Pietro Parolin,nuovo Segretario di Stato vaticano: la diplomazia strumento per la missione della Chiesa

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Pietro Parolin è il nuovo Segretario di Stato Vaticano. Stringendo i tempi Papa Francesco ha deciso la nomina che era nell’aria dall’inizio dell’estate, forse anche grazie ai buoni auspici del cardinale Angelo Sodano. Parolin, diplomatico vecchio stile, è stato nella Segreteria di Stato proprio con Sodano ed è diventata nunzio nel 2009 per volere di Benedetto XVI che lo ha ordinato arcivescovo personalmente.

Il 10 gennaio del 2008 ho avuto l’occasione di intervistarlo per la Radio Vaticana proprio sul senso della diplomazia della Santa Sede in occasione del discorso che Benedetto XVI aveva tenuto al Corpo Diplomatico.

Ecco il testo di alcuni passaggi dell’intervista dal sito della Radio Vaticana,  QUI l’ audio della intervista.

D.- Come nasce e cosa è in concreto questa struttura della Santa Sede e in che modo il Vaticano porta avanti la sua politica internazionale:

R. – Evidentemente la diplomazia della Santa Sede è nata dalla storia, cioè la Santa Sede fin dall’origine ha goduto di una personalità giuridica internazionale. Quindi, può svolgere anche tutte quelle attività che sono tipiche dei soggetti di diritto internazionale, che sono fondamentalmente gli Stati. C’è anche la possibilità di inviare degli ambasciatori e di ricevere degli ambasciatori. Direi che sia uno strumento, uno strumento di cui si serve la Santa Sede come governo centrale della Chiesa cattolica, per lo svolgimento della sua missione.
D. – Veniamo al recente discorso del Papa al Corpo diplomatico…
R. – Il Santo Padre, nel suo discorso al Corpo diplomatico, cerca di entrare nelle situazioni di difficoltà o di crisi nel mondo. In questo discorso ha citato molte situazioni, che sono situazioni di inquietudine e di preoccupazione per tutta la comunità internazionale. Credo ci sia un filo rosso che lega questi discorsi, ed è la preoccupazione per la difesa e la promozione della dignità umana, una dignità fondata sulla dimensione trascendente delle persone, altro aspetto sul quale la Santa Sede ha questa visione integrale dell’uomo, che non è ridotto ad una sola dimensione, solo alla dimensione fisica, alla dimensione materiale, alla dimensione economica, ma è visto, invece, nella sua integralità e su questa integralità la Santa Sede insiste. Quindi, il tema della difesa della dignità dell’uomo, della difesa dei suoi diritti, a cominciare dal diritto della vita, del momento del concepimento fino alla morte naturale, ed alla difesa della sua libertà. Evidentemente, l’altro aspetto è quello dell’educazione alla pace, la pace intesa come tutta quella serie di condizioni che permettono all’uomo di svilupparsi come uomo e come figlio di Dio e di creare intorno a sé dei rapporti sereni e fruttuosi con gli altri.
D. – Viene, a questo punto, da concludere con le frasi e il pensiero conclusivo del discorso di quest’anno di Benedetto XVI. La diplomazia è l’arte della speranza, come dire che basta un tenue segno, un tenue accenno e si possono tessere delle trame importanti per l’uomo…
R. – Io direi l’arte della speranza, perché arte della speranza significa che c’è la possibilità di risolvere in maniera pacifica le difficoltà e i conflitti che ci sono. Direi che questo sia il grande messaggio della diplomazia. Ci sono stati tanti e tanti esempi, tante situazioni, che hanno dimostrato come si sono realizzati gli sforzi della diplomazia. Magari non sempre i risultati sono all’altezza delle aspettative, ma credo che la speranza ci aiuti ad andare avanti anche quando non vediamo immediatamente dei risultati, ma a lavorare anche sui tempi lunghi, sempre sorretti – la diplomazia della Santa Sede è una diplomazia di sacerdoti – dalla grazia del Signore, sapendo che la grazia del Signore feconda tutti gli sforzi grandi o piccoli che si fanno in questo senso.

 

 

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