L’ariete del Modernismo. I gesuiti e la crisi nella Chiesa Cattolica Romana a partire dagli Anni Sessanta

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L’opera I gesuiti di Malachi Martin (Sugarco 1987, 520 pagine) – la traduzione italiana di The Jesuits: The Society of Jesus and the Betrayal of the Roman Catholic Church [I Gesuiti: La Compagnia di Gesù e il tradimento della Chiesa Cattolica Romana] (Linden Pub 1987, 704 pagine) – è un lucido atto d’accusa nei confronti della Compagnia di Gesù e del suo inarrestabile cambiamento avvenuto negli Anni Sessanta del secolo scorso.

La causa di questo declino è solo una: il modernismo, cioè il tentativo di conciliare la dottrina cattolica e la filosofia moderna. Questo ha portato i gesuiti a tradire l’impronta dell’Ordine ricevuta dal Santo Fondatore, Ignazio di Loyola, e a prendere per primi una serie di posizioni inconciliabili con il Magistero di sempre: la confusione tra marxismo e cristianesimo, la teologia della liberazione, il movimento sandinista in Nicaragua, l’ermeneutica della discontinuità del Vaticano II, la riforma liturgica. George Tyrrell, Pierre Teilhard de Chardin e Karl Rahner sono i tre grandi teologi gesuiti che hanno maggiormente fatto scuola nella Chiesa contemporanea, disseminandola di errori dottrinali e deviazioni morali.

Per capire natura, portata e profondità della deriva modernista in atto nella Chiesa Cattolica Romana, occorre necessariamente prendere in considerazione la storia dell’Ordine dei gesuiti. Sotto questo profilo, l’opera di Malachi Martin I gesuiti è una lettura imprescindibile. Benvenuto è dunque il libro L’ariete del Modernismo. I gesuiti nelle parole di Malachi Martin a cura di Gaetano Masciullo (Fede & Cultura 2022, 182 pagine QUI), che costituisce una sorta di versione ridotta nelle dimensioni, ma non nell’efficacia, del libro uscito nel 1987. Se I gesuiti contava 520 pagine, L’ariete del Modernismo. I gesuiti nelle parole di Malachi Martin ne conta 182 e consente anche ai meno attrezzati di farsi un quadro esaustivo di quello che a tutti gli effetti risulta un tradimento dell’ispirazione e della missione indicata da sant’Ignazio. Come annota il curatore, l’analisi dell’ex sacerdote gesuita statunitense Malachi Martin non si limita a descrivere le trasformazioni avvenute nella Compagnia di Gesù, ma fornisce le chiavi per comprendere la grave confusione in cui la Chiesa Cattolica Romana si dibatte ormai da decenni, con un’accelerazione senza precedenti durante il presente pontificato, il primo, non a caso, che vede sul soglio di Pietro un gesuita. Motus in fine velocior… In poche parole: come i gesuiti hanno deviato dalla linea del loro Santo Fondatore Ignazio di Loyola per diventare la testa di ponte del modernismo nella Chiesa.

Il libro L’ariete del Modernismo sarà presentato lunedì 6 giugno 2022 alle ore 18.30 in una diretta streaming sul Canale YouTube di Fede & Cultura Universitas [QUI]. In questa nuova puntata delle Dirette di Fede & Cultura, interverrà come ospite con Giovanni Zenone il curatore de L’Ariete del Modernismo, una sintesi aggiornata del reportage di Malachi Martin, sacerdote che abbandonò la Compagnia di Gesù a causa della deriva dottrinale che si verificò a partire dagli Anni Sessanta.

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“L’ariete del Modernismo”: i gesuiti e la rivoluzione conciliare
di Luca Fumagalli
Radio Spada, 8 maggio 2022


Nel 1987 la casa editrice Sugarco diede alle stampe la traduzione italiana di The Jesuits, un saggio dell’ex sacerdote gesuita statunitense Malachi Martin, all’epoca destinato a fare scalpore. L’opera, che conta più di cinquecento pagine, è stata appena ripubblicata in forma sintetica da Fede & Cultura con il titolo L’ariete del modernismo; curatore della nuova edizione è Gaetano Masciullo, giornalista freelance che si occupa di divulgazione filosofica e teologica.

L’intento di Padre Malachi era quello di mostrare il progressivo cambiamento avvenuto all’interno della Compagnia di Gesù a partire dalla trentunesima Congregazione generale, che ebbe luogo negli Anni Sessanta del secolo scorso, e dalla contemporanea elezione di Pedro Arrupe a superiore dell’Ordine. Tradita l’impronta ricevuta dal Santo Fondatore, Ignazio di Loyola, da allora i gesuiti hanno iniziato a prendere una serie di posizioni inconciliabili con il Magistero di sempre: la confusione tra marxismo e cristianesimo, la teologia della liberazione, il movimento sandinista in Nicaragua, l’ermeneutica della discontinuità del Concilio Vaticano II, la riforma liturgica ecc.

La causa di un simile declino è il modernismo, il tentativo di conciliare la dottrina cattolica con la filosofia moderna.

L’analisi di Padre Martin sarebbe stata incompleta e inefficiente senza mostrare le vere cause della trasformazione. Il suo libro, in effetti, pur analizzando il mutamento avvenuto all’interno della Compagnia di Gesù, fornisce in realtà le chiavi per comprendere la grave confusione che tutta la Chiesa Cattolica sta vivendo ormai da troppi decenni. I gesuiti sono stati la vera testa d’ariete del modernismo. I primi e più grandi teologi modernisti – George Tyrrell, Pierre Teilhard de Chardin, Karl Rahner, solo per citare i tre principali pensatori di questa scuola teologica, quelli direttamente affrontati nel volume – erano gesuiti. Capire pertanto il loro modernismo significa capire il modernismo cattolico, e capire il modernismo cattolico significa capire l’attuale crisi della Chiesa (e come uscirne indenni).

Infine, l’aspetto più subdolo del modernismo ha a che fare con le sue applicazioni politiche e può essere sintetizzato in un nome: il socialismo, in ogni sua forma, cioè l’assunzione utopistica che, per fare giustizia in questo mondo, sia necessario dare priorità alla collettività piuttosto che all’individuo.

Se l’analisi di Padre Martin si ferma al pontificato di Giovanni Paolo II, l’attualità dello studio emerge quando si considera che Bergoglio è proprio un gesuita, il primo della storia a sedere sul soglio pontificio. E, guarda caso, ha scelto il nome di Francesco, proprio in ottemperanza a quella fatidica “opzione preferenziale per i poveri” che l’autore denunciava con preoccupazione in tempi non sospetti.

A prescindere dai giudizi che si possono dare sull’Argentino, non si può certo negare che la situazione generale della Chiesa abbia visto un aggravamento rapido dal punto di vista dottrinale e morale e un crescente intiepidirsi da parte dei laici. Oggi, purtroppo, la sensazione diffusa è che si sia toccato un fondo da cui sembra impossibile risalire.

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