133° giorno del #ArtsakhBlockade. L’Azerbajgian stringe ulteriormente il cappio e chiude anche l’ingresso del Corridoio di Lachin
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 23.04.2023 – Vik van Brantegem] – Nel 133° giorno del #ArtsakhBlockade e nel 60° giorno della mancata attuazione dell’ordine vincolante della Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite, il regime autocratico di Aliyev ha rafforzato l’assedio dei 120.000 Armeni dell’Artsakh, entrando illegalmente nel Corridoio di Berdzor (Lachin) e installando un nuovo posto di blocco al confine tra Armenia e Artsakh, mantenendo nel frattempo il blocco stradale degli “eco-attivisti” vicino a Shushi, usando il falso pretesto della “fornitura di armi”, il che è del tutto impossibile.
Azioni sul Corridoio di Lachin
Comunicato Stampa
Dipartimento di Stato degli Stati Uniti
Vedant Patel, Vice Portavoce Principale
23 aprile 2023
«Gli Stati Uniti sono profondamente preoccupati per il fatto che l’istituzione da parte dell’Azerbajgian di un posto di blocco sul Corridoio di Lachin comprometta gli sforzi per stabilire la fiducia nel processo di pace. Ribadiamo che ci dovrebbe essere libera e aperta circolazione delle persone e del commercio lungo il Corridoio di Lachin e chiediamo alle parti di riprendere i colloqui di pace e di astenersi da provocazioni e azioni ostili lungo il confine».
La situazione nel Caucaso meridionale sta deteriorando sempre di più soprattutto perché l’autocrate Ilham Aliyev sente che non verrà punito e può mettersi fuori dal diritto internazionale senza subirne conseguenze. E non finirà qui. Ha chiarito che una volta ripulito il Karabkh dagli Armeni, inizierà con la terra armena sovrana. I paesi occidentali non stanno facendo nulla oggi e non faranno nulla domani.
Khnapat. Le persone continuano a vivere e creare (Ani Balayan, fotoreporter in Artsakh [QUI]).
«Una donna che aspetta in una lunga coda di un negozio di ortaggi sapendo che sono una giornalista ha fatto una battuta: “Dica al governo di fornirci dei cuscini in modo che possiamo almeno sederci comodamente sulle pietre mentre aspettiamo queste lunghe file” #ArtsakhBlockade» (Siranush Sargsyan, giornalista freelance a Stepanakert). Ma questo ormai è il minimo che rappresenta da 133 giorni la “normalità” in Artsakh sotto assedio azero.
Il blocco stradale dell’Azerbajgian non solo rimane in vigore dal 12 dicembre 2022, ma oggi è ancora stato rafforzato. Tutto il transito civile e il commercio, la fornitura di gas ed elettricità dall’Armenia rimane interrotti, con gravi conseguenze per la popolazione e, inoltre, le forze armate e il servizio di frontiera statale dell’Azerbajgian hanno accumulato una grande quantità di equipaggiamento e personale militare all’ingresso di Artsakh dall’Armenia. Sono circa 2 anni che siamo allarmati per l’intenzione dell’Azerbajgian di pulizia etnica nell’Artsakh/Nagorno-Karabakh.
Oggi, l’Azerbajgian ha chiuso illegalmente il ponte Hakari al confine tra Artsakh e Armenia, che si trova nel Corridoio di Berdzor (Lachin), in l’area di responsabilità delle truppe di mantenimento della pace russe. Ancora una volta l’Azerbajgian viola gravemente le disposizioni della Dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020, la decisione vincolante della Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite e altre norme fondamentali del diritto internazionale. Nel contempo, l’Azerbajgian diffonde continuamente disinformazione riguardo al non esistente trasferimento di armi dall’Armenia all’Artsakh, per giustificare le azioni illegali.
Tutto questo avviene sotto la silenziosa osservazione della comunità internazionale. Inoltre, questo è il risultato della mancata risposta alle continue gravi violazioni dei diritti umani, nonché della tolleranza delle passate atrocità commesse dall’Azerbajgian.
Le autorità della Repubblica di Artsakh hanno condannano fermamente questa ulteriore provocazione dell’Azerbaigian, considerandola un passo criminale volto ad approfondire il blocco dell’Artsakh e la pulizia etnica. Il Presidente della Repubblica di Artsakh, Araik Harutyunyan, ha convocato una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza durante la quale vengono discussi gli ultimi sviluppi e le relative azioni delle autorità dell’Artsakh.
Oggi, 23 aprile 2023, l’Azerbajgian ha istituito non solo un posto di blocco illegale nel Corridoio di Berdzor (Lachin), ma ha anche violato il regime di cessate il fuoco. Il Ministero della Difesa dell’Armenia ha informato che intorno alle ore 11.50, un soldato armeno, Artyom Poghosyan, è stato mortalmente colpito dal fuoco di un cecchino azero mentre si trovava in una postazione difensiva vicino al villaggio di Sotk nella regione di Gegharkunik, località ripetutamente interessata da violazioni azere nei giorni scorsi, come abbiamo riferito. Invece, il Ministero della Difesa dell’Armenia ha dichiarato che il messaggio diffuso dal Ministero della Difesa dell’Azerbajgian, accusando le unità delle forze armate armene di aver sparato oggi il 23 aprile 2023 intorno alle ore 15.10, in direzione delle posizioni azere situate nella parte sud-orientale della zona di confine armeno-azera, è un’altra disinformazione. Inoltre, 2 militari dell’esercito di difesa dell’Artsakh sono stati feriti nel villaggio di Tagavard, quando le forze armate dell’Azerbajgian hanno aperto il fuoco la scorsa notte.
Risposta del Dipartimento Informazione e Relazioni Pubbliche del Ministero degli Esteri della Repubblica di Artsakh alla disinformazione diffusa dal Ministero della Difesa dell’Azerbajgian: «Il Ministero della Difesa dell’Azerbajgian ha rilasciato un’altra dichiarazione provocatoria affermando che un camion militare dell’esercito azero ha colpito oggi una mina deliberatamente collocata dalla parte armena nella regione di Shushi. Questa affermazione è assolutamente falsa e non corrisponde alla realtà. Era preceduto da un’altra dichiarazione contenente disinformazione sul presunto trasporto di munizioni dall’Armenia all’Artsakh con l’accompagnamento delle forze di pace russe. La sequenza dei contenuti delle dichiarazioni di cui sopra sottolinea chiaramente lo scopo della campagna di disinformazione condotta dall’Azerbajgian, che è preparare il terreno per possibili provocazioni contro la Repubblica di Artsakh».
«Un camion militare azerbajgiano è esploso su una mina nella regione di Shushi del Nagorno-Karabakh, ferendo tre soldati. Come previsto, il Ministero della Difesa dell’Azerbajgian ha accusato la parte armena di una presunta provocazione. Il talento delle autorità azere nell’incolpare la parte armena per ogni disgrazia sta raggiungendo il suo apice. L’Armenia ha consegnato le mappe dei campi minati all’Azerbajgian molto tempo fa, mostrando umanità. Per non liberare i prigionieri di guerra armeni, Baku ha falsamente accusato Yerevan di fornire mappe dei campi minati imprecise. E usando questo motivo, Baku non ha mostrato umanità reciproca e non ha restituito tutti i prigionieri di guerra armeni in Armenia.
Dopo che l’Armenia ha trasferito le mappe all’Azerbajgian, le segnalazioni di soldati azeri che esplodono e muoiono sulle mine sono diminuite in modo significativo. Ciò indica che Baku ha mentito sull’inesattezza delle mappe. Se erano inutili nello sminamento, perché i casi di esplosioni di mine sono diminuiti drasticamente? Pertanto, sono state utilizzate mappe accurate. Sono felice che meno persone abbiano iniziato a soffrire per l’esplosione delle mine, ma è comunque illogico organizzare un attacco informativo contro l’Armenia. Questo stile di lavoro è già logoro ed è ora di sostituirlo. L’esplosione di un camion azero su una mina nella regione di Shushi indica la negligenza militare dell’Azerbajgian. Perché il camion è finito in un luogo che non era stato controllato per il rischio mine? Questo incidente dimostra che gli sminatori azeri hanno agito in modo non professionale. Vi ricordo che nel 2017, a seguito del veto dell’Azerbajgian, l’ufficio OSCE di Yerevan è stato chiuso. L’Azerbajgian ha affermato che uno dei programmi attuati dall’ufficio relativo allo sminamento non era conforme al mandato dell’OSCE. L’attuale rappresentante dell’Azerbajgian ha affermato che questo programma contribuisce a mantenere lo status quo nella questione del Nagorno-Karabakh. Pertanto, l’OSCE è stata accusata di contribuire al conflitto finanziando il programma di sminamento. Nel frattempo, il programma non aveva scopo militare o politico ma era umanitario e basato sulla formazione. Il funzionario di Yerevan ha persino acconsentito a non proseguire con quel particolare programma in modo che l’ufficio dell’OSCE non venisse chiuso. Ma non ha influito in alcun modo sulla posizione di Baku, chiarendo che il loro compito principale è ottenere la chiusura dell’ufficio di Yerevan ad ogni costo. L’Azerbajgian ha abusato del principio della possibilità di porre il veto alle decisioni dell’OSCE. Anni fa, l’Azerbajgian ha impedito alla parte armena di attuare programmi di sminamento. E ora incolpano l’Armenia. Questa è un’altra isteria azera infondata. Mi dispiace che continuiamo ad avere vittime e feriti, ma è l’Azerbajgian che rifiuta l’idea di concludere un equilibrato accordo di #pace. Non rinunciano all’idea di capitolare la parte armena. Sto già aspettando che la propaganda di stato dell’Azerbajgian annunci che Ilham Aliyev è Armeno, motivo per cui il governo sta derubando il popolo azero, mantenendolo in povertà, falsificando le elezioni, torturando i militari, uccidendo o imprigionando i dissidenti. Non è più nemmeno divertente» (Robert Anayan)․
Quindi, Baku ha annunciato di aver allestito un posto di blocco (al posto di quello russo) nel Corridoio di Berdzor (Lachin) al confine con l’Armenia, vicino all’imbocco dell’autostrada interstatale Goris-Berdzor (Lachin)-Stepanakert, in collaborazione con le forze di mantenimento della pace russe, indicando che è stato concordato da entrambe le parti. Con questo, l’Azerbajgian ancora una volta viola gravemente la Dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020, non solo con l’inerzia ma in accordo con le forze di mantenimento della pace russe. Di conseguenza, l’accordo tripartito è da ritenere nullo in quanto Corridoio di Berdzor (Lachin) non esiste più. L’Azerbajgian sta creando le basi per la pulizia etnica e il genocidio prendendo il controllo del corridoio con la partecipazione attiva della Russia.
Per giustificare l’imposizione del blocco completo all’Artsakh/Nagorno-Karabakh, l’Azerbajgian lancia false accuse sul trasferimento di armi dall’Armenia. Quell’accusa è solo uno strumento per giustificare questa azione, l’installazione del posto di blocco. Per questo passo illegale, l’Azerbajgian ha anche accusato la parte armena di aver fatto esplodere una mina nella parte del Corridoio di Berdzor (Lachin) precedentemente occupato dalle forze armate dell’Azerbajgian.
Il fatto che l’Azerbajgian installa un posto di blocco nel Corridoio di Berdzor (Lachin), dice che è ‘iniziato la preparazione della violenza di massa sulla popolazione armena civile dell’Artsakh e della fase finale della pulizia etnica in Artsakh. L’Azerbajgian si prepara ad arrestare le autorità della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, che ha illegalmente dichiarato criminali di guerra. Quel nuovo posto di blocco diventerà un posto di arresti e persecuzioni nelle mani della Repubblica di Azerbajgian e la Federazione Russa partecipa a questo crimine. Secondo la dichiarazione del 9 novembre 2020, le forze di mantenimento della pace russe si sono impegnate a monitorare il libero transito lungo il Corridoio di Berdzor (Lachin). La Russia avrebbe dovuto impedire che l’Azerbajgian avesse istituito un posto di blocco nel corridoio, ma non lo ha fatto, nonostante nell’Accordo trilaterale del 9 novembre 2020 non è prevista l’installazione di un checkpoint azero nel Corridoio di Berdzor (Lachin).
L’installazione di questo checkpoint azero, lungamento annunciato da Baku era prevedibile. Settimane fa, il Ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha dichiarato che il Nagorno-Karabakh dovrebbe far parte dell’Azerbajgian, con quali meccanismi e con quali diritti delle persone, portando come i modelli della minoranza serba in Kosovo e dl Donbass in Ucraina.
Da mesi Russia e Azerbajgian cercano di rendere complice l’Armenia nell’allestire un posto di blocco azero nel Corridoio di Berdzor (Lachin). Dopo aver chiuso il corridoio il 12 dicembre 2022, l’Azerbajgian e la Russia hanno invitato l’Armenia a un incontro per negoziare la questione del corridoio. Tuttavia, l’Armenia ha rifiutato di partecipare all’incontro trilaterale, perché in quell’incontro la parte armena avrebbe dovuto ricevere un ultimatum: il “Corridoio di Zangezur” sarebbe stato concesso all’Azerbaigian sotto il controllo russo, oppure l’Azerbajgian avrebbe istituito un posto di blocco sul Corridoio di Berdzor (Lachin). Entrambe le opzioni sono inaccettabili per l’Armenia. Ora l’Azerbajgian e la Russia stanno violando la Dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020, mettendone in dubbio la legittimità. L’Armenia non ha partecipato a questa illegalità e non ha consentito ai militari russi di controllare il collegamento Nakhichevan-Azerbajgian attraverso il territorio dell’Armenia. Baku e Mosca hanno attraversato un’altra linea rossa. La Russia agisce contro gli interessi armeni con l’Azerbaigian. L’Armenia continua a sollevare la questione del dispiegamento di una forza internazionale di mantenimento della pace nell’Artsakh/ Nagorno-Karabakh. Gli USA e l’Unione Europea dovrebbero sostenere questa richiesta e condannare gli atti criminali di Russi e Azeri-Turchi e proporre chiari meccanismi di sicurezza per l’Artsakh/Nagorno-Karabakh.
Il Ministero degli Esteri dell’Armenia ha invitato la Federazione Russa ad adempiere finalmente ai suoi obblighi assunti dal punto 6 della Dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020 e ad eliminare il blocco del Corridoio di Berdzor (Lachin), assicurando il ritiro delle forze azere dalla sua zona di sicurezza: Le azioni di Baku nell’installare posti di blocco nel corridoio costituiscono una flagrante violazione di una delle disposizioni fondamentali della Dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020. L’Armenia considera inaccettabile l’installazione illegale di posti di blocco da parte dell’Azerbajgian nel Corridoio di Lachin e la condanna fermamente. Queste azioni mirano a far fallire i negoziati sul documento per la risoluzione delle relazioni tra Armenia e Azerbajgian, ha dichiarato il Ministero degli Esteri dell’Armenia: «Il 23 aprile 2023 le autorità dell’Azerbajgian, violando gravemente il punto 6 della Dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020, hanno già bloccato ufficialmente il Corridoio di Lachin, provvedendo nel corridoio per installare un checkpoint nella zona di responsabilità delle forze di mantenimento della pace russe. Questo passo, compiuto oggi dalle forze armate dell’Azerbajgian, non può essere considerato come un’altra provocazione dell’Azerbajgian. È una flagrante violazione di una delle disposizioni fondamentali della Dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020, finalizzata alla coerente attuazione della sua politica di pulizia etnica nel Nagorno-Karabakh e al completo spopolamento del Nagorno-Karabakh. Il continuo blocco illegale del Corridoio di Lachin con falsi pretesti ambientali dal 12 dicembre dello scorso anno e l’installazione di un checkpoint con pretesti falsi e infondati oggi sono i prossimi passi nell’attuazione coerente di questa politica pianificata. Nonostante le chiare dichiarazioni della comunità internazionale e una sentenza giuridicamente vincolante emessa dalla Corte Internazionale di Giustizia il 22 febbraio 2023, questa azione viene portata avanti. Inoltre, la leadership dell’Azerbajgian non solo non fa alcuno sforzo per adempiere ai famosi accordi, ma copre anche le sue continue violazioni delle norme fondamentali del diritto internazionale, aggrava in ogni modo la situazione regionale e prepara il terreno per l’uso di grandi forze. La Repubblica d’Armenia, in quanto firmataria della Dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020, considera inaccettabile e condanna fermamente questo passo dell’Azerbajgian per installare un posto di blocco illegale nel Corridoio di Lachin. Essa, così come le azioni simili condotte fino ad allora dall’Azerbajgian, combinate con l’odio armeno continuo e la retorica minacciosa, mirano a far fallire i negoziati sul documento per la regolamentazione delle relazioni tra Armenia e Azerbajgian. Chiediamo alla Federazione Russa di adempiere finalmente ai propri obblighi ai sensi del punto 6 della dichiarazione tripartita, eliminando il blocco illegale del corridoio e garantendo il ritiro delle forze #azerbaigiane dall’intera zona di sicurezza del Corridoio di Lachin. Chiediamo agli Stati membri delle Nazioni Unite con mandato di sicurezza internazionale di registrare chiaramente le azioni dell’Azerbajgian che minano la sicurezza regionale e di compiere passi attivi verso l’esecuzione incondizionata della sentenza della più alta corte internazionale».
Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]
Foto di copertina: il Presidente turco Erdoğan si rivolge in un momento conviviale al Presidente russo Putin, seduto al centro tra il Presidente azerbajgiano Aliyev e il Presidente bielorusso Lukashenko, durante il vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco) a Samarcanda nel settembre 2022.