Estate 2021: il tramonto della libertà – Terza parte

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Prosegue dalla seconda parte [QUI].

Nei precedenti articoli abbiamo affrontato il tema della libertà osservando due notizie che hanno avuto una certa risonanza sui media ma secondo in unica prospettiva: quella del politicamente corretto. O meglio, come l’abbiamo definito, secondo il pensiero unico “omosessualmente corretto”, visto che si è parlato di misure coercitive imposte (ai cittadini nel caso del DDL Zan ed a un intero governo come nel caso dell’Ungheria) per proteggere una “minoranza” che sembra godere del favore del potere, con tutto ciò che questo comporta.

L’instaurazione di una vigilanza sul pensiero e sul comportamento dei cittadini e di un intero governo nei confronti di una minoritaria associazione di persone favorite da leggi speciali in qualche modo imposte sotto minaccia di ritorsioni penali o economiche è una novità assoluta nel panorama politico. Basti pensare che i peggiori regimi dispotici imponevano (e impongono) restrizioni instaurando un sistema di controllo poliziesco per motivi politici legati ad una ideologia di partito mentre quelli teocratici sottoponevano (e sottopongono) la vita sociale a un pensiero religioso totalizzante. Abbiamo visto lungo la storia minoranze perseguitate (minoranze etniche o religiose) ma in questo caso assistiamo a un fenomeno contrario: parliamo di una minoranza protetta con leggi speciali, leggi che minano la libertà di pensiero e di parola di una maggioranza che assiste imbelle alla progressiva limitazione delle sue libertà fondamentali. L’imposizione del cosiddetto “reato di omofobia”, come delle giornate della memoria contro le discriminazioni omofobiche con annessi corsi di indottrinamento, così come l’aggressione politica contro chi cerchi di limitare la pervasività di una certa propaganda ideologica (sposata ormai dalle grandi potenze del mercato e del web) è qualcosa che mina seriamente la nostra libertà così come quella degli stati non allineati.

Ma la questione della dittatura ideologica omosessualista non è l’unico fronte della battaglia che si sta svolgendo sotto i nostri occhi stanchi e assonnati. L’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia del Covid-19 ha modificato il nostro modo di vivere, costringendoci a ridisegnare le nostre abitudini e ad adeguarci alle continue richieste dei governanti. Mascherine, gel disinfettante, distanziamenti, negozi e locali chiusi o a capienza ridotta, lockdown, green pass, vaccini, dosi… E poi riunioni, lezioni e persino Messe in streaming… Un nuovo linguaggio si rende necessario per un nuovo modo di vivere, direttamente governato dalle autorità politiche, sostenute da un numero di tecnici e medici e appoggiato dalla totalità dei media. Con l’occasione (o con la scusa) dell’emergenza sanitaria la politica si è investita di nuovi poteri, assumendo un’autorità diretta sulla vita sociale, definendo ciò che è giusto fare e ciò che è proibito per il bene della collettività.

Tutto questo però ha sollevato dubbi e domande alle quali nessuno, al momento, è in grado di rispondere. Fin dall’inizio dell’emergenza, la gestione politica (o politico-sanitaria) della pandemia ha fatto emergere numerose contraddizioni, mentre col passare del tempo si è evidenziata una frattura all’interno della comunità scientifica, frattura che è sotto gli occhi di tutti essendo nell’epoca dell’ipercomunicazione e della super esposizione mediatica.

Le domande sono molte e, di volta in volta, rimangono in un cassetto senza aver ricevuto risposta, sostituite da nuovi interrogativi. Le incongruenze e le disposizioni insensate si moltiplicano da ormai un anno e mezzo (mascherine si/mascherine no; distanziamento obbligatorio/mezzi di trasporto sovraffollati; scuola sicura/scuola veicolo di contagio, ecc.). Ma chi riserva dubbi sulla narrazione dominante viene additato e segnalato come un ignorante e fantasioso complottista.

Sulla gestione della pandemia

Innanzitutto c’è l’aspetto politico-sanitario, ossia delle strategie utilizzate dalla politica per combattere la pandemia e proteggere la popolazione. Strategie che non sembrano aver ottenuto effetti eccellenti. Giusto riconoscere che nessuno Stato poteva dirsi pronto a rispondere con efficacia ad una emergenza di tale portata. Ma gli errori commessi mostrano spesso, oltre all’inadeguatezza di sistema (sistema sanitario in primis), anche una dose di incapacità di ascoltare, di riflettere, di mediare e di imparare dagli errori commessi. La questione dei verbali del CTS (Comitato Tecnico Scientifico) del Conte 2 fu uno dei grandi errori. Verbali segretati e poi pubblicati grazie all’intervento della Corte Costituzionale. Molte cure sperimentali portate avanti con apparente successo e suggerite da alcuni medici quali le terapie domiciliari, la profilassi preventiva, la cura al plasma… sono state ignorate o addirittura bandite dai tecnici al potere per mettere in campo il ferreo lockdown (misura necessaria per prendere tempo ma non per debellare il virus con la conseguenza di creare un clima di maggiore incertezza e tensione) in attesa dei vaccini, considerati l’unica soluzione per sconfiggere la pandemia. I risultati sono sotto gli occhi di tutti e molti studi certificano che non si è fatto il necessario per evitare la tragedia. A Vercelli, ad esempio, si indaga per omicidio colposo in una casa di riposo dove sono stati deliberatamente abbandonati molti anziani (perché ormai vecchi) nell’incapacità di gestire l’emergenza e di evitare la strage. Allo steso tempo, sono molti i medici che hanno aspramente criticato i ricoveri e le intubazioni avvenute nei picco della prima ondata perché misure inefficaci e dannose per i pazienti Covid-19. Molti i medici che continuano inascoltati a chiedere attenzione dalla politica e dai media, proponendo cure che hanno avuto successo in molti casi e definendo incoscienti e superficiali le linee guida proposte (o imposte) dai governi (come tachipirina e vigile attesa). I gravi errori nella comunicazione hanno contribuito a generare confusione e diffidenza nei confronti di chi governa. E la famosa App “Immuni” destinata a tracciare la popolazione indicando sul telefonino la posizione degli infetti? Dopo il grande investimento e la immensa propaganda è rimasta sepolta dalla storia, e ne resta un pallido ricordo. E le mascherine? Mentre in Italia scarseggiavano e si vendevano a prezzi esorbitanti, alcuni politici – tra cui il commissario per l’emergenza Arcuri – e imprenditori si sono resi protagonisti di scandali legati alle forniture mascherine acquistate in anticipo e mai arrivate (Zingaretti, PD) o prese a basso prezzo. La commessa per la fornitura di milioni di mascherine per la scuola è stata affidata alla RCA (famiglia AgnelliElkann), un costo altissimo per nulla, visto che quelle mascherine si sono rivelate inadatte ai bambini e scartate o date in beneficenza. Così come i soldi spedi per i “banchi a rotelle” per favorire il distanziamento. I ragazzi hanno gradito e si sono divertiti, ma i soldi buttati potevano essere investiti in aule più grandi o nella sicurezza. Tutto fa pensare che la pandemia Covid-19 sia diventata una questione politica, prima ancora che un’emergenza sanitaria come ha evidenziato il giornalista RAI Aldo Maria Valli nel suo libro “Virus e il Leviatano” (Liberilibri 2021).

Sui vaccini anti-Covid-19

C’è poi la grande questione dei vaccini sulla quale non è in gioco una semplice abitudine (che siamo sempre disposti a modificare se necessario) come quella di prendere il caffè seduti o in piedi a seconda di cosa ci ordini il governo. La questione apre uno scenario diverso che è quello del diritto alle cure, all’integrità della persona, alla scelta informata e deliberata delle terapie a cui sottomettersi, del rischio ponderato… In poche parole della libertà di scelta sulla propria salute come sancito dalla costituzione all’articolo 32. C’è chi ha affermato che vaccinarsi sarebbe “Dare a Cesare quel che è di Cesare”. Giusta citazione se si trattasse di pagare le tasse, ma siamo sicuri che il proprio corpo spetti a Cesare? Diversi scienziati hanno messo in guardia dall’uso di un vaccino sperimentale di cui si conoscono solamente alcuni effetti collaterali immediati ma non quelli a lungo termine. C’è dunque un certo rischio da correre nel somministrarsi un vaccino approvato in tutta velocità in piena pandemia. In modo speciale sui giovani, sui quali il virus non sembra avere effetti rilevanti.

Il vaccino è considerato dalla politica l’unica risposta possibile al virus e dunque un passaggio obbligatorio per superare la crisi. Ma molti medici (mettendo ora a rischio la propria reputazione visto il clima di tensione e di polarizzazione venutosi a creare) ricordano che non si sperimentano vaccini mentre una pandemia è in corso (cosa del tutto inusuale e sconsigliata dai manuali di medicina come affermato dal virologo Andrea Crisanti e dall’infettivologo di Novara Garavelli) ed evidenziano come questo incoraggi il sorgere delle cosiddette “varianti”, che rendono necessario un costante aggiornamento del vaccino. (Secondo il prof. Walter Ricciardi le varianti “derivano dal fatto che il virus trovando un soggetto vaccinato cerca di identificare le strade per aggirare la vaccinazione”).

Sul caso AstraZeneca

Il caso del vaccino anglo-svedese AstraZeneca è indicativo. Un vero pasticcio che si sarebbe potuto evitare se non ci fosse stata una folle corsa contro il tempo per mettere sul mercato vaccini da testare sulla popolazione. Il vaccino inoculato ai giovani prima dell’estate con “Open Day” sponsorizzati con le fanfare e promesse di libertà e felicità. Ma dopo alcuni giorni la campagna fu bruscamente interrotta a seguito del tragico decesso della diciottenne genovese Camilla Canepa a causa di una emorragia cerebrale nove giorni dopo la somministrazione del vaccino AZ. A quel punto le autorità cambiarono idea e riservarono il vaccino per i soli ultra sessantenni.

Proprio a Genova destò clamore un altro caso: quello di Francesca Tuscano, l’insegnante di 32 anni stroncata ad aprile anche lei da una trombosi. Su queste due morti “anomale” indaga ora in Liguria l’EuroJust, l’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale. I casi sono pochi ma sono significativi. La procura di Cagliari indaga sulla morte di Pierpaolo Impagliazzo, 58 anni avvenuta l’11 aprile a La Maddalena. L’autopsia ha evidenziato che l’uomo, che aveva recentemente ricevuto il vaccino AstraZeneca, è morto a causa di una trombosi diffusa dell’apparato addominale. Allo stesso modo Gianluca Masserdotti, 54enne di Flero, in provincia di Brescia, è morto il 10 giugno a causa di una trombosi. Aveva ricevuto la prima dose di vaccino AstraZeneca il 29 maggio e ora la procura di Brescia indaga per omicidio colposo. A Nuovo è deceduta Raimonda Siotto, 75nne per trombosi diffusa 15 giorni dopo aver ricevuto il vaccino AstraZeneca. Anche qui la procura ha aperto un’indagine con l’ipotesi di omicidio colposo. In questi giorni a Reggio Calabria si piange la morte di due giovani imprenditori di 35 e 41 stroncati entrambi in maniera sospetta dopo aver ricevuto la seconda dosi del vaccino. Entrambi i giovani sono morti per un improvviso aneurisma celebrale.

Queste morti sospette sono presto derubricate come “statisticamente insignificanti” rispetto ai benefici del vaccino. Nel frattempo le notizie di questi decessi vengono archiviate dai media, derubricate a tristi episodi isolati e delle indagini delle procure non si conosce l’esito. Spesso, obbligati a darne notizia, i giornali dichiarano con solerzia che il paziente aveva “malattie pregresse” oppure (se non riescono a dimostrarlo) negano ogni possibile “correlazione col vaccino”. Non sarebbe però lecito quantomeno sospettare della sicurezza di questi vaccini e considerarne i margini di rischio valutando, caso per caso, il rapporto rischi-benefici?

Che dire della virata sul cosiddetto “cocktail” o “mix” di vaccini (detta “vaccinazione eterologa”), prima sconsigliato e poi consigliato una volta visto che il vaccino AstraZeneca si era rivelato pericoloso e dunque inadatto per i più giovani? Le domande sui vaccini restano risposta se non nell’ambito governativo dove sembrano avere pochi dubbi e solo granitiche certezze aggiornate di volta in volta in base all’evolversi della situazione.

La liberatoria (o “bugiardino”) del Vaccino AstraZeneca elenca alcuni punti sui quali ognuno può riflettere alla luce dei pochi dati appena elencati:
1. Il vaccino AZ è usato al fine di prevenire la malattia COVID-19
2. Il vaccino AZ stimola le difese naturali dell’organismo… fornendo così protezione contro il COVID-19
3. Il vaccino AZ è somministrato ad adulti di età pari o superiore a 18 anni. Non sono al momento disponibili dati limitari sull’efficacia del vaccino AZ in soggetti di età pari o superiori a 55 anni.
5. Se viene somministrata la prima iniezione del vaccino AZ per completare il ciclo di vaccinazione anche la seconda iniezione dovrà essere col vaccino AZ.
8. [Dopo elenco di “reazioni avverse” possibili]: L’elenco di reazioni avverse non è esaustivo di tutti i possibili effetti indesiderati che potrebbero manifestarsi…
9. Non si può contrarre la malattia COVID-19 in seguito alla somministrazione del vaccino AZ
10. Non è possibile al momento prevedere danni a lunga distanza

Il paziente dovrà sottoscrivere la liberatoria che prevede tutte queste informazioni sul vaccino AstraZeneca. Il 24 marzo 2021 l’AIFA aveva pubblicato un’importante informativa su AstraZeneca riguardo i casi di trombosi, dichiarando che si sono verificati in “casi molto rari” ma anche che “alcuni casi hanno avuto un esito fatale”. Si conceda per lo meno il beneficio del dubbio…

Sul Green Pass

La questione del Passaporto Sanitario (o “green pass”) come un lasciapassare per accedere alla vita sociale è solo l’ultima (e forse la definitiva) trovata per un tracciamento totale della popolazione. Quello che si preannuncia è l’istaurazione di un regime che gestisca nel dettaglio senza mezzi termini la vita sociale dei cittadini. Una psicopolitica come ha ben esplicitato il filosofo Byan-Chul Han che va a sostituire o a integrare il controllo biopolitico sui cittadini. Quella del “Green Pass”, adottato solamente da pochi paesi europei, ma fortemente voluto dalla “matrigna” UE, è una misura che fa discutere e che ha provocato in Italia un piccolo “miracolo”: quello della sollevazione popolare. Un miracolo perché sappiamo che l’italiano medio se la cava si adatta, si aggiusta, senza bisogno di scendere in piazza come sono abituati in altri paesi. L’italiano si sfoga al bar o al telefono con la mamma, si sfoga sui social ma poi torna alle proprie cose sperando di cavarsela e di bastare a sé stesso. Ma la “draconiana” misura che l’Italia ha votato (destra compresa) ha smosso le coscienze di molti. Allo stesso tempo l’annuncio del green pass obbligatorio ha fatto schizzare ai massimi livelli le prenotazioni del vaccino, dimostrando come le serie limitazioni imposte ai non vaccinati impauriscono la popolazione.

Quello della paura è un altro argomento importante sul quale riflettere. Gli psicologi e gli psicoterapeuti possono spiegare bene i danni causati sulla psiche delle persone più fragili da un clima di terrore e di continua tensione che ha caratterizzato questi anni. Il governo Conte, così come l’attuale governo Draghi, non solo hanno affrontato la pandemia in modo discutibile, creando enormi danni economici, ma hanno contribuito a creare un clima di incertezza e di paura che non giova affatto alla salute (psichica ma anche fisica) dei cittadini. Per non parlare dei bambini, delle situazioni familiari più delicate, dei disabili e di tutte quelle persone che hanno avuto serie difficoltà in questo stato di confusione e di incertezza.

Sulla libertà e sulle discriminazioni

Ma il tema che ci interessa è quello della libertà. Il vaccino non sarà obbligatorio, dicono. Lo dice l’Europa, lo vieta la costituzione. Ma il passaporto sanitario lo sarà, pena l’esclusione da scuole, locali chiusi e posti di lavoro. Affermare che il passaporto sanitario non lede le nostre libertà vuol dire vivere in un mondo di favole dove i politici lavorano per il nostro bene e per la nostra salute. Sogni d’oro dunque!

Il tema è a monte. Non solo il green pass prevede un ridimensionamento della libertà, ma anche il solo mettere in questione l’efficacia o la convenienza di tale misura diventa un problema. Chi dubita, chi critica, chi non si fida della narrazione ufficiale e del pensiero dominante viene subito additato come un minus habens, un folle, un rivoluzionario fuori luogo e fuori tempo massimo, un complottista o un “negazionista”, mentre viene incoraggiato a lasciar perdere sterili polemiche per mettersi in fila per una prima dose di vaccino. Perché così fan tutti.

Per capire meglio il tenore della narrazione ufficiale e i toni discriminatori verso chi non si è ancora prenotato per un vaccino, basti leggere le dichiarazioni che alcuni politici e virologhi di fama hanno pronunciato in questi giorni. A partire dal premier Mario Draghi che ha fatto eco delle parole del Presidente USA Biden che ha affermato: “Se siete vaccinati non finirete in ospedale, in terapia intensiva e non morirete”.

  • Draghi: “Chi non si vaccina muore”
  • Zingaretti: “L’obbiettivo vaccinare tutta la popolazione”
  • Letta: “Il vaccino sia obbligatorio” e “Solo candidati vaccinati alle elezioni”
  • Gentiloni: “Chi non vuole il greenpass non ha futuro”
  • Zampa (Speranza): “Accesso al supermercato riservato ai soli vaccinati”
  • De Luca: “Chi va in piazza dice scemenze ed è nemico della vita”
  • Burioni: “I non vaccinati resteranno chiusi in casa come sorci”
  • Capua: “Chi non si vaccina paghi 2mila euro al giorno in caso di ricovero”
  • Felicori (PD): “Treni con carrozze separate per chi non si vaccina”
  • Figliuolo: “A scuola solo alunni vaccinati”

Un clima discriminatorio che pochi giorni fa è stato denunciato anche da due noti filosofi italiani sul sito dell’Istituto Italiano per gli studi filosofici: Giorgio Agamben e Massimo Cacciari. Non si tratta proprio di due pensatori conservatori ma di intellettuali liberi che, come tanti altri medici, giornalisti e comuni cittadini non allineati al sistema, esprimono i propri dubbi e le proprie perplessità di fronte a misure sempre più stringenti contro la libertà. Il rischio è quello di fomentare le divisioni, di creare un clima d’odio e di diffamazione contro chi esprime dissenso e perplessità, di caccia all’untore e di colpevolizzazione di coloro che nutrono dubbi sui vaccini e, liberamente, decidono di attendere con prudenza l’evolversi della situazione. Tutto questo sta già succedendo. Complice una campagna mediatica a senso unico, complice il “giornale unico del virus”, longa manus della politica, alleato fondamentale del potere che getta discredito su chi non si allinea o esprime opinioni. Un conformismo mediatico dal quale si salvano pochi giornalisti e pochi siti di informazione, definiti complottisti e negazionisti, complici della tragedia in corso.

Sul Great Reset

Molte cose ci sarebbero ancora da dire. Sui media e le loro censure, sui nostri bambini, sulla politica, sul futuro che ci aspetta… Molto è stato già detto e scritto, tutto è reperibile nei video, nelle migliaia di pagine web e di libri che raccontano, sotto tutte le sue sfaccettature, le cronache di questi anni duri con tutte le sue contraddizioni, con tutte le sue domande senza risposta, con le ferite, le morti tragiche, le crisi familiari e lavorative, le relazioni spezzate, le incertezze e le paure. Tutto questo, ci dicono, ci condurrà ad una “nuova normalità”, ad un mondo nuovo che non sarà più come prima. In un altro articolo ho parlato del Great Reset, una revisione generale della vita sociale, politica ed economica come illustrato dal fondatore e presidente del World Economic Forum, Klaus Schwab, nel suo libro “Covid-19, the Great Reset” (2020). Nel libro “Caccia al virus” (giugno 2021) il virologo Crisanti afferma più volte che questa pandemia non è da considerare un episodio ma uno spartiacque: «Ci troviamo solo all’inizio di una fase complessa e lunga… Viviamo una lunga transizione verso un mondo nuovo che sarà sicuramente governato da trasformazioni sociali e lavorative innescate dalla pandemia». E aggiunge: «Il futuro sarà caratterizzato da un insieme di misure diverse, che combineranno le vaccinazioni con adeguate strategie di sorveglianza territoriale». Nulla sarà come prima. Tracciamenti della popolazione, vaccinazioni annuali, didattica a distanza, smart working, distanziamenti, mascherine e gel, entreranno a far parte della nostra vita volenti o nolenti. A limitare la libertà non sono queste misure, ha affermato il presidente Mattarella il 28 luglio, ma il virus stesso. Può essere così ma la storia va letta nel complesso, tenendo conto di tutti gli elementi, dando voce a tutte le narrazioni e guardando da lontano, perché da lontano si vedrà e capirà meglio.In un modo o nell’altro valeva dunque la pena dunque raccontare questo 2021 in cui alcune libertà sembrano restringersi, volgere al tramonto in un clima di paura e di consenso generalizzato che porterà ad una libertà vigilata, nei trattamenti sanitari, nei movimenti, nell’espressione, nel pensiero.

Questo articolo è stato pubblicato il 28 luglio 2021 sul blog dell’autore “Testa del Serpente” [QUI].

Nota per il lettore

Tutto ciò che ho scritto corrisponde a riflessioni strettamente personali sull’attuale situazione. I dati, gli eventi e i nomi citati in questo articolo sono facilmente reperibili su internet. Ho inserito solo alcuni link in collegamento, quelli che ritenevo più significativi. Purché molto lungo, l’articolo è una sintesi. Le cose sono mal dette, ma ho voluto buttare giù i pensieri che potranno col tempo essere riorganizzati, puliti e approfonditi. Se vuoi puoi condividere l’articolo o commentare con qualche contributo di riflessione sul blog “Testa del Serpente” [QUI]. Te ne sarò grato. Grazie per l’attenzione. mcs

Fine.

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