I laicisti che fanno a gara per avere una lettera da un Papa

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Diciamolo subito: quando un pontefice, regnante od emerito che sia, scrive su un giornale, sa di rischiare la strumentalizzazione. Rischio calcolato a favore dell’evangelizzazione e del dialogo.

Ma la cosa davvero interessante dei due diversissimi interventi di Francesco e Benedetto nelle ultime settimane su un quotidiano italiano è che i così detti “atei” e direi miscredenti, facciano a gara per avere una lettera, una risposta, insomma qualcosa da un Papa. Fa un po’ ridere a dire il vero. E stimola la nostra compassione. Se ci si proclama non in ricerca, senza fede, lontani dai principi della Chiesa cattolica, contrari alla sua dottrina e al modo di agire, che interesse dovrebbe avere per le parole di un Papa?

Ecco, la domanda di un cattolico alla fine è questa: perché i laicisti ci tengono tanto alle parole dei Papi? Il dubbio più che legittimo è che lo facciano per un ovvio senso degli affari. In effetti un giornale vende molto con un testo di Papa Francesco, e un saggio che nessuno compra  può diventare un best seller se l’introduzione è firmata dal un teologo del calibro di Joseph Ratzinger.

Insomma il laicismo ha talmente poche frecce al suo arco che è costretto ad “usare” la Chiesa cattolica per avere successo?

Non entro nel dettaglio dei testi dei Pontefici. Anche perché il più recente, quello di Benedetto XVI, non è stato nemmeno pubblicato integralmente sul quotidiano obbligando così chi vuole leggerlo a comprare un libro di cui non si sente il bisogno.

Mi augurerei che magari il testo di Benedetto potesse essere distribuito gratuitamente magari via internet, per essere davvero utile per tutti.

Da giornalista credo che le bellissime parole dei testi dei due Pontefici siano comunque superflue per chi ha seguito ogni giorno l’attività di Benedetto prima e di Francesco oggi.

Basta leggere le omelie, i discorsi, le frasi improvvisate dall’uno e dall’altro per capire chi sono e cosa hanno fatto, cosa pensano.

Insomma i guru del laicismo potrebbero leggere un po’ di più se fossero davvero in buona fede alla ricerca di un dialogo. Ma forse sono solo alla ricerca di maggiori vendite. E, loro malgrado, la fede attira più dell’ateismo.

Se le lettere dei Pontefici ai giornali sono servite a far capire questo, allora è già un buon risultato.

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