Processo Becciu + 9 quasi azzerato, ma la farsa ancora non è finita. Dopo un parziale reset prosegue l’epicedio accompagnato da danze come era il costume greco – Prima parte

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Tribunale vaticano ordina per la seconda volta al Promotore di giustizia aggiunto Alessandro Diddi di depositare tutto il materiale istruttorio mancante, tra cui la “prova regina” dell’accusa contro il Cardinal Becciu.

Questa mattina, nel corso della terza udienza del Processo 60SA (originato dalle indagini sull’acquisto del Palazzo al numero 60 di Sloane Avenue a Londra, acquistato con i fondi riservati della Segreteria di Stato di Sua Santità, ed allargatosi ad altre vicende) ribattezzato Processo Becciu + 9, durata poco più di 20 minuti, il Presidente del Tribunale vaticano Pignatone ha letto l’ordinanza di nove pagine – una censura bella e buona del Promotore di giustizia aggiunta Alessandro Diddi – con cui lo ordina per la seconda volta di depositare (entro il 3 novembre 2021) il materiale investigativo mancante, che finora l’accusa aveva tenuto nascosto alle difese, a cominciare della “prova regina”. Le video-registrazioni degli interrogatori dell’ex imputato ora “pentito” e “collaboratore di giustizia” Mons. Alberto Perlasca, che «non ledono la privacy» di nessuno. Poi, il Tribunale ha deciso per una parziale restituzione degli atti, perché vengono rifatte le indagini. La prossima e quarta udienza è fissata per il 17 novembre 2021.

Il pool di giornalisti accreditati ammessi a seguire l’udienza, ha osservato che l’aula polifunzionale dei Musei Vaticani dove si celebra il maxi-processo, era semivuota a differenza delle precedenti udienze. Tra gli imputati era presente solo il Cardinale Becciu. Legittimamente impedito a comparire l’imputato Gianluigi Torzi, il broker molisano che, secondo il Promotore di giustizia, truffò la Segreteria di Stato nella compravendita 60SA.

L’ordinanza di Pignatone ha accolto il favore di alcuni avvocati della difesa. In particolare, l’Avvocato Fabio Viglione, difensore del Cardinal Becciu, ha dichiarato: «Tutto quello che abbiamo eccepito ha trovato una risposta nel Tribunale che ha modificato anche un po’ il corso del processo». Quindi, non si è verificata una battuta d’arresto e nessun azzeramento dell’intero procedimento giudiziario, come avevano chiesto i difensori dei dieci imputati, perché eccepivano l’omesso deposito di parte degli atti da parte del Promotore di giustizia e altre carenze nella fase istruttoria, come il mancato interrogatorio dei loro assistiti, chiedendo pertanto la nullità per la citazione in giudizio. Questa non c’è stato. Il Promotore di giustizia aggiunto, Alessandro Diddi aveva avanzato una richiesta da lui stesso definita “sorprendente” e cioè la “restituzione degli atti” all’Ufficio del Promotore di giustizia per procedere al “corretto interrogatorio” di alcuni imputati. Non c’è stato il “reset” totale, ma c’è la considerazione della fondatezza di alcune eccezioni presentate dagli avvocati, con la decisione di ricominciare da zero per sanare alcune posizioni. Perciò, Il Presidente Pignatone ha disposto la parziale restituzione degli atti all’Ufficio del Promotore di giustizia per alcuni imputati e alcuni presunti:

  • Monsignor Mauro Carlino, per tutti i presunti reati ascritti (estorsione e abuso d’ufficio), azzerando così, di fatto, il suo rinvio a giudizio.
  • Enrico Crasso (gestore dei fondi della Segreteria di Stato), limitatamente ad alcuni presunti reati (per un’ipotesi di peculato, una di corruzione, cinque di truffa, una di falso e una di riciclaggio; rimangono due ipotesi di peculato, due di corruzione, una di truffa e una di estorsione; da rifare anche i procedimento per le accuse di peculato a Logsic e il procedimento per truffa a tre società riconducibili a Crasso) [*].
  • Tommaso Di Ruzza, ex direttore dell’Autorità di Informazione Finanziaria (AIF), per alcuni presunti reati (peculato); restano in piedi sei ipotesi di abuso d’ufficio e una di pubblicazione di documenti segreti; osserva Andrea Gagliarducci per ACI Stampa: «Un dato che colpisce, perché l’accusa di peculato era quella utilizzata per fare breccia nell’impianto accusatorio. Il fatto che Pignatone abbia deciso di rimandarla agli atti è un segnale da non sottovalutare».
  • Raffaele Mincione, il finanziere che è stato il primo ad occuparsi dell’affare del palazzo di Londra), l’Avvocato Nicola Squillace e Fabrizio Tirabassi, ex funzionario dell’Ufficio amministrativo della Segreteria di Stato (che risulta latitante): per tutti i reati ascritti,
    azzerando così, di fatto, il loro rinvio a giudizio.
    Per il difensore di Mincione, l’Avvocato Giandomenico Caiazza «è un’ordinanza molto importante, che accoglie nella sostanza praticamente tutte le censure che abbiamo sollevato. Per Raffaele Mincione è conclamata l’illegittimità della richiesta di rinvio a giudizio».
    «Il Tribunale vaticano ha annullato il rinvio a giudizio del nostro assistito, Fabrizio Tirabassi, dipendente della Segreteria di Stato e di altri importanti e fondamentali protagonisti della vicenda, affermano i difensori di Tirabassi, gli avvocati Massimo Bassi e Cataldo Intrieri: «Il clamoroso processo sulla vendita dell’immobile di Sloane Avenue è di fatto azzerato e limitato ad ipotesi di reato secondario».
  • Per quanto riguarda il Cardinal Becciu, è stata ordinata la restituzione degli atti in merito ai reati di peculato (i versamenti di importi attinti dai fondi della Segreteria di Stato alla Cooperativa Spes Coop Sociale, di cui il fratello Antonino è il legale rappresentante e alla Caritas di Ozieri) e subornazione (chi offre o promette denaro a un testimone per indurlo a dichiarare il falso, in concreto l’accusa di aver tentato di far ritrattare Perlasca da quanto dichiarato ai magistrati). Rimane quindi rinviato a giudizio solo per abuso d’ufficio [**].
  • Rimangono intoccate le posizioni personali di Cecilia Marogna (peculato), di René Bruelhart (quattro presunti abusi d’ufficio) e del finanziere anglo-molisano Gianluigi Torzi, anche se per quest’ultimo è stato riconosciuto il legittimo impedimento poiché soggetto a misura cautelare a Londra.
  • Per tutte le posizioni residue il processo va avanti. Per i rinvii a giudizio interamente o parzialmente azzerati, invece, si dovrà procedere agli interrogatori degli indagati, decidendo poi sulle nuove basi, o per un nuovo rinvio a giudizio o per l’archiviazione.

Monsignor Alberto Perlasca, già Responsabile dell’Ufficio amministrativo della Segreteria di Stato, che si occupava degli investimenti e della gestione della “cassaforte” della Segreteria di Stato, tra cui l’Obolo di San Pietro è passato da imputato a “pentito”, per finire “collaboratore di giustizia” (una figura di cui non c’è traccia nell’ordinamento giudiziario vaticano). Con ciò è diventato il teste chiave del processo e primo accusatore contro il Cardinal Becciu. Perciò, la definizione di “prova regina” in riferimento al suo video-interrogatorio, fino ad ora secretate dal Promotore di giustizia.

Il Presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, Giuseppe Pignatone ha ordinato per la seconda volta al Promotore di giustizia aggiunto Alessandro Diddi di depositare in cancelleria tutto il materiale istruttorio e la “prova regina” sulla quale si regge tutto l’impianto accusatorio contro il Cardinale Angelo Becciu.

Quindi, con questa seconda ordinanza, il Presidente Pignatone ha accolto la sollecitazione della difesa, che ha argomentato l’assenza di un processo giusto a motivo della mancata visione di tutti gli atti. Con la sua ordinanza precedente, Pignatone aveva stabilito il deposito entro il 10 agosto 2021. «Non c’è nessun problema», erano state le testuali parole del Promotore di giustizia vaticano, riportate nell’ordinanza odierna. Ma poi aveva rimandato al mittente l’ordinanza presidenziale e il giorno prima della scadenza non aveva proceduto al deposito, spiegando che il materiale in questione era «suscettibile di successiva divulgazione delle persone che hanno partecipato all’atto» e sarebbe risultato «irreparabilmente compromesso il diritto alla riservatezza delle persone coinvolte». Un fatto «inaccettabile» che avrebbe «impedito un corretto esercizio della difesa», secondo i difensori, che ieri avevano annunciato di volersi opporre fino a quando non fosse stato possibile visionare tale materiale.

Ora, il Tribunale vaticano ha chiarito, che «non si comprende come la tutela della privacy possa essere messa a rischio dalla pubblicità, propria della sede dibattimentale, di atti (gli interrogatori) che per la loro natura non sono sottoposti a segreto o di dichiarazioni (come quelle rese da a Perlasca) che lo stesso Promotore ha indicato come fonti di prova e ha ripetutamente evocato per motivare la sua richiesta di citazione a giudizio degli imputati».

Ma Pignatone non si è fermato qui e ha invitato il Promotore di giustizia aggiunto Alessandro Diddi di chiarire la posizione processuale di Monsignor Alberto Perlasca. Si legge nell’ordinanza: «Appare necessario che il Promotore di giustizia comunichi se Mons. Perlasca sia imputato in questo o in altri procedimenti e per quali reati, onde poterne apprezzare la veste processuale in vista delle future attività istruttorie». Stesse considerazioni, si legge nella stessa ordinanza, «valgono, oltre che per ogni verbale contenente dichiarazioni, anche per quanto riguarda le intercettazioni o le cose in sequestro (compresi i supporti informatici) di cui le parti hanno diritto di prendere visione presso il luogo ove sono tuttora custodite (locali nella disponibilità dell’Ufficio del Promotore di giustizia)».

Conclude Andrea Gagliarducci per ACI Stampa: «La richiesta è un colpo durissimo all’accusa e all’impianto del processo. Così come una analisi delle posizioni stralciate mette in discussione anche le stesse indagini, tra l’altro già contestate lo scorso marzo da un giudice inglese revocando un provvedimento richiesto dal Promotore di Giustizia vaticano contro Gianluigi Torzi. Perché se la posizione di Perlasca è da chiarire, devono tornare al promotore anche alcuni atti delle indagini sul Cardinale Angelo Becciu, in particolare per il reato di subornazione (era accusato di aver fatto pressioni a monsignore Perlasca per ritrattare). Da rifare anche il procedimento per le accuse di peculato, e in particolare per la destinazione dei fondi alla coop S.P.E.S. e alla Caritas di Ozieri».

“Caso Becciu: annullati i rinvii a giudizio. Intervista a Renato Farina” realizzata da Lanfranco Palazzolo con Renato Farina (giornalista di “Libero”) – 7 ottobre 2021.

Annullati i rinvii a giudizio, pure per Becciu. “Processo di fatto azzerato”
Ansa, 6 ottobre 2021


Si allungano i tempi del processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato della Santa Sede, che si spezza in due o più tronconi, mentre per una parte degli imputati e dei reati contestati i rinvii a giudizio sono sostanzialmente azzerati. Sono le clamorose conseguenze dell’ordinanza letta oggi in aula nella terza udienza dal Presidente del Tribunale Giuseppe Pignatone, che ha disposto la parziale restituzione all’Ufficio del Promotore di giustizia degli atti, limitatamente a una parte degli imputati e dei reati loro contestati, e che entro il 3 novembre si proceda al deposito degli atti ancora mancanti, tra cui le audio e video registrazioni del testimone-chiave Mons. Alberto Perlasca.

Il processo, per come era stato impostato dagli inquirenti vaticani conosce così, già al suo inizio, una pesante battuta d’arresto. La restituzione degli atti all’Ufficio del Promotore di giustizia era stata chiesta nell’udienza di ieri dallo stesso Pg aggiunto Alessandro Diddi, con l’intento di poter procedere agli interrogatori preliminari degli imputati che non li avevano resi durante la fase istruttoria.

Le difese dei dieci imputati – definendo “irricevibile” tale richiesta – avevano invece insistito nel chiedere la nullità del decreto di citazione a giudizio a causa sia dei mancati interrogatori preliminari sia per l’ancora omesso deposito di atti del processo, tra cui i video-interrogatori di Perlasca.

[*] Difesa Crasso: “Bene ordinanza Tribunale ma non sana vizio genetico processo”

“Oggi in termini concreti si è prodotto lo stesso identico risultato che si sarebbe prodotto se ci fosse stato l’annullamento dell’intero decreto di citazione a giudizio, perché il decreto è stato annullato in relazione a quasi tutti gli imputati e, per quanto riguarda Crasso, in relazione ad alcuni dei reati più gravi e oltre la metà dei reati ipotizzati, e gli atti sono poi stati restituiti ai Promotori di giustizia affinché li depositino per intero entro il 3 novembre e facciano gli interrogatori. Ripeto, se avessero annullato l’intero decreto di citazione avremmo avuto più o meno lo stesso risultato”, così l’Avvocato Luigi Panella, difensore di Enrico Crasso.

“Sono contento – dice Panella all’Adnkronos – perché il Tribunale sembra iniziare a comprendere che bisogna garantire i diritti della difesa, anche se purtroppo ciò che si è verificato durante la fase istruttoria, con l’intervento di ben quattro rescripta papali che hanno stabilito una procedura penale eccezionale solo per questo procedimento, a mio parere condiziona questo processo. È un vizio genetico che anche un’ordinanza del genere non riesce a sanare. Sulla base dei rescripta papali è stato arrestato Torzi – sottolinea il difensore di Crasso -, è stata mantenuta un’istruzione sommaria per tutta la durata del procedimento, sono state fatte intercettazioni telefoniche: attività che hanno connotato in modo significativo questo processo”.

“Da un punto di vista dell’ordinamento vaticano – aggiunge Panella -, il fatto che il Papa intervenga è legittimo. Tuttavia, bisognerà vedere tutti gli altri Stati del mondo che hanno prestato finora assistenza giudiziaria a questo procedimento penale se continueranno a farlo oppure se ci si dovrà attenere a convenzioni internazionali che non sono state sottoscritte dallo Stato Vaticano. Per quanto riguarda l’Italia, certamente un intervento legislativo che si limitasse a definire le regole procedurali di un singolo procedimento – come nel caso dei rescripta – sarebbe incostituzionale perché costituirebbe quell’organo giudiziario come un tribunale speciale. Si tratta di questioni che riguardano i diritti fondamentali dell’uomo e che non sono superabili da un’ordinanza del genere. Il problema è se quest’assenza di regole delle convenzioni internazionali rendano questo procedimento riconoscibile all’estero. Una sentenza del genere emanata su un procedimento del genere che efficacia può avere fuori? Questo è il vero punto di tutta la questione”.

In ogni caso, evidenzia il difensore di Crasso, “noi abbiamo segnalato l’esigenza del rispetto del diritto di difesa e adesso c’è un nuovo termine per il Promotore di giustizia fissato al 3 novembre e quindi noi ci aspettiamo che vengano depositati gli atti mancanti. Il problema – ribadisce – è che in questo processo ci sono dichiarazioni che sono state rese, per esempio, da Torzi in stato di custodia cautelare e ci sono dichiarazioni rese da Monsignor Perlasca che si è presentato spontaneamente pur essendo imputato e che ha reso dichiarazioni accusatorie nei confronti degli altri. Ci sono una serie di problemi, insomma, che a mio parere non sono sanabili da ordinanze seppur ispirate dall’esigenza di garantire il diritto di difesa”.

Quanto alle prossime tappe, spiega l’Avvocato Panella, “adesso il Promotore di giustizia dovrà riconvocare le persone che sono state stralciate, per interrogarle sui fatti ipotizzati a loro carico, sulla base della conoscenza di tutto il materiale. Immagino che dopo il deposito degli atti fissato il 3 novembre, il promotore di giustizia procederà con gli interrogatori o con le convocazioni. Bisogna vedere se le persone si presenteranno o no, comunque è importante che lui le convochi e, se non dovessero convincerlo dell’insussistenza di questi reati, dovrà di nuovo chiedere la citazione del giudizio e poi immagino che a quel punto ci sarà la riunione con il procedimento che nel frattempo sarà andato avanti nei confronti di quelli che non sono stati stralciati o per le ipotesi di reato non stralciate. Per Crasso ne rimangono alcune che non sono state oggetto di stralcio e quindi per quelle il 17 novembre il processo dovrà proseguire”.

Crasso annuncia querele: “Notizie infondate in giorni processo”
Adnkronos, 7 ottobre 2021


Notizie “infondate” e diffuse proprio nei giorni in cui si sta tenendo il processo in Vaticano che lo vede coinvolto: Enrico Crasso passa al contrattacco e annuncia querele. Crasso, si legge in una nota, “fa sapere di aver conferito mandato agli avvocati Riccardo Bolognesi e Luigi Panella al fine di agire giudizialmente nei confronti di quanti, in questi mesi, a mezzo della stampa – da ultimo, anche a mezzo dell’articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano in data 1 ottobre, dal titolo A Londra spariti 14 milioni, in parte sono finiti ai Becciu [QUI] – e attraverso la comunicazione televisiva, hanno arrecato danni alla sua immagine personale e reputazione professionale, diffondendo notizie del tutto infondate, parziali e mal riportate, peraltro proprio in questi giorni in cui è in corso il processo che si sta celebrando davanti al Tribunale Vaticano”.

Verosimilmente, Crasso non sarà il solo a pensare ad un contrattacco giudiziario.

[**] Difesa Becciu: “Bocciata metodologia dell’accusa”. “Tutto quanto avevamo eccepito è stato accolto”

Il Cardinale Angelo Becciu “non ha potuto esercitare il diritto di interrogatorio in merito ai due capi di incolpazione su cui noi avevamo eccepito. Un altro aspetto è che avevamo eccepito era non aver avuto una serie di atti e interrogatori, interrogatori completi non i verbalini, e il Tribunale ha detto ‘dovete metterli a disposizione delle difese’. Tutto quello che abbiamo eccepito è stato accolto”, è il commento dell’Avvocato Fabio Viglione, difensore del Cardinale Angelo Becciu, dopo l’ordinanza di oggi del Tribunale vaticano nel processo sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato.

“Il promotore di giustizia, già nell’udienza di ieri, aveva fatto un passo indietro, evidentemente ritenendo che alcune documentazioni le avrebbe dovute mettere a disposizione, e dall’altro lato che avrebbe dovuto procedere agli interrogatori – spiega l’Avvocato Viglione -. Ora gli interrogatori possono anche precludere questa fase: l’interrogatorio è un diritto che l’imputato può svolgere anche per evitare il processo, se non lo svolge questa possibilità manca”.

Il provvedimento del Tribunale vaticano riguarda il Cardinal Becciu per l’ipotesi di subornazione e per il peculato nella vicenda Spes, “su cui la struttura del reato è cambiata, noi ci siamo difesi su una ipotesi diversa”. Viglione ribadisce anche che “vogliamo vedere la registrazione di Mons. Perlasca, ore di interrogatori non i verbalini. I termini sono stretti. Gli interrogatori invece seguiranno un altro corso, per quei due capi d’imputazione il Promotore di giustizia deve ricominciare. Per ora va avanti solo un altro pezzo”. In ogni caso, sottolinea, la restituzione degli atti al Promotore di giustizia “è una bocciatura della metodologia utilizzata”.

Quello del Tribunale vaticano è “un provvedimento che ha accolto tutta una serie di nostre censure e quindi noi riteniamo che adesso le cose cambino, perché tutto quello che abbiamo eccepito ha trovato una risposta nel Tribunale, che ha modificato anche un po’ il corso poiché non è possibile prevedere un’unicità”.

“Invece – continua il difensore del Cardinal Becciu – per alcuni non c’erano stati interrogatori (per quelli il Tribunale ha detto procedere affinché questo diritto sia esercitato, poi si vedrà), sul resto ha ritenuto non infondate le nostre richieste di farci vedere questi atti, questi interrogatori. Secondo noi, oggi non poteva fare di più erano le questioni che noi abbiamo posto”.

In sostanza, “parte del processo è regredita, non era matura per il processo, questi due capi d’imputazione non erano maturi per il processo. E domani possono anche cadere. Il Cardinale può essere chiamato a interrogatorio e può rispondere – conclude -. Ma vogliamo vedere tutto, e sulla base di tutti gli atti vedere come muoverci. È un esercizio che è completo se si può avere una integralità degli atti non una parte. Insomma, vogliamo tutto”.

Continua domani, 7 ottobre 2021: Seconda parte.

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