La Chiesa francese guarda al sociale

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E’ monsignor Georges Pontier, arcivescovo di Marsiglia, il nuovo presidente della Conferenza episcopale francese e prenderà l’incarico il 1° luglio. Con il presidente, i vescovi hanno anche eletto dalla vice-presidenza, mons. Pascal Delannoy, vescovo di Saint-Denis e mons. Pierre-Marie Carré, arcivescovo di Montpellier. Il nuovo presidente è nato il 1 maggio 1943 ed è arcivescovo di Marsiglia dal 2006. Ha festeggiato il 20 marzo il 25° anniversario di ordinazione episcopale scegliendo come motto la frase del vangelo di Matteo: ‘ai poveri è predicata la buona novella’. Nella conferenza episcopale francese aveva svolto il ruolo di presidente del Comitato ‘Studi e Progetti’.

Nel suo ultimo discorso da presidente della Conferenza dei Vescovi di Francia, il cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi, ha delineato l’impegno della Chiesa francese per una nuova evangelizzazione: “I lunghi mesi di dibattito sul disegno di legge del matrimonio per le persone dello stesso sesso hanno rivelato divisioni che erano prevedibili e annunciati. Queste divisioni sono un buon indicatore di una mutazione di riferimenti culturali. L’invasione della teoria del ‘genere militante’ in particolare nel settore dell’istruzione, e, più semplicemente, la tentazione di negare qualsiasi differenza tra i sessi è un segno. E’ il rifiuto della differenza come mezzo di identificazione umana, e in particolare della differenza sessuale. E’ l’incapacità di accettare che ci sono differenze tra le persone. Noi ci rifiutiamo di affrontare il fatto che le persone non sono identici. Essi non sono identici nella loro identità sessuale, ma non sono identici sia nella loro personalità e principio essenziale della vita sociale è proprio quello di vivere insieme persone che non sono identici, gestire le differenze individui in modo pacifico e non è un modo di violenza”.

Secondo l’arcivescovo di Parigi manca una cultura comune che il cristianesimo aveva dato all’Europa: “Non dobbiamo aspettarci leggi civili che difendono la nostra visione dell’uomo. Dobbiamo trovare in noi stessi, nella nostra fede in Cristo, i motivi di fondo del nostro comportamento. Seguire Cristo non può più ospitare un conformismo sociale vago. Questo divario è evidente anche nell’intenzione di legiferare sulla laicità. Abbiamo già espresso le nostre perplessità contro le leggi che limitano la libertà individuale in vestiti o segni distintivi di religioni. Mentre è comprensibile che la vita comune, soprattutto nel mondo degli affari, è governata da regole di convivenza pacifica, in quanto sarebbe dannoso per la coesione sociale, per quanto riguardano le religioni le leggi provocano chiusura”.

Ma il documento della Chiesa francese riserva un posto importante alla situazione economica del Paese e sui piani di ristrutturazione delle grandi aziende: “E’ sempre più necessario che la Chiesa prenda la parola per dire la sua solidarietà a coloro che sono colpiti dalla crisi e a coloro che a diversi livelli, esercitano le loro responsabilità per scongiurarla o correggerne gli effetti negativi… Oggi è sempre più necessario che la Chiesa prenda la parola per dire la sua solidarietà a coloro che sono colpiti dalla crisi e a coloro che, a diversi livelli, esercitano le loro responsabilità per scongiurarla o correggerne gli effetti negativi, perché secondo l’insegnamento sociale della Chiesa, l’impresa esiste come comunità umana di lavoro dove i lavoratori, i dirigenti e gli azionisti vivono in una dimensione d’interdipendenza per cui devono poter cercare insieme i mezzi per servire il bene comune dell’impresa stessa”.

Infatti in Francia si stimano 3 milioni di disoccupati; a rischio sono soprattutto i giovani diplomati e gli over 50 che non riescono a rientrare nel mercato. Per questo la chiesa francese ha promosso l’esperienza di ‘Ecclesia RH’, per favorire l’incontro fra domanda e offerta: “La gente ha bisogno di speranza e il lavoro fa parte di questa speranza. Diciamo quindi tutto il nostro grazie a chi sta facendo molto su questo fronte. Ma bisogna andare avanti e non perdere tempo”, come ha precisato il portavoce dei vescovi francesi, monsignor Bernard Podvin.

Questa esperienza nel 2012 è riuscita a dare lavoro a 100 persone mettendo in rete domande e offerte, studiando attentamente le candidature e a presentarle al posto giusto, ma sono due principalmente le categorie a rischio: i giovani diplomati che fanno molta fatica a trovare un lavoro e i senior, le persone cioè che hanno più di 50 anni: “Se perdi il lavoro a quell’età e ciò accade in maniera particolare nel settore industriale, è terribile perché se esci dal mercato del lavoro ed hai ancora 20 anni di professione davanti a te, è molto difficile entrarci di nuovo. C’è, per esempio, chi oltre a perdere un lavoro, vive situazioni personali molto complicate come un divorzio, la malattia di un figlio, i genitori anziani da accudire. I giovani invece sono generalmente scoraggiati, hanno paura e sono angosciati rispetto al loro futuro. Perché sanno che la disoccupazione può durare per molto tempo. Spesso, da un punto di vista più spirituale, sono situazioni che fanno perdere anche la fede e quindi la speranza nella vita”.

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