoscono la loro dignità! Pensiamo a questo. E questo succede oggi, nel mondo, questo oggi succede!”

Ed ha chiesto un giusto sostentamento: “Quello che ti dà dignità non è portare il pane a casa. Tu puoi prenderlo dalla Caritas: no, questo non ti dà dignità. Quello che ti dà dignità è guadagnare il pane, e se noi non diamo alla nostra gente, ai nostri uomini e alle nostre donne, la capacità di guadagnare il pane, questa è un’ingiustizia sociale in quel posto, in quella nazione, in quel continente. I governanti devono dare a tutti la possibilità di guadagnare il pane, perché questo guadagno dà loro la dignità. Il lavoro è un’unzione di dignità, e questo è importante. Molti giovani, molti padri e molte madri vivono il dramma di non avere un lavoro che permetta loro di vivere serenamente, vivono alla giornata”.

La mancanza del lavoro conduce anche alla volontà di uccidersi: “E tante volte la ricerca di esso diventa così drammatica da portarli fino al punto di perdere ogni speranza e desiderio di vita. In questi tempi di pandemia tante persone hanno perso il lavoro e alcuni, schiacciati da un peso insopportabile, sono arrivati al punto di togliersi la vita. Vorrei oggi ricordare ognuno di loro e le loro famiglie”.

Il lavoro è fonte essenziale non solo per il sostentamento, ma anche per esprimere la nostra personalità, in modo da compiere un cammino di santità: “Lavorare non solo serve per procurarsi il giusto sostentamento: è anche un luogo in cui esprimiamo noi stessi, ci sentiamo utili, e impariamo la grande lezione della concretezza, che aiuta la vita spirituale a non diventare spiritualismo.

Purtroppo però il lavoro è spesso ostaggio dell’ingiustizia sociale e, più che essere un mezzo di umanizzazione, diventa una periferia esistenziale… Infatti, il lavoro è un modo di esprimere la nostra personalità, che è per sua natura relazionale. Il lavoro è anche un modo per esprimere la nostra creatività: ognuno fa il lavoro a suo modo, con il proprio stile; lo stesso lavoro ma con stile diverso”.

Concludendo l’udienza generale il papa ha invitato fedeli e Chiesa ad interrogarsi sul contributo che si può offrire: “E’ bello pensare che Gesù stesso abbia lavorato e che abbia appreso quest’arte proprio da San Giuseppe. Dobbiamo oggi domandarci che cosa possiamo fare per recuperare il valore del lavoro; e quale contributo, come Chiesa, possiamo dare affinché esso sia riscattato dalla logica del mero profitto e possa essere vissuto come diritto e dovere fondamentale della persona, che esprime e incrementa la sua dignità”.

(Foto: Santa Sede)

Papa Francesco invita ad essere coraggiosi come san Giuseppe

Nell’ultima udienza generale dell’anno nell’aula Paolo VI papa Francesco ha presentato la figura di san Giuseppe, soffermandosi sulle vicende della fuga in Egitto della Sacra Famiglia e riaffermando che il coraggio è virtù da esercitare tutti i giorni:

Alessandro Ginotta racconta ‘gli ultimi giorni di Gesù’

Dopo ‘Cento Giorni con Gesù’ ed ‘Altri cento giorni con Gesù’, nei giorni scorsi è uscito ‘Gli ultimi cento giorni con Gesù’, che completa la trilogia ed apre orizzonti inesplorati dentro lo stesso Vangelo.

Papa Francesco invita ad imitare il silenzio di san Giuseppe

Al termine dell’Udienza generale nell’aula Paolo VI papa Francesco ha rivolto un appello per la popolazione haitiana, ricordando la tremenda esplosione di una cisterna che trasportava gasolio a Cap-Haitien, la seconda città del Paese, ha causato almeno 62 vittime, tra cui molti bambini:

Don Ponticelli invita a camminare con Maria

In occasione della festa della Immacolata Concezione della beata Vergine Maria don Lello Ponticelli, padre spirituale al Seminario Maggiore di Capodimonte di Napoli e vice-decano di Procida, ha scritto  ‘Cuore di donna, cuore di Madre: camminiamo insieme con Maria’ (si può richiedere direttamente all’autore inviando una mail: dlelloponticelli@gmail.com oppure telefonando a 331/4195302), un ‘volumetto’ che raccoglie 30 riflessioni che tratteggiano il profilo umano, spirituale ed esperienziale della Madre di Dio per riscoprirne l’attualità a partire dalle sollecitazioni del nostro vivere quotidiano, i cui proventi saranno devoluti a microprogetti.

Papa Francesco: san Giuseppe protagonista nella storia della Salvezza

Oggi papa Francesco ha accolto nella basilica di san Pietro i fedeli, perché ha accolto i volontari della Famiglia Vicenziana, che hanno reso omaggio al papa e hanno festeggiato la Madonna della Medaglia miracolosa nelle diocesi italiane in questo periodo di pandemia, ringraziandoli per la loro missione:

Papa Francesco invita i seminaristi a stare nel mondo

Nell’anno dedicato a San Giuseppe, papa Francesco ha ricevuto in udienza la comunità del Seminario Regionale Marchigiano ‘Pio XI’, condividendo alcuni spunti per maturare la vocazione sacerdotale, alla luce delle figure che hanno accompagnato la crescita umana e spirituale di Gesù, ricordando che la vita del seminario non riguarda estraniarsi della realtà:

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