Le Figaro: «Papa Francesco crea dei cardinali per garantire la sua continuità»

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Nel giorno in cui Papa Francesco fa un’infornata di nuovi cardinali, riportiamo di seguito, nella nostra traduzione italiana dal francese, l’analisi Le pape François crée des cardinaux pour assurer sa continuité, Jean-Marie Guénois, inviato speciale a Roma, pubblicata ieri dal quotidiano francese Le Figaro.

«Il Papa non intende dimettersi: prepara con cura la sua successione per fare continuare la linea del suo pontificato. […] Francesco non è quindi in procinto di partire, ma prepara con cura la sua successione affinché continui l’orientamento che sta dando alla Chiesa Cattolica. (…) Più personalità un Papa nomina nella sua linea, più assicura una successione, anche se al Conclave nulla è mai prevedibile. Mentre Giovanni Paolo II e Benedetto XVI si impegnavano a nominare alte personalità agli antipodi della loro sensibilità, per onorare la diversità della Chiesa, Francesco scelse i profili dei nuovi cardinali tra uomini d’azione, pastori di base, preferibilmente di piccoli Paesi o Città sotto pressione. Si tratta di un dato di fatto oggettivamente verificabile negli otto Concistori precedenti. Gli unici teologi o intellettuali di statura, o vescovi di fama, che Francesco ha creato cardinali, a maggioranza hanno più di 80 anni».

Papa Francesco crea dei cardinali per garantire la sua continuità
di Jean-Marie Guénois, inviato speciale a Roma
Le Figaro, 26 agosto 2022


ANALISI – Il Papa non intende dimettersi [Pour le pape, une démission n’est pas à l’ordre du jour – 31 luglio 2022]: prepara con cura la sua successione per fare continuare la linea del suo pontificato.

Papa Francesco certamente non si prende mai delle vacanze, ma il suo “rientro” del 2022 sarà uno dei più attivi del pontificato. A 85 anni, inaugura sabato [oggi] una sequenza di quattro giorni molto fitti, incentrati – senza dirlo – sulla sua… successione.

Atto primo, la creazione sabato [oggi] di venti nuovi cardinali; atto II, la visita, domenica, nella Città dell’Aquila, della tomba di Celestino V, l’unico Papa della storia – con Benedetto XVI ormia – ad aver dimissionato. Infine, la scena finale, lunedì e martedì, un quasi inedito consiglio a porte chiuse di tutti i cardinali per discutere e spiegare loro la riforma della Curia romana e il nuovo modo di esercitare il potere della Chiesa.

Così facendo, Francesco preparerebbe l’annuncio della sua rinuncia? È altamente improbabile. Ha messo i puntini sulle i, mentre tornava a casa dal Canada un mese fa. Ha ammesso “sinceramente”, che si trattava di una “opzione normale” ma che non aveva “voglia di pensare a questa possibilità”. Un messaggio che ha ripete dalla sua elezione, il 13 marzo 2013.

Per questo pragmatico, tutto dipenderà dalle circostanze della sua salute, mentre sta valutando comunque l’opzione di rimanere Papa fino alla fine. Tanto più che Francesco ora affronta l’opera maggiore del suo pontificato. Quella del passaggio da una Chiesa gerarchica a una Chiesa “sinodale”. Vale a dire democratico e decentralizzato. Cioè, un cambiamento profondo della cultura ecclesiale, volto a porre fine al “clericalismo”, il potere dei sacerdoti e dei vescovi, nella Chiesa. Ieri, il Cardinale Mario Grech, un maltese, responsabile del “Sinodo sulla sinodalità”, lo ha apertamente riconosciuto: ha presentato alla stampa, come una sorta di introduzione a questo lungo weekend, lo stato della consultazione globale su questa riforma centrale. Ma sarà discussa nella sostanza a Roma soltanto nell’ottobre 2023. Quanto alle riforme successivi, non avverranno prima dell’inizio del 2024.

Il ritmo frenetico dei “Concistori”

Francesco non è quindi in procinto di partire, ma prepara con cura la sua successione affinché continui l’orientamento che sta dando alla Chiesa Cattolica. Lo dimostrano due fatti innegabili. Da un lato, il ritmo dei “Concistori”, il nome dato a queste cerimonie in cui vengono creati i cardinali. Il quorum teorico previsto per eleggere il Papa è di 120 cardinali, di età inferiore di 80 anni. Man mano che tutti invecchiano o muoiono, devono essere rinnovati, convocando dei Concistori. In venticinque anni di pontificato, Giovanni Paolo II ha lanciato nove concistori. In otto anni di pontificato Benedetto XVI ne ha ordinati quattro. In nove anni e mezzo Francesco ne ha convocati otto. Cioè, il doppio di Benedetto XVI e il triplo di Giovanni Paolo II. È evidente, che questa precipitazione ha inteso modificare il più rapidamente possibile il volto del Sacro Collegio, come viene chiamata l’assemblea dei cardinali.

Secondo fatto con cui tener conto: un Papa è eletto a maggioranza dei due terzi dei cardinali votanti. Più personalità un Papa nomina nella sua linea, più assicura una successione, anche se al Conclave nulla è mai prevedibile. Mentre Giovanni Paolo II e Benedetto XVI si impegnavano a nominare alte personalità agli antipodi della loro sensibilità, per onorare la diversità della Chiesa, Francesco scelse i profili dei nuovi cardinali tra uomini d’azione, pastori di base, preferibilmente di piccoli Paesi o Città sotto pressione. Si tratta di un dato di fatto oggettivamente verificabile negli otto Concistori precedenti. Gli unici teologi o intellettuali di statura, o vescovi di fama, che Francesco ha creato cardinali, a maggioranza hanno più di 80 anni. Questo limite di età vieta loro di entrare in un Conclave nella Cappella Sistina per eleggere il successore.

Di fatto, Francesco vuole una Chiesa di pastori, pragmatici, vicini alle realtà del mondo. I dogmatici sono esclusi dalla guida della Chiesa. Il risultato di questa “politica” sarà concreto per la prima volta questo sabato [oggi]: se nelle prossime settimane si fosse svolto un Conclave, Francesco avrebbe nominato 83 dei 132 elettori sotto gli 80 anni, ovvero il 63% dell’assemblea. Con 132 elettori, la cifra attuale, la maggioranza richiesta per eleggere un Papa – fissata al 66% – sarebbe di 87 voti. Si può quindi affermare che Francesco ha ormai assicurato una maggioranza cardinalizia piuttosto favorevole alle sue riforme. Tanto più che diversi cardinali, ancora in età di voto e nominati da Benedetto XVI, si riconoscono nel pontificato del Papa argentino.

Un’altra costatazione: l’origine culturale conta sempre meno in questa elezione, anche se il pontificato di Francesco avrà visto la quota di cardinali elettori europei scendere sotto la soglia del 50%. Sono al 42%, seguito dall’America Latina e Centrale, al 18%, e dall’Asia e Oceania, al 17%. L’Africa dispone del 12% dei cardinali elettori e il Nord America dell’11%.

In termini di nazionalità, il numero dei cardinali italiani continua a diminuire ma gli elettori sono ancora 21. Il che appare sproporzionato quando gli Stati Uniti hanno solo 10 elettori, la Spagna 8, il Brasile 6 e l’India 5, alle pari con i cardinali elettori francesi.

L’arrivo di Mons. Jean-Marc Aveline, 63 anni, rafforzerà per breve tempo il posto della Francia, che ormai conta sei cardinali: il ben noto e di lunga esperienza Paul Poupard, 92 anni il prossimo 30 agosto; Philippe Barbarin, 71 anni, Arcivescovo emerito di Lione; Dominique Mamberti, 70 anni, Prefetto della Segnatura Apostolica e che è stato Ministro degli Esteri della Santa Sede sotto Benedetto XVI; Jean-Pierre Ricard, 78 anni a settembre, Arcivescovo emerito di Bordeaux. E André Vingt-Trois, Arcivescovo emerito di Parigi, che compirà 80 anni il prossimo novembre, età in cui non potrà più eleggere il Papa. Ci saranno quindi solo 4 cardinali elettori francesi nel prossimo futuro. Sono tanti quanto il Canada e uno in più del Portogallo, della Polonia o della Germania, che hanno 3 elettori.

Lunedì e martedì prossimi, tutti i cardinali, elettori e non, insieme 206 prelati, si incontreranno a porte chiuse attorno a Francesco. Il tema ufficiale è quello della “riforma della Curia”, il cui testo è stato pubblicato il 19 marzo scorso. Ma diverse fonti indicano che sarà anche una sorta di bilancio del pontificato e di individuazione di personalità eminenti. Francesco, tuttavia innamorato dello spirito sinodale, si diffida di questo tipo di incontri. Dopo una sola esperienza nel 2015, si è ben guardato a convocare il suo Senato da allora.

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