Un cambio di epoca

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 24.04.2023 – Andrea Gagliarducci] – Inizia oggi il primo Consiglio di Cardinali della nuova era del pontificato di Papa Francesco. Certo, non è il primo Concilio che si tiene dopo la promulgazione della Costituzione apostolica Praedicate Evangelium, la riforma della Curia, che fu il motivo principale per cui il Papa decise di radunare attorno a sé un gruppo di otto cardinali, divenuti poi nove con l’aggiunta del Cardinal Parolin. Ma è il primo Concilio che nasce intorno al cambio generazionale del pontificato.

All’inizio di marzo, Papa Francesco ha rinnovato il Concilio. Rimase il Cardinal Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità, che inizialmente non era nemmeno stato incluso nel Concilio, e che fu poi incluso dal Papa senza alcuna nomina ufficiale. Altri rimasti sono il Cardinale Fridolin Ambongo Besungu, Arcivescovo di Kinshasa; il Cardinale Oswald Gracias, Arcivescovo di Bombay; e il Cardinale Sean Patrick O’Malley, Arcivescovo di Boston.

I nuovi ingressi sono quelli del Cardinale Fernando Vérgez Alzaga, Presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano; il Cardinale Juan José Omella Omella, Arcivescovo di Barcellona; il Cardinale Gerald Lacroix, Arcivescovo di Québec; il Cardinale Jean-Claude Hollerich, Arcivescovo di Lussemburgo; e il Cardinale Sérgio da Rocha, Arcivescovo di São Salvador de Bahia.

Pertanto, cinque membri su nove sono stati rinnovati. Probabilmente l’unico caso di sostituzione per funzione è quello del Cardinale Vérgez, che va ad occupare il posto in Consiglio che spetta al Governatore dello Stato della Città del Vaticano, già il Cardinale Giuseppe Bertello.

Per il resto, il profilo dei cardinali scelti è variegato.

Il Cardinal Omella è stato creato da Papa Francesco nel 2017, appena due giorni dopo l’incontro con la nuova Presidenza della Conferenza Episcopale Spagnola, che all’epoca aveva eletto Presidente il Cardinale Ricardo Blazquez Perez e Vicepresidente il Antonio Cañizares Llovera, Arcivescovo emerito di Valencia. La scelta di Omella non era in contrasto con la tradizione, essendo Arcivescovo di Barcellona e avendo il suo predecessore appena superato gli 80 anni. Ma, in un Concistoro di soli cinque cardinali, con particolare attenzione alle periferie, la scelta di Papa Francesco è stata un chiaro segnale di volere un ricambio generazionale, una svolta anche nella mentalità della Conferenza Episcopale.

Il Cardinal Lacroix è cresciuto molto in considerazione, tanto che alcuni lo inseriscono addirittura negli indici di “papabilità” per la successione di Papa Francesco. Lacroix ha anche nove anni di esperienza nelle zone di guerra in Colombia, ama molto il Papa e ha gestito con successo il recente viaggio del Papa in Canada.

Il Cardinal Hollerich gode di molta visibilità mediatica e ha rilasciato diverse interviste, anche con aperture ardite su temi dottrinali. Come quando ha notato che «il Papa non vuole un sacerdozio femminile, e io gli sono completamente obbediente, ma la gente continua a discuterne». Il Papa lo ha nominato Relatore Generale del Sinodo sulla sinodalità e ora lo ha nominato nel Consiglio di Cardinali, mostrandogli una certa simpatia.

Infine, con il Cardinal da Rocha, Papa Francesco inserisce un brasiliano nel Consiglio di Cardinali dopo la partenza del Cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, che ha più di 80 anni ed è, quindi, la prima vittima del cambio generazionale. Il Cardinale Rodríguez Maradiaga era stato protagonista dell’ondata di riforme all’inizio del pontificato, con una forte presenza mediatica, che ha cominciato a diminuire solo quando ha lasciato tutti i suoi incarichi.

Resta da vedere quale sarà ora il peso del Consiglio di Cardinali e se i suggerimenti dei cardinali saranno ascoltati da Papa Francesco o se lui, invece, continuerà a governare da solo. La ricomposizione del Concilio, infatti, si inserisce in un più generale cambio di epoca che riguarda non solo le persone più vicine al Papa ma l’intera Curia romana.

Mons. Robert Prevost ha prestato giuramento la scorsa settimana come nuovo Prefetto del Dicastero per i Vescovi, in sostituzione del Cardinale Marc Ouellet, che rimarrà a Roma e si dedicherà allo studio della Teologia della sinodalità.

Ora, dei grandi dicasteri della Curia, non resta che nominare un nuovo Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede. La possibilità della nomina del Vescovo tedesco Heiner Wilmer all’ex Sant’Uffizio non è stata ancora del tutto esclusa. La voce della sua selezione era circolata, suscitando subito preoccupazione nell’ambiente tradizionalista per alcune posizioni di Wilmer, ma poi la nomina non è avvenuta. Va detto che la possibilità di nominare Mons. Prevost al Dicastero per i Vescovi ha cominciato a circolare anche nel gennaio 2022, più di un anno e mezzo prima della decisione di Papa Francesco.

Ma il cambio di epoca non riguarda solo la Curia.

Caritas Internationalis si riunisce tra due settimane per nominare un nuovo Segretario Generale dopo mesi di amministrazione controllata e la cancellazione improvvisa e quasi inspiegabile della precedente gestione, a seguito di una visita apostolica che non aveva riscontrato né abusi né problemi finanziari. I candidati alla carica di Presidente della federazione sono cinque, con il Cardinal Tagle uscente e con un possibile ruolo per il Cardinal Mafi di Tonga o l’Arcivescovo di Tokyo Kikuchi, e un percorso difficile per trovare un nuovo Segretario Generale che regga le pressioni. Infatti, chi accetterebbe un ruolo nella Caritas dopo l’ultima improvvisa decapitazione e l’ingresso decisivo nella gestione del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale?

Poi, il 3 maggio, il Consiglio Compito di Stato dell’Ordine di Malta eleggerà il nuovo Gran Maestro. Anche lì Papa Francesco è intervenuto con forza, imponendo prima la riforma degli Statuti e poi decapitando i vertici de imperio, con l’andare alle elezioni. Se è vero che i Papi hanno sempre avuto la possibilità di intervenire nell’Ordine di Malta, e Papi in passato l’hanno fatto, è anche vero che, nell’attuale contesto internazionale, l’azione del Papa ha creato un pericoloso precedente che potrebbe mettere a repentaglio la sovranità dell’Ordine. Papa Francesco, però, ha scelto la via diretta di gestire le cose.

Entro la fine dell’anno il Collegio cardinalizio sarà composto da soli 114 cardinali con diritto di voto in Conclave e, quindi, Papa Francesco potrebbe convocare un altro Concistoro e rafforzare così la presenza delle berrette da lui create nel Collegio cardinalizio. Il Papa, salvo un solo anno, ha convocato ogni anno un Concistoro.

Attualmente i cardinali elettori sono 123; di questi, Papa Francesco ne ha creati 81, che rappresentano il 65 per cento degli elettori. Tre cardinali creati da Papa Francesco compiranno quest’anno 80 anni e, se ci sarà un concistoro, nella lista dei nuovi cardinali ci saranno almeno due Prefetti dicastero che non sono ancora cardinali: l’Arcivescovo Claudio Gugerotti, Prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali, e Mons. Robert Prevost, Prefetto del Dicastero per i Vescovi.

Ci sono, per Papa Francesco, molte decisioni da prendere. Del resto, il suo recente ricovero sembra aver accelerato le sue decisioni, pubblicando già due Motu proprio nell’ultima settimana, e, comunque, mostrandosi insofferente alle discussioni. Si parla molto di sinodalità, e gran parte del dibattito sembra essere in preparazione al prossimo Sinodo. Quello che però manca è la collegialità, il governo del Papa insieme ai suoi fratelli vescovi, una collegialità che sembra quasi del tutto irrilevante di fronte a relazioni e simpatie personali e non istituzionali.

Dobbiamo considerare anche questo, quando analizziamo il cambio di epoca. Del resto, questo cambio di tempo avviene mentre il Papa legge la realtà attraverso una prospettiva di straordinario e con una lente antiromana come un vescovo della periferia. Papa Francesco sostiene che si vede bene il mondo dalle periferie.

Non è chiaro se il Papa saprà trovare un equilibrio nel portare avanti questo cambio generazionale o se le sue decisioni porteranno ad altri squilibri e passi indietro. In dieci anni di pontificato si sono fatte e disfatte leggi, e i vescovi sono stati lasciati liberi di parlare e poi a volte emarginati per quello che hanno detto. Accadde addirittura che il Papa chiamasse a lavorare in Curia, superando ostacoli, due persone di sua fiducia, per poi lasciarle andare, per motivi diversi ma in modo simile, come il Vescovo Zanchetta e il teologo Don Luigi Maria Epicoco.

Motus in fine velocior, il movimento diventa più veloce alla fine, dice un antico motto latino. Papa Francesco ha indubbiamente accelerato molte decisioni e probabilmente si concentrerà su quelle che ritiene più cruciali. Ci saranno molti appuntamenti, diversi Motu proprio e un clima generale di incertezza. Perché il progetto missionario così bello, tradisce un altro punto importante: che il Papa è, soprattutto, il garante dell’unità della Chiesa.

Questo articolo nella nostra traduzione italiana è stato pubblicato oggi dall’autore in inglese sul suo sito Monday Vatican [QUI].

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