L’odierna aggressione dell’Azerbajgian contro l’Armenia: una manifestazione della politica espansionistica e armenofobica a livello statale azera

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 13.09.2022 – Vik van Brantegem] – Come avevamo ampiamente previsto e avvertito, il dittatore guerrafondaio azero Ilham Aliyev non ha nessuna intenzione di pace e, come ha promesso, continua a mostrare il “pugno di ferro” contro l’Armenia e gli Armeni. Alcuni minuti dopo mezzanotte di oggi, le forze armate dell’Azerbajgian hanno ripreso ad attaccare il territorio sovrano dell’Armenia, con numerosi morti e feriti, e case civili distrutte, nel silenzio del mondo, che non mostra interesse, che non espone la bandiera dell’Armenia su balcone e le auto in solidarietà con gli Armeni che soffrono e subiscono l’ingiustizia.

Dopo aver occupato 2/3 dell’Artsakh, esercitazioni di invasione azera in Armenia. L’alleato del turco Erdogan, l’azero Aliyev sogna nuove conquiste. Solo la Russia difende l’Armenia cristiana – 17 novembre 2021

Ma la costatazione più tragica: siamo all’assenza più totale di una deterrenza e qualsiasi dittatore può fare strage di civili avendo la certezza dell’impunità, del silenzio della quasi totalità della gente e persino della simpatia di una fetta di non trascurabile della politica internazionale, dei media, ecc.

In chiusura riportiamo il testo integrale del Comunicato dell’Ambasciata della Repubblica di Armenia in Italia sull’attacco militare dell’Azerbajgian contro l’Armenia di oggi.

«Il 13 settembre 2022 alle ore 00.05, unità delle forze armate azere hanno iniziato un bombardamento intensivo delle posizioni armene con cannoni di grosso calibro in direzione di Goris, Sotk e Jermuk. Il nemico usa anche droni», si legge nel primo comunicato del Ministero della Difesa dell’Armenia di questa mattina. Un portavoce del Ministero della Difesa ha spiegato, che nelle prime ore del mattino di oggi, unità delle forze armate azere hanno tentato di ottenere un altro avanzamento di posizione – oltre alle porzioni già occupate da centinaia di soldati del dittatore Aliyev da maggio 2021 – in diverse direzioni oltre il confine armeno-azero. Il Ministero della Difesa dell’Armenia ha condiviso anche filmati, che documentano uno di questi tentativi, durante il quale l’aggressore azero si è avvicinato alle posizioni armene di difesa, attraversa il confine, ed è costretto a tornare alle posizioni di partenza, subendo perdite.

Va sottolineato con chiarezza, che non si tratta di “scontri fra Armeni e Azeri”, come si legge da diversi parti. Più che di “pesanti scontri”, si tratta di una vera e propria aggressione a vasta scala dell’Azerbajgian al territorio sovrano dell’Armenia. E questo mentre sono in corso i lavori per la definizione dei confini tra Armenia e Azerbajgian. Non siamo neanche nella Repubblica armena cristiana di Arsakh/Nagorno-Karabakh (dove l’Azerbajgian ha proseguito a occupare altri territori, oltre a quelli già ottenuto con la forza militare nella guerra di aggressione dei 44 giorno di fine 2020). Oggi, il regime del dittatore Ilham Aliyev prosegue con gli attacchi azeri contro l’Armenia, Paese confinante dell’Azerbajgian. È urgente non sola la ferma condanna dell’Europa a parole diplomatiche, ma delle misure energiche ed efficaci per garantire la sicurezza della popolazione nella regione, per impedire il ripetersi delle aggressioni azere contro l’Armenia e contro la Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh. La comunità internazionale ha l’obbligo morale di costringere l’Azerbajgian a liberare i territori di Artsakh/Nagorno Karabakh, occupati con la forza miliare nella guerra dei 44 giorni di fine 2020 [nostro articolo del 28 settembre 2020, il primo giorno dell’aggressione azera all’Artsakh/Nagorno-Karabakh, prima delle agenzie: QUI].

«Mentre infuria la guerra in Ucraina, l’Azerbajgian sta attaccando l’Armenia e la Turchia sta minacciando apertamente la Grecia. Crescono focolai sempre più grandi in giro per il mondo e, in alcuni casi, a pochi passi da noi. Gli interessi nazionali e le aspirazioni delle collettività non sono mai stati messi in cantina, come ci hanno ripetuto gli aedi della globalizzazione. La Storia si è rimessa in moto e il processo è inarrestabile. Gli Occidentali, rincretiniti da tre decenni di sottocultura consumista e nichilista, dovranno presto scegliere se tornare adulti o restare a gattonare per terra giocando coi pastelli» (Matteo Brandi).

Questa mattina presto, sui social media si sono diffuse le notizie sui combattimenti, iniziati su vasta scala lungo tutto il confine dell’Armenia con l’Azerbajgian. Utilizzando principalmente artiglieria pesante, sistemi di lanciarazzi multipli e droni da combattimento turchi e israeliani, le forze armate dell’Azerbajgian hanno bombardato per tutta la notte molte località nel territorio sovrano della Repubblica di Armenia, lungo tutta la linea di confine orientale. I suoni dei bombardamenti azeri delle città armene di Vardenis e Jermuk si sono sentiti anche vicino alla città di Goris e al villaggio di Tatev.

Secondo quanto riferito in Parlamento dal Primo Ministro dell’Armenia Nikol Pashinyan, la parte armena in conseguenza dell’aggressione azero ancora in corso conterebbe almeno 50 morti. Secondo alcune fonti il bilancio dei caduti sarebbe molto più alto.

Sui social media è stata richiesta la ferma condanna dell’Unione Europea, senza illudersi: «Secondo la logica “aggressore/aggredito”, l’Unione Europea dovrebbe armare l’Armenia contro l’Azerbajgian che ci vende gas. Ma siccome siamo ipocriti e pure servi noi armiamo i Paesi solo se conviene agli USA».

Nella mattinata la situazione sul confine tra Armenia e Azerbaigian non mostrava cambiamenti significativi. L’aggressore azero continuava a usare artiglieria, mortai e droni verso Vardenis, Sotk, Artanish, Ishkhanasar, Goris e Kapan, mirando ad infrastrutture militari e civili armeni. Battaglie posizionali si stavano svolgendo in alcune sezioni del confine. Nel primo pomeriggio, la situazione lungo diversi tratti del confine rimaneva estremamente tesa, ha dichiarato un portavoce del Ministero della Difesa dell’Armenia: «Nonostante la significativa riduzione dell’intensità dei bombardamenti, il nemico continua i tentativi di avanzare nelle direzioni di Nerkin Hand, Verin Shorzha, Artanish e Sotk. Le unità delle forze armate della Repubblica di Armenia continuano a svolgere i compiti di combattimento loro assegnati». Il Portavoce del Ministero della Difesa dell’Armenia ha confermato che almeno 49 dei soldati armeni sono stati uccisi a seguito dell’aggressione su larga scala scatenate da parte dell’Azerbajgian e che dopo la completa verifica dei dati, verranno fornite ulteriori informazioni sul numero delle vittime e dei feriti. Il Portavoce ha detto che le unità azerbajgiane hanno preso di mira delle infrastrutture civili e che dei civili sono rimasti feriti negli attacchi. Il Ministero della Difesa sta studiando nel dettaglio i video pubblicati sui canali Telegram azerbajgiani relativi ai militari armeni e che ci saranno ulteriori chiarimenti in merito, e continuerà a fornire aggiornamenti regolari sulla situazione.

Arman Tatoyan, il Difensore dei Diritti Umani (Difensore Civico) dell’Armenia e Giudice ad hoc presso la CEDU-Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, ha diffuso via Twitter le prime foto e video dei bombardamenti azeri sulle abitazioni civili nel territorio sovrano dell’Armenia. I colpi di artiglieria sono partiti anche da postazioni azere in territorio armeno occupato lo scorso anno.

«Gli attacchi dell’Azerbajgian contro le comunità pacifiche dell’Armenia provengono anche da luoghi in cui il territorio sovrano dell’Armenia è stato invaso da maggio 2021 – le province di Syunik e Gegharkunik. Per esempio, i villaggi di Sotk, Norabak e Kut nella provincia di Gegharkunik – dalle scuole alle case. Attacchi dalla strada Kapan-Tshakaten nella provincia di Syunik» (Arman Tatoyan).

«Le prove confermano i crimini di guerra dell’Azerbajgian: attacchi aggressivi mirati con l’intenzione di uccisioni intenzionali di civili di villaggi/città armeni, distruzione di proprietà e comunità. Gli attacchi si basano sull’armenofobia. Questo è il villaggio di Sotk nella provincia di Gegharkunik, sotto attacchi aggressivi da questa notte» (Arman Tatoyan).

Il video.

«La città armena di Jermuk dopo i bombardamenti mirati dell’Azerbajgian di oggi. Crimini di guerra con lo chiaro scopo di uccisioni intenzionali e distruzione della comunità civile – un’area ricreativa, con molti turisti. Risultati delle politiche dell’Azerbajgian e dell’armenofobia» (Arman Tatoyan).

Il video.

«Questa è la casa di un residente pacifico del villaggio di Verishen, nella provincia di Syunik. È stato distrutto questa notte da un attacco mirato dell’Azerbajgian. Al momento dell’attacco le persone erano a casa. Nessuna unità militare entro chilometri dalla casa. Un evidente crimine di guerra per uccidere persone e distruggere la comunità» (Arman Tatoyan).

Poco dopo l’inizio dell’aggressione militare dell’Azerbajgian, il Primo Ministro dell’Armenia Pashinyan ha avuto conversazioni telefoniche con i Paesi Copresidenti del Gruppo di Minsk dell’OSCE (il Presidente della Francia Emmanuel Macron, il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin e il Segretario di Stato statunitense Antony Blinken) e con il Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, ha comunicato l’Ufficio del Primo Ministro dell’Armenia.

Nella conversazione con Blinken, Pashinyan ha presentato i dettagli sull’aggressione lanciata dall’Azerbajgian contro il territorio sovrano dell’Armenia. Pashinyan ha informato Blinken, che in relazione alle azioni in corso è stata presa la decisione di rivolgersi formalmente al Consiglio della Federazione Russa per l’attuazione delle disposizioni del Trattato di amicizia, cooperazione e mutua assistenza, al CSTO-Collective Security Treaty Organization (l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, un’alleanza militare creata nel 1992 da sei nazioni dell’ex Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, appartenenti alla Comunità degli Stati Indipendenti: Russia, Armenia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan) e al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. In questo contesto, il Primo Ministro armeno Pashinyan ha espresso l’auspicio di un’adeguata reazione della comunità internazionale. Antony Blinken ha espresso la profonda preoccupazione della parte americana per la situazione creata e ha ritenuto inammissibile l’ulteriore escalation della situazione. Ha espresso la disponibilità degli Stati Uniti a compiere sforzi per stabilizzare la situazione

«Una tregua al confine dell’Armenia con l’Azerbajgian è stata raggiunta grazie agli sforzi della Federazione Russa, anche dopo il colloquio tra il Presidente russo Vladimir Putin e il Primo Ministro armeno Nikol Pashinyan, e il lavoro del Ministero degli Esteri russo», ha detto a RIA Novosti il Capo del Comitato Internazionale Consiglio della Federazione, Grigory Karasin. «Ci aspettiamo che l’accordo raggiunto a seguito della mediazione russa su un cessate il fuoco dalle ore 09.00 ora di Mosca (06.00 GMT) del 13 settembre 2022 sarà pienamente attuato», ha affermato il Ministero degli Esteri russo in una dichiarazione, aggiungendo che era «estremamente preoccupato» per l’aumento dei combattimenti. «Chiediamo alle parti di astenersi da un’ulteriore escalation della situazione, esercitare moderazione e osservare rigorosamente il cessate il fuoco in conformità con le dichiarazioni tripartite dei leader di Russia, Azerbajgian e Armenia del 9 novembre 2020, 11 gennaio e 26 novembre 2021», ha affermato il Ministero degli Esteri della Federazione Russa.

Intanto, gli Azeri continuano le operazioni belliche in Armenia ignorando la richiesta di tregua della Federazione Russa.

La Francia solleverà il tema degli scontri tra Armenia e Azerbajgian al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ha affermato l’Ufficio del Presidente francese, aggiungendo che Emmanuel Macron continua ad esortare entrambe le parti a rispettare un cessate il fuoco, riferisce la Reuters.

I rapporti sui combattimenti al confine tra Armenia e Azerbaigian sono estremamente preoccupanti, ha affermato in un post su Twitter il Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel. “Serve un cessate il fuoco completo e sostenibile. Non c’è alternativa alla pace e alla stabilità, e non c’è alternativa alla diplomazia per garantirlo”, ha aggiunto. “Sono in contatto con entrambi i leader Ilham Aliyev e Nikol Pashinyan”, ha detto Michel. Ha informato che l’Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza Josep Borrell ha chiesto al Rappresentante Speciale dell’Unione Europea per il Caucaso meridionale e la Crisi in Georgia Toivo Klaar di recarsi a Baku e Yerevan per lavorare a prevenire un’ulteriore escalation.

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazione Unite ha chiesto l’intervento del CSTO-Collective Security Treaty Organization.

Su iniziativa della parte armena, oggi si è tenuta una sessione straordinaria del Consiglio Permanente della CSTO sotto la Presidenza di Viktor Biyagov, Rappresentante Permanente e Plenipotenziario della Repubblica di Armenia presso la CSTO, con la partecipazione del Vice Segretario della CSTO, il generale Valeriy Semerikov e il Capo di stato maggiore congiunto Anatoly Sidorov. Durante la sessione, il Rappresentante dell’Armenia ha informato i membri del Comitato Centrale della CSTO che alla mezzanotte del 13 settembre le forze armate dell’Azerbajgian, violando gravemente il diritto internazionale e il regime di cessate il fuoco, hanno compiuto azioni provocatorie e aggressive contro il territorio sovrano di Armenia, tentando di avanzare posizioni in alcune direzioni. Le forze armate armene sono state portate a una prontezza militare di alto livello e hanno svolto la difesa delle aree loro affidate. Le azioni delle forze armate azere sono considerate una grave violazione dell’integrità territoriale e della sovranità dell’Armenia, uno stato membro della CSTO, e la situazione potrebbe portare a un conflitto armato su larga scala. Victor Biyagov ha osservato che l’Armenia ha fatto appello ai suoi alleati nella CSTO, aspettandosi misure collettive efficaci per garantire la sicurezza, l’integrità territoriale e la sovranità della Repubblica di Armenia nel quadro della Carta della CSTO. Ha espresso fiducia nel fatto che i meccanismi CSTO siano in grado di trattenere l’aggressore.

L’ EAFJD-European Armenian Federation for Justice and Democracy (Federazione Europea Armena per la Giustizia e la Democrazia) ha invitato la leadership dell’Unione Europea a condannare in modo chiaro e inequivocabile l’attacco dell’autoritario Azerbajgian contro l’Armenia. «Ci aspettiamo che facciate tutto ciò che è in vostro potere per fermare l’aggressione dell’Azerbajgian, che è una manifestazione della politica di xenofobia a livello statale contro l’Armenia e della politica espansionistica dell’Azerbajgian. La vita umana ha un valore inestimabile, sia in Ucraina che in Armenia. Come cittadini dell’Unione Europea, crediamo che un dittatore regolare come Aliyev non possa comprare il silenzio o la dignità in cambio della potenziale fornitura di una piccola parte del gas dell’Unione Europea», ha affermato l’EAFJD in una dichiarazione. L’EAFJD ha invitato il Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, l’Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza Josep Borrell, il Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, il Rappresentante Speciale dell’Unione Europea per il Caucaso meridionale e la Crisi in Georgia Toivo Klaar e il Presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola, a difendere «la vita umana, la dignità e contro questa sfacciata aggressione da parte di un regime autoritario nel vicinato dell’Unione Europea, come l’Azerbajgian, che rischia di destabilizzare l’intera regione».

L’Eurodeputato Loucas Fourlas, Capo del Gruppo di amicizia con l’Armenia del Parlamento Europeo, ha condannato l’attacco dell’Azerbajgian all’Armenia. “Il Gruppo di amicizia con l’Armenia del Parlamento Europeo condanna con le parole più forti possibili l’attacco azerbajgiano all’Armenia nel primo mattino di oggi. Chiediamo all’Unione Europea e a Josep Borrel di intervenire il prima possibile e di esortare l’Azerbajgian a fermare questi brutali attacchi”, ha twittato Fourlas.

Gli Europarlamentari francesi nel gruppo PPE del Parlamento Europeo hanno affermato: “Dobbiamo condannare l’aggressione criminale scatenata dall’Azerbajgian contro l’Armenia questa notte. La Francia e l’Europa devono agire con urgenza per prevenire un’altra guerra”.

Il Consiglio Permanente dell’OSCE terrà oggi una sessione speciale su iniziativa dell’Armenia. L’incontro si svolgerà alle ore 19.00 ora di Yerevan, ha informato il Portavoce del Ministero degli Esteri armeno, Vahan Hunanyan.

Ambasciata della Repubblica di Armenia in Italia
Comunicato sull’attacco militare dell’Azerbajgian contro l’Armenia
13 settembre 2022


Il 13 settembre 2022 alle 00:05 ora locale, l’Azerbajgian ha lanciato un’aggressione militare su larga scala in diverse direzioni lungo il confine orientale tra l’Armenia e l’Azerbajgian. Le forze armate azere, utilizzando artiglieria pesante, sistemi di lanciarazzi multipli e droni da combattimento, hanno iniziato a bombardare intensamente le città armene di Goris, Jermuk, Vardenis, Kapan, Sotk e i villaggi vicini. Come risultato dell’aggressione azera, ci sono almeno 49 vittime e numerosi feriti.

Questa recente aggressione non provocata e ingiustificata contro il territorio sovrano dell’Armenia è l’ennesima violazione flagrante da parte dell’Azerbaijan della Carta delle Nazioni Unite, dell’Atto finale di Helsinki e della Dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020.

L’Armenia ha espresso continuamente la sua profonda preoccupazione alla comunità internazionale per il deterioramento della situazione della sicurezza nel Nagorno-Karabakh (Artsakh) e lungo il confine della Repubblica d’Armenia con la Repubblica dell’Azerbajgian.

L’Armenia aveva anche avvertito che i continui incitamenti all’odio, le azioni e le dichiarazioni degli alti funzionari del governo azero testimoniavano i preparativi di una rinnovata aggressione da parte dell’Azerbajgian contro l’Armenia e l’Artsakh.

Dal 2 settembre in poi il Ministero della Difesa dell’Azerbajgian ha quotidianamente diffuso false informazioni sostenendo che “le postazioni dell’esercito dell’Azerbajgian sono periodicamente sottoposte a fuoco con l’uso di armi di vario calibro dalle postazioni delle forze armate armene”. Comunicati tutti smentiti da fatti oggettivi e dichiarazioni ufficiali del governo armeno.

Inoltre, sono stati estremamente preoccupanti le informazioni confermate circa frequenti voli cargo militari che hanno trasferito attrezzature e munizioni militari dalla Turchia, Stato membro della NATO, all’Azerbajgian. Inoltre, dal 5 al 9 settembre 2022, le forze aeree azerbajgiane e turche hanno condotto esercitazioni congiunte in Azerbajgian, con lo scopo annunciato di valutare la capacità di “distruzione di obiettivi aerei e terrestri immaginari del nemico”. È estremamente preoccupante che un membro della NATO sia coinvolto in un violento attacco militare contro l’Armenia.

Questo è il modus operandi distintivo dell’Azerbajgian mentre si prepara a lanciare un’aggressione armata. Considerando che una simile serie di azioni si è svolta prima della guerra di aggressione del 2020 contro l’Armenia e il Nagorno-Karabakh e prima di ogni escalation da allora, inclusa l’ultima aggressione all’inizio di agosto di quest’anno, l’aggressione su larga scala di oggi non è stata inaspettata ed era già ovvio che l’Azerbajgian stava preparando il terreno per una nuova escalation e aggressione. Il governo armeno ha costantemente informato i partner internazionali e la comunità internazionale circa i preparativi di una nuova aggressione azera contro l’Armenia. (Occorre tenere in considerazione che l’aggressione dell’Azerbaijan e dei suoi sostenitori contro il territorio sovrano della Repubblica di Armenia è anche l’ennesimo attacco contro il primo Paese Cristiano del mondo, che ha lo scopo di realizzare l’inequivocabile ambizione di realizzare il progetto dell’unione pan-turca e colleghi l’Azerbaijan alla Turchia attraverso il territorio della Repubblica di Armenia. Con tale obiettivo il regime di Aliev è stato ulteriormente ispirato dal fatto che i suoi crimini di guerra commessi durante la guerra del 2020 contro il Nagorno-Karabakh (Artsakh) sono rimasti impuniti. Il senso di impunità per Aliyev è stato ulteriormente rafforzato dalla recente dichiarazione della presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen che lo ha elogiato come “partner affidabile” dell’Europa. Purtroppo lo stesso Aliyev è stato ricevuto ai massimi livelli in Italia, il primo Paese europeo a farlo dopo la seconda guerra contro l’Artsakh del settembre-novembre 2020).

Dalle prime ore dell’aggressione azera, il Primo Ministro dell’Armenia ha discusso dell’aggressione premeditata e chiaramente pianificata dall’Azerbajgian con i Paesi Copresidenti del Gruppo di Minsk dell’OSCE (con il Presidente di Francia Emmanuel Macron, con il Presidente di Russia Vladimir Putin, con il Segretario di Stato USA Anthony Blinken) e con il Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel.

È stato inoltre deciso di appellarsi ufficialmente all’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva e al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, nonché alla Russia, sulla base del Trattato sulla mutua assistenza in vigore. La Repubblica di Armenia intende utilizzare tutti i mezzi disponibili per realizzare la propria autodifesa e salvaguardare la sovranità dello Stato.

In questo momento, mentre il numero delle vittime continua a crescere, è urgente che la comunità internazionale condanni esplicitamente l’aggressione dell’Azerbajgian contro la sovranità e l’integrità territoriale della Repubblica di Armenia. Occorre un messaggio forte e inequivocabile che sottolinei che qualsiasi aggressione armata da parte dell’Azerbajgian, che aggrava ulteriormente la già fragile situazione nella regione, è inaccettabile e non sarà più tollerata e che l’Azerbajgian sarà costretto a rispondere per le conseguenze dell’uso della forza e della violazione della Carta delle Nazioni Unite.

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