Giugno, il mese dedicato al Sacro Cuore di Gesù
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 02.06.2024 – Vik van Brantegem] – Già praticata nell’antichità cristiana e nel Medioevo, il culto del Sacro Cuore di Gesù si diffuse nel secolo XVII ad opera di San Giovanni Eudes (1601-1680), che già verso il 1643 lo cominciò a celebrare con i religiosi della sua congregazione. La grande fioritura della devozione al Sacro Cuore di Gesù si ebbe dalle rivelazioni private di Santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690), che insieme a San Claude de la Colombière ne propagarono il culto.
Affinché il culto del Cuore di Gesù penetri nella vita sociale dei popoli, iniziò, su esortazione di Papa Pio IX nel 1876, un movimento di “Atti di consacrazione al Cuore di Gesù”, a partire dalla famiglia, e di intere Nazioni ad opera di Conferenze Episcopali, ma anche di illuminati e devoti governanti, tra i quali il Presidente dell’Ecuador, Gabriel Garcia Moreno (1821-1875). Fu tanto il fervore, che per tutto l’Ottocento e primi decenni del Novecento, fu dedicato al culto del Sacro Cuore di Gesù, che di riflesso sorsero numerose congregazioni religiose, sia maschili che femminili, tra le principali vi sono: “Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore”, fondata nel 1874 dal Beato Leone Dehon (Dehoniani); “Figli del Sacro Cuore di Gesù” o Missioni africane di Verona, congregazione fondata nel 1867 da San Daniele Comboni (Comboniani); “Dame del Sacro Cuore”, fondate nel 1800 da Santa Maddalena Sofia Barat; “Ancelle del Sacro Cuore di Gesù”, fondate nel 1865 dalla Beata Caterina Volpicelli; diversi Istituti femminili portano la stessa denominazione.
Sin dal principio, Gesù ha fatto comprendere a Santa Margherita Maria Alacoque, che avrebbe sparso le effusioni della sua grazia su tutti quelli che si sarebbero interessati a questa amabile devozione. Tra esse fece anche la promessa di riunire le famiglie divise e di proteggere quelle in difficoltà riportando in esse la pace.
Santa Margherita scrive alla Madre de Saumaise, il 24 agosto 1685: «Egli (Gesù) le ha fatto conoscere, di nuovo, la gran compiacenza che prende nell’essere onorato dalle sue creature e le sembra che Egli le promettesse che tutti quelli che si sarebbero consacrati a questo sacro Cuore, non perirebbero e che, siccome egli è la sorgente d’ogni benedizione, così le spanderebbe, con abbondanza, in tutti i luoghi dove fosse esposta l’immagine di questo amabile Cuore, per esservi amato e onorato. Così riunirebbe le famiglie divise, proteggerebbe quelle che si trovassero in qualche necessità, spanderebbe l’unzione della sua ardente carità in quelle comunità dove fosse onorata la sua divina immagine; e ne allontanerebbe i colpi della giusta collera di Dio, ritornandole nella sua grazia, quando ne fossero decadute».
Ecco inoltre frammenti di una lettera della santa a un Padre gesuita, forse al Padre Croiset: «Perché non posso io raccontare tutto quello che so di questa amabile devozione e scoprire a tutta la terra i tesori di grazie che Gesù Cristo racchiude in questo Cuore adorabile e che intende spandere su tutti quelli che la praticheranno?… I tesori di grazie e di benedizioni che questo sacro Cuore racchiude sono infiniti. Io non so che vi sia nessun altro esercizio di devozione, nella vita spirituale, che sia più efficace, per innalzare, in poco tempo, un’anima alla più alta perfezione e per farle gustare le vere dolcezze, che si trovano nel servizio di Gesù Cristo».
«In quanto alle persone secolari, troveranno in questa amabile devozione tutti i soccorsi necessari al loro stato, vale a dire, la pace nelle loro famiglie, il sollievo nel loro lavoro, le benedizioni del cielo in tutte le loro imprese, la consolazione nelle loro miserie; è proprio in questo sacro Cuore che troveranno un luogo di rifugio durante tutta la loro vita, e principalmente all’ora della morte. Ah! come è dolce morire dopo avere avuto una tenera e costante devozione al sacro Cuore di Gesù Cristo!».
«Il mio divin Maestro mi ha fatto conoscere che coloro che lavorano alla salute delle anime, lavoreranno, con successo e conosceranno l’arte di commuovere i cuori più induriti, purché abbiano una tenera devozione al suo sacro Cuore, e s’impegnino a ispirarla e stabilirla in ogni dove».
«Infine, è molto visibile che non vi è nessuno al mondo che non riceva ogni sorta di soccorso dal cielo, se ha per Gesù Cristo un amore veramente riconoscente, come si è quello che gli si dimostra, con la devozione al suo sacro Cuore».
Le promesse fatte da Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque, in favore dei devoti del Sacro Cuore
1. Io darò loro tutte le grazie necessarie al loro stato.
2. Io metterò la pace nelle loro famiglie.
3. Io li consolerò in tutte le loro afflizioni.
4. Io sarò il loro sicuro rifugio in vita e specialmente in morte.
5. Io spanderò le più abbondanti benedizioni sopra tutte le loro imprese.
6. I peccatori troveranno nel mio Cuore la fonte e l’oceano infinito della misericordia.
7. Le anime tiepide diverranno fervorose.
8. Le anime fervorose s’innalzeranno rapidamente a una grande perfezione.
9. Io benedirò le case ove l’immagine del mio sacro Cuore sarà esposta e onorata.
10. Io darò ai sacerdoti il dono di commuovere i cuori più induriti.
11. Le persone che propagheranno questa devozione avranno il loro nome scritto nel mio Cuore e non ne sarà mai cancellato.
Consacrazione al Sacro Cuore di Gesù di Santa Margherita Maria Alacoque
Io […], dono e consacro al Cuore adorabile di nostro Signore Gesù Cristo la mia persona e la mia vita, [la mia famiglia/il mio matrimonio], le mie azioni, pene e sofferenze, per non voler più servirmi d’alcuna parte del mio essere, che per onorarlo, amarlo e glorificarlo. È questa la mia volontà irrevocabile: essere tutto suo e fare ogni cosa per suo amore, rinunciando di cuore a tutto ciò che potrebbe dispiacergli. Ti scelgo, o Sacro Cuore, come unico oggetto del mio amore, come custode della mia via, pegno della mia salvezza, rimedio della mia fragilità e incostanza, riparatore di tutte le colpe della mia vita e rifugio sicuro nell’ora della mia morte. Sii, o Cuore di bontà, la mia giustificazione presso Dio, tuo Padre, e allontana da me la sua giusta indignazione. O Cuore amoroso, pongo tutta la mia fiducia in te, perché temo tutto dalla mia malizia e debolezza, ma spero tutto dalla tua bontà. Consuma, dunque, in me quanto può dispiacerti o resisterti; il tuo puro amore s’imprima profondamente nel mio cuore, in modo che non ti possa più scordare o essere da te separato. Ti chiedo, per la tua bontà, che il mio nome sia scritto in te, poiché voglio concretizzare tutta la mia felicità e la mia gloria nel vivere e morire come tuo servo. Amen.
Molti Papi hanno esortato i fedeli a questa devozione
Nel 1956 Papa Pio XII nell’Enciclica Haurietis aquas scrisse: “Ma, mentre la Chiesa ha sempre tenuto in alta considerazione il culto al Cuore Sacratissimo di Gesù, così da favorirne in ogni modo il sorgere e il propagarsi in mezzo al popolo cristiano, non mancando altresì di difenderlo apertamente contro le accuse di Naturalismo e di Sentimentalismo; è da lamentare che non uguale onore e stima, sia nei tempi passati che ai giorni nostri, questo nobilissimo culto gode presso alcuni cristiani e talvolta anche presso alcuni di coloro, che pur si dicono animati da sincero zelo per gli interessi della religione cattolica e per la propria santificazione… E’ necessario quindi tener sempre presente in questo così importante ma altrettanto delicato argomento, che la verità del simbolismo naturale, in virtù della quale il Cuore fisico di Gesù entra in un nuovo rapporto con la Persona del Verbo, riposa tutta sulla verità primaria dell’unione ipostatica; intorno a cui non si può nutrire alcun dubbio, se non si vogliono rinnovare gli errori, più volte dalla Chiesa condannati, perché contrari all’unità di Persona in Cristo, nella distinzione e integrità delle due nature”.
Nel 1965 Papa Paolo VI nella Lettera apostolica Investigabiles divitias Christi scrisse: “Imperscrutabile ricchezza di Cristo (Ef 3, 8), sgorgata dal fianco squarciato del Redentore divino nel momento in cui, morendo sulla croce, egli riconciliò col Padre celeste il genere umano, è stata posta in luce così fulgida in questi ultimi tempi dai progressi del culto al Ss. Cuore di Gesù, che lietissimi frutti ne sono derivati a beneficio della Chiesa… Poiché infatti il Ss. Cuore di Gesù, fornace ardente di carità, è simbolo ed espressiva immagine di quell’eterno amore, nel quale Dio ha tanto amato il mondo, da dare il suo Figliuolo unigenito, siamo certi che dette commemorazioni contribuiranno moltissimo a far sì che le ricchezze dell’amore divino siano profondamente scrutate e bene comprese; e nutriamo altresì la fiducia che i fedeli tutti ne sappiano trarre ispirazione sempre più risoluta a configurare al Vangelo la propria vita, a emendare diligentemente i costumi, a mettere in pratica la legge del Signore”.
Papa Giovanni Paolo II nell’omelia pronunciata il 18 settembre 1984, durante il Viaggio Apostolico in Canada, ha sottolineato: “Qui tocchiamo più direttamente la realtà del cuore di Gesù. Il cuore, infatti, è un organo umano, che appartiene al corpo, che appartiene all’intera struttura, alla dimensione spirituale e a quella fisica dell’uomo: ‘E il Verbo si è fatto carne’. In questa duplice dimensione, il cuore trova il suo posto come organo. Ha nello stesso tempo un significato come centro simbolico dell’io interiore, e questo io interiore è, per la sua stessa natura, spirituale. Il cuore di Gesù fu concepito sotto il cuore della Madre Vergine, e la sua vita terrena cessò nel momento in cui Gesù morì sulla croce. Lo testimoniò il soldato romano che forò il costato di Gesù con la lancia. Per tutta la sua vita terrena il cuore di Gesù fu il centro in cui si manifestò, in maniera umana, l’amore di Dio: l’amore di Dio Figlio, e attraverso il Figlio, l’amore di Dio Padre”.
Anche Papa Benedetto XVI, nel 2006 nella Lettera in occasione del 50° anniversario dell’Enciclica Haurietis aquas ha sottolineato: “Questo mistero dell’amore di Dio per noi, peraltro, non costituisce soltanto il contenuto del culto e della devozione al Cuore di Gesù: esso è, allo stesso modo, il contenuto di ogni vera spiritualità e devozione cristiana. E’ quindi importante sottolineare che il fondamento di questa devozione è antico come il cristianesimo stesso. Infatti, essere cristiano è possibile soltanto con lo sguardo rivolto alla Croce del nostro Redentore, ‘a Colui che hanno trafitto’… La contemplazione adorante del costato trafitto dalla lancia ci rende sensibili alla volontà salvifica di Dio. Ci rende capaci di affidarci al suo amore salvifico e misericordioso e al tempo stesso ci rafforza nel desiderio di partecipare alla sua opera di salvezza diventando suoi strumenti. I doni ricevuti dal costato aperto, dal quale sono sgorgati ‘sangue e acqua’, fanno sì che la nostra vita diventi anche per gli altri sorgenti da cui promanano ‘fiumi di acqua viva’”.
Infine, Papa Francesco nella Messa a Santa Marta per la Solennità del Sacro Cuore di Gesù nel 2013 ha ribadito: “Un Dio che si fa vicino per amore, cammina con il suo popolo e questo camminare arriva ad un punto che è inimmaginabile. Mai si può pensare che lo stesso Signore si fa uno di noi e cammina con noi, rimane con noi, rimane nella sua Chiesa, rimane nell’Eucarestia, rimane nella sua Parola, rimane nei poveri, rimane con noi camminando. E questa è vicinanza: il pastore vicino al suo gregge, vicino alle sue pecorelle, che conosce una ad una… Tenerezza! Ma il Signore ci ama con tenerezza. Il Signore sa quella bella scienza delle carezze, quella tenerezza di Dio. Non ci ama con le parole. Lui si avvicina, vicinanza, e ci dà quell’amore con tenerezza. Vicinanza e tenerezza! Queste due maniere dell’amore del Signore che si fa vicino e dà tutto il suo amore con le cose anche più piccole: con la tenerezza. E questo è un amore forte, perché vicinanza e tenerezza ci fanno vedere la fortezza dell’amore di Dio”.
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