Papa Francesco, rinuncia o fine pontificato?

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 27.12.2022 – Andrea Gagliarducci] – In un’intervista pubblicata il 18 dicembre 2022 dal quotidiano spagnolo ABC [QUI], Papa Francesco ha rivelato di aver scritto una lettera di rinuncia e che questa è stata consegnata al Cardinale Tarcisio Bertone, allora Segretario di Stato della Santa Sede. La rinuncia diventerebbe valida se al Papa fosse impedito, per motivi di salute, di svolgere le funzioni di pontefice. Questa rivelazione, tuttavia, lascia aperti molti interrogativi. Rivela qualcosa del modo di operare di Papa Francesco, che si riflette anche nel pontificato.

Innanzitutto, colpisce che il Papa abbia parlato solo ora di una possibile rinuncia in caso di sede impedita. Si potrebbe dire che prima non c’erano opportunità, ma non è vero. Il Papa ha concesso molte interviste, e in molti casi si è parlato del papato emerito, della convivenza con Benedetto XVI, e anche delle sue possibili decisioni nell’evento. Mai una volta il Papa ha rivelato di aver lasciato un biglietto del genere. Lo ha fatto solo adesso, e dobbiamo chiederci: cosa lo ha portato a fare questa rivelazione?

In effetti, il pontificato si trova in una situazione complicata. Papa Francesco ha superato dei momenti critici, e anche se la sua salute non è delle migliori – quando la è a 86 anni? – è vero che una possibile, necessaria successione non sembra imminente. Eppure di successione si parla, e da tempo ormai. Ancor prima, si potrebbe dire, dell’intervento intestinale del 4 luglio 2021, che ha reso più concreta la possibilità di un Conclave. Papa Francesco, infatti, ha confidato ai gesuiti della Slovacchia che alcuni gli avevano «già fatto un funerale».

Ma prima di quell’episodio, bisogna considerare che un articolo del 2020 di Padre Antonio Spadaro, S.I. sulla rivista dei gesuiti La Civiltà Cattolica [QUI] metteva in dubbio che il pontificato di Papa Francesco avesse esaurito la sua spinta propulsiva (attenzione: secondo Spadaro ovviamente no [QUI]). E poi c’era un libro di Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio e assiduo frequentatore della Domus Sanctae Marthae, che s’intitolava La Chiesa brucia, affrontando il tema di una crisi nella Chiesa stessa.

Al di là della narrazione fatta dallo stesso Papa, che tutto va bene, che tutti sono contenti e che le riforme stanno funzionando, in Vaticano e oltre, si pongono diverse domande sui risultati della “Cura Bergoglio” e non tutte le risposte sono positive. Al contrario. Anche in questo caso è indicativo l’ultimo discorso di auguri di Natale alla Curia, che Papa Francesco ha pronunciato il 22 dicembre [QUI]. Dopo aver passato anni a delineare i mali della Curia e gli antidoti ai mali della Curia o ad elencare le riforme fatte come per rispondere alle accuse di non aver fatto abbastanza, Papa Francesco ha invece proposto un discorso un po’ moralistico in cui si scusa per essere a volte duro ma ha spiegato che, in fondo, giova “affliggere chi è già consolato” e che la vera misericordia passa attraverso l’accettazione dei limiti dell’altro.

La domanda che si potrebbe porre è, se il Papa accetti i limiti o gli errori degli altri, quando questi sono al di fuori della sua sfera di amicizia, ma sarebbe una domanda sgradevole, quella che si butta qui. Tuttavia, tornando al discorso centrale, Papa Francesco sembra aver voluto dare un punto d’appoggio a chi lo critica, quasi a cercare un po’ di tregua per concludere in pace l’ultimo tratto del suo pontificato. Questa ricerca di respiro porta diversi problemi, che sono i problemi del pontificato stesso.

Il primo: chi ha autenticato la lettera di rinuncia del Papa, o almeno la sua firma? La rinuncia deve essere deliberata, accessibile e pubblica se c’è una lettera. Non basta un autografo del Papa, serve la certificazione.

Secondo: chi avrebbe il compito di definire la “sede impedita del Papa”? La questione è talmente delicata che c’è un gruppo dell’Università di Bologna che se ne sta occupando [QUI], facendo proposte sia sulla gestione di un’eventuale sede impedita sia anche sullo status giuridico del Papa emerito.

Infatti, Paolo VI aveva scritto una lettera del genere, ma anche in quel caso sarebbe stata necessaria una convalida pubblica della lettera. Quello che scrisse Pio XII quando venne a conoscenza dei piani dei nazisti per rapirlo è di un altro genere letterario: era in guerra, e un Papa rapito era senza dubbio un impedimento oggettivo che il collegio cardinalizio avrebbe potuto riconoscere. Nel caso di Papa Francesco la questione sarebbe ancora più complessa. Chi si assumerebbe la responsabilità di definire la situazione del Papa come “una sede impedita”? E ci sono circostanze delineate per farlo?

Il Papa non precisa se riferisce a una sede impedita in caso di malattia irreversibile o semplice, che altera completamente le percezioni. Forse c’è un accenno nella lettera. Ma pare che nessuno abbia visto quella lettera e che il Papa stesso l’abbia consegnata in busta chiusa. Allora, quando aprirla? Quando si presentano le circostanze? E chi si assume la responsabilità di decidere nel caso? Tutte queste domande sono indicative del modo di fare di Papa Francesco. Evitando le istituzioni, Papa Francesco evita di comportarsi istituzionalmente. Sebbene la sua attività legislativa fu ampia durante il pontificato, fu principalmente un’attività legislativa di emergenza perché svolta attraverso decreti personali del pontefice. Questi documenti (rescritto e motu proprio) sono generalmente utilizzati per piccole modifiche e precisazioni interpretative ma difficilmente per modifiche strutturali.

La legislazione emergenziale, tutta legata alla persona del Papa, crea un vuoto di governo. Al di là della riforma della Curia e del decentramento a cui questa mira, tutto è stato accentrato nelle mani del Papa. Anche le interpretazioni sono del Papa. È difficile per chiunque prendere decisioni sapendo che il Papa potrebbe non approvarle. Ecco, allora, che l’idea di una lettera di rinuncia sembra essere più una dichiarazione di guerra che un atto di normalizzazione. Il Papa avverte che potrebbe sempre andarsene ma che nessuno può definire se questa rinuncia sarà valida perché non c’è il supremo legislatore, il Papa, che sarebbe, in tal caso, in condizioni di incapacità.

Si tratta di una confusione deliberata? Forse sì. Nell’intervista del ABC, Francesco fa anche sapere di non aver mai voluto definire lo status giuridico del Papa emerito e di sapere che il Conclave potrebbe creare un po’ di confusione perché i nuovi cardinali creati negli ultimi anni non si conoscono. Ma, allo stesso tempo, il Papa fa sapere che gli sta bene perché il Conclave sarà comunque opera dello Spirito Santo, e lo stesso Spirito Santo non gli ha mai ispirato a definire lo statuto del Papa emerito.
In questo clima di incertezza, Papa Francesco sta definendo l’ultima fase del suo pontificato, che è il cambio di un’epoca. La voce che volesse il Vescovo di Hildesheim, Mons. Heiner Wilmer, come nuovo Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede non è stata ancora confermata [QUI]. Non c’è ancora un nuovo Prefetto del Dicastero dei Vescovi. Si supponeva che il Prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali, Cardinal Sandri, restasse fino ad 80 anni, ma improvvisamente è stato sostituito.

Le decisioni future arriveranno, dopotutto, senza preavviso. Un “colpo di scena” papale che punta a lasciare una Curia a immagine e somiglianza di Francesco. Ha anche l’idea di nominare una donna a capo di un dicastero, magari entro due anni, perché c’è un capo dicastero il cui mandato è in scadenza e che guida un dicastero che potrebbe presiedere una donna. Ancora una volta, niente di specifico, niente di definito.

Resta la narrazione del pontificato delle riforme fatte, della via della trasparenza e della riforma economica che «sta funzionando bene». Ma tutta questa narrazione sembra faticare a trovare corrispondenza con la realtà. Alla fine la domanda è sempre la stessa: Papa Francesco è al termine del suo pontificato o terminerà il suo pontificato?

Questo articolo nella nostra traduzione italiana è stato pubblicato dall’autore ieri, 26 dicembre 2022 sul suo blog Monday Vatican [QUI].

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