Benedetto XVI: il posto migliore è vicino a Cristo

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Benedetto XVI – dopo quasi sei mesi dall’ingresso in quella straordinaria clausura vaticana, scelta dallo stesso conseguentemente alla rinuncia del ministero petrino – torna a parlare ai fedeli in occasione del tradizionale seminario estivo dei suoi ex-allievi, il cosiddetto Ratzinger Schülerkreis (il gruppo degli ex allievi del prof. Joseph Ratzinger che dalla fine degli anni ’70 si raduna per trattare alcuni aspetti di matrice espressamente teologica). Il Papa emerito ha celebrato, nella cappella del Governatorato in Vaticano, una Messa alla quale hanno preso parte una cinquantina di persone, accompagnate dal card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna; alla presenza anche degli arcivescovi Georg Gaenswein, prefetto della Casa Pontificia,  Barthelemy Adoukonou, segretario del Pontificio Consiglio della Cultura, e il vescovo ausiliare di Amburgo, mons. Hans-Jochen Jaschke.

Le letture della celebrazione eucaristica offrono al Pontefice emerito l’occasione di rispondere a quel particolare interrogativo che riguarda la “scelta dei primi posti”, così com’è descritta nel Vangelo di Luca. “Chi, in questo mondo e in questa Storia – osserva Benedetto XVI – forse viene spinto in avanti e arriva ai primi posti, deve sapere di essere in pericolo; deve guardare ancora di più al Signore, misurarsi a Lui, misurarsi alla responsabilità per l’altro, deve diventare colui che serve, quello che nella realtà è seduto ai piedi dell’altro, e così benedice e a sua volta diventa benedetto”. Il posto migliore è senz’altro vicino a Cristo, nella povertà e nell’obbedienza vissuta come sequela, insieme al paradossale e salvifico mistero della Croce. Qualunque sia il posto che la Storia intende assegnarci, quello che è determinante – sottolinea il Papa emerito – è “la responsabilità davanti a Lui, e la responsabilità per l’amore, per la giustizia e per la verità”; “Cristo, il Figlio di Dio, scende per servire noi e questo fa l’essenza di Dio” che “consiste nel piegarsi verso di noi: l’amore, il «sì» ai sofferenti, l’elevazione dall’umiliazione”. “Noi ci troviamo sulla via di Cristo, – prosegue Ratzinger – sulla giusta via se in Sua vece e come Lui proviamo a diventare persone che «scendono» per entrare nella vera grandezza, nella grandezza di Dio che è la grandezza dell’amore”.

Con la consueta precisione teologica e l’affascinante capacità di entrare nel cuore di chi ascolta, il Papa teologo detta una splendida catechesi sul senso dell’abbassamento di Cristo e sull’essenza dell’amore di Dio. “La Croce, nella Storia, è l’ultimo posto” e il “Crocifisso non ha nessun posto, è un «non-posto»”, è stato spogliato, “è un nessuno” eppure – nota Benedetto XVI – Giovanni nel Vangelo vede “questa umiliazione estrema” come “la vera esaltazione”. E ancora: “Così, Gesù è più alto; sì, è all’altezza di Dio perché l’altezza della Croce è l’altezza dell’amore di Dio, l’altezza della rinuncia di se stesso e la dedizione agli altri. Così, questo è il posto divino, e noi vogliamo pregare Dio che ci doni di comprendere questo sempre di più e di accettare con umiltà, ciascuno a modo proprio, questo mistero dell’esaltazione e dell’umiliazione”.

Gesù invita l’uomo a seguirlo al di là dei vantaggi o di un mero tornaconto personale, in Lui c’è tutta la gratuità di Dio che si offre al mondo. “Senza la gratuità del perdono nessuna società può crescere”, tanto è vero che le più grandi cose della vita, cioè “l’amore, l’amicizia, la bontà, il perdono” “non le possiamo pagare”, “sono gratis, nello stesso modo che in cui Dio ci dona a titolo gratuito”. “Così, – termina Benedetto XVI – pur nella lotta per la giustizia nel mondo, non dobbiamo mai dimenticare la ‘gratuità’ di Dio, il continuo dare e ricevere, e dobbiamo costruire sul fatto che il Signore dona a noi, che ci sono persone buone che ci donano ‘gratis’ la loro bontà, che ci sopportano a titolo gratuito, ci amano e sono buone con noi ‘gratis’; e poi, a nostra volta, donare questa ‘gratuità’ per avvicinare così il mondo a Dio, per diventare simili a Lui, per aprirci a Lui”.

Si conclude così la 38.ma edizione del Ratzinger Schülerkreis dedicata a “La questione di Dio sullo sfondo della secolarizzazione” alla luce della produzione filosofica e teologica di Rémi Brague, teorico francese (premiato l’anno scorso con il “Premio Ratzinger” per la teologia).
Le vite del Pontefice emerito e del Pontefice regnante, dunque, trascorrono armoniosamente in rispettoso e reciproco ossequio, e nessuno dei due rappresenta una pietra d’inciampo per l’altro. Nessun conflitto (preoccupazione paventata all’indomani della rinuncia al pontificato di Benedetto XVI) divide le due eminenti figure che – ciascuno secondo il personale servizio ecclesiale abbracciato – continuano ad illuminare il cammino della Chiesa.

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