Il Comune di Roma dichiara guerra alla campagna in difesa delle donne di Pro Vita & Famiglia

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Pro Vita & Famiglia Onlus ha dato il via ad affissioni di in occasione dell’8 marzo: «Potere alle donne? Facciamole nascere! Femministe denuncino gli aborti selettivi». In risposta arriva dal Comune di Roma l’indegna censura politica per imbavagliare la libertà di opinione dell’Associazione e in particolare l’ultima campagna di affissioni in difesa dei nasciture – anzi, delle nasciture – e dunque delle donne tutte. Pronta la denuncia di Pro Vita & Famiglia in Procura.

Il Senatore Simone Pillon è intervenuto con un post su Facebook: «Trovo gravissima l’ennesima censura ideologica del Comune di Roma contro i manifesti di Pro Vita dedicati all’8marzo. Cosa ci sarebbe di male nel promuovere la natalità femminile? Presenterò un’interrogazione per chiedere al Ministro Lamorgese se in Italia è ancora permesso difendere la vita nascente».

L’iniziativa di Pro Vita & Famiglia è stata calpestata da chi vuole calpestare il diritto di parola altrui, la libertà di stampa, di manifestazione di pensiero e, in definitiva, vuole calpestare le coscienze di chi non si allinea al pensiero unico.

«Come per ogni essere umano, il primo diritto di una donna è quello alla Vita. Ogni anno nel mondo l’aborto stermina milioni di donne nel grembo materno solo perché sono donne. Perché le femministe non protestano? Che potere e quali diritti potremo mai dare alle donne se, prima, non le facciamo nascere? L’uguaglianza di genere inizia nell’utero. Noi siamo dalla parte delle donne al 100%, comprese quelle che devono ancora nascere», così Jacopo Coghe, Portavoce di Pro Vita & Famiglia Onlus, presentando la campagna di affissioni pubbliche in occasione della Giornata Internazionale della Donna del prossimo 8 marzo.

Sui manifesti si legge “Potere alle donne? Facciamole nascere!”, con l’immagine stilizzata di un bimbo nel grembo materno. «Con queste affissioni – prosegue la nota – rispediamo al mittente l’accusa di essere “nemici” delle donne rivolta a Pro Vita & Famiglia lo scorso 10 febbraio durante un’audizione al Parlamento Europeo [QUI]. Contro le donne è chi tollera in silenzio lo sterminio di milioni di loro tramite aborti selettivi, o chi le abbandona alla disperazione e alla solitudine quando scoprono di essere incinte e non hanno mezzi per portare avanti la gravidanza. Contro le donne è chi le incoraggia ad abortire tacendo i traumi fisici e psicologici dell’aborto. Le donne meritano di più della solitudine dell’aborto, che è sempre una sconfitta: questo il nostro messaggio e il nostro impegno».

«Siamo pronti a denunciare il Comune di Roma in sede penale per il reato di asportazione, distruzione o deterioramento di stampati se proveranno a rimuovere i nostri manifesti affissi in città, come ha annunciato di voler fare l’Assessore alle Attività Produttive e Pari Opportunità Monica Lucarelli. Le nostre affissioni sono prodotti di stampa tutelati a tutti gli effetti dall’art. 21, comma 2 della Costituzione e dalle norme in materia, che il Comune deve rispettare. Difenderemo la nostra libertà di espressione in tutte le sedi giudiziarie», così Jacopo Coghe, Portavoce di Pro Vita & Famiglia Onlus, risponde all’annuncio da parte dell’Assessore Lucarelli di aver disposto la rimozione dei manifesti affissi a Roma e in altre città italiane dall’Associazione in vista dell’8 marzo, che raffigurano una bimba nel grembo materno accanto allo slogan: “Potere alle donne? Facciamole nascere!”. Nelle scorse ore a Roma alcuni dei manifesti sono già stati imbrattati da collettivi femministi.

«Secondo l’Assessore Lucarelli – prosegue Coghe – i nostri manifesti violerebbero i regolamenti comunali per il loro contenuto violento, sessista e lesivo della dignità e dei diritti personali. Cosa c’è di offensivo nel chiedere che al mondo nascano più donne? A Roma è vietato ogni discorso anche solo indirettamente collegato all’aborto? Queste sono censure degne di un regime totalitario. Il Sindaco Gualtieri freni gli istinti autoritari dell’estrema sinistra o il Comune ne risponderà in tutte le sedi giudiziarie: penale, civile e amministrativa. Noi andremo avanti».

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