Numeri ufficiali Covid-19 del 12 maggio 2021. Rapporto The Lancet: “La pandemia poteva essere evitata”

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I dati Covid-19 ufficiali del Ministero della salute di oggi mercoledì 12 maggio 2021

Ricoverati con sintomi: 14.280 (-657) (-4,40%) [Occupazione al 23%] [*]
In terapia intensiva: 1.992 (-64) (-3,11%) [con 91 nuovi ingressi del giorno] [**] [Occupazione al 22%]
Deceduti: 123.544 (+262) (+0,21%)
Vaccinati [***] e percentuale sulla platea da vaccinare (aggiornato al 12 maggio 2021 ore 21:15): 7.832.637 (15,43% di una platea di 50.773.718 persone da vaccinare)

[*] Dato molto importante, perché permette di verificare al di là del saldo quante persone sono effettivamente entrate in terapia intensiva nelle ultime 24 ore oggetto della comunicazione.
[**] Persone che hanno completato la vaccinazione (prima e seconda dose; oppure monodose). Vaccinazione in tempo reale: QUI.
[***] La soglia del 30% di occupazione per le terapie intensive e del 40% per le aree non critiche è individuata dal decreto del Ministro della Salute del 30 aprile 2020, oltre la quale sono a rischio le prestazioni sanitarie per le altre patologie. Per area non critica si intendono i posti letto di area medica afferenti alle specialità di malattie infettive, medicina generale e pneumologia.

Il sistema “Tutor” per verificare il “trend” dell’epidemia

Media giornaliera dei decessi: 276 (-).

Tabella con i decessi al giorno, il totale dei decessi e la media giornaliera dei decessi [A cura dello Staff del “Blog dell’Editore”]: QUI.

Il punto della situazione a cura di Lab24

Facciamo il punto, oggi, sulla letalità da Covid-19 a livello mondiale: in particolare considerando il numero di decessi per 100.000 abitanti da inizio pandemia fino al 9 maggio 2021 (dati Oms, ultimo Bollettino epidemiologico settimanale). Un indicatore che permette di valutare in modo omogeneo i singoli Paesi, in modo indipendente dalla popolazione residente. L’Italia, con 205 decessi per 100.000 abitanti, si trovava a quella data in dodicesima posizione assoluta tra i 222 Stati, territori ed aree geografiche monitorati dall’Organizzazione mondiale della Sanità: era preceduta da Belgio (213), Slovenia e Slovacchia (entrambe con 220), Bulgaria e Macedonia (entrambe con 243), Montenegro (245), San Marino (265), Bosnia Erzegovina (268), Repubblica Ceca (277), Gibilterra (279) e Ungheria (284). Sul dato complessivo del nostro Paese pesa in modo decisivo la Lombardia, che alla data del 9 maggio registrava 331 decessi per 100.000 abitanti. Tutti i maggiori Paesi occidentali, sui quali è più logico procedere con un confronto diretto, presentavano valori inferiori a quello italiano: in particolare segnaliamo la Germania (101 decessi per 100.000 abitanti), la Francia (162), gli Stati Uniti (173) e il Regno Unito (188). Per pura curiosità citiamo anche il dato dell’India (17 decessi per 100.000 abitanti da inizio pandemia) che nei giorni scorsi ha catalizzato l’attenzione a causa dei suoi valori assoluti: quasi sempre dimenticando che gli stessi andavano rapportati a 1,4 miliardi di abitanti (Fonte Lab24.ilsole24ore.com/coronavirus).

Covid, rapporto The Lancet: “La pandemia poteva essere evitata”
“Covid-19 deve essere l’ultima pandemia. Se la comunità globale non prende sul serio questo obiettivo, condanneremo il mondo a catastrofi successive”. Lo sostiene un rapporto indipendente pubblicato sulla rivista The Lancet [QUI] e redatto da un team di esperti su richiesta del Direttore generale dell’Oms

La pandemia di Covid-19 è stata un “disastro evitabile” e “il messaggio per il cambiamento è chiaro: Covid-19 deve essere l’ultima pandemia. Se la comunità globale non prende sul serio questo obiettivo, condanneremo il mondo a catastrofi successive”. Sono solo alcune delle dichiarazioni riportate in un rapporto indipendente pubblicato sulla rivista The Lancet e redatto da un team di esperti su richiesta del Direttore generale dell’Oms, incaricato dall’Assemblea mondiale della sanità di avviare una revisione indipendente, imparziale e completa sulla risposta sanitaria internazionale alla pandemia da Covid.

Gli esperti che hanno lavorato al documento hanno trascorso gli ultimi 8 mesi ad esaminare i piani preparatori antecedenti al manifestarsi del Covid, le circostanze in cui è avvenuta l’identificazione del virus e delle conseguenze che scatena, e le risposte a livello globale, regionale e nazionale, soffermandosi soprattutto sui primi mesi successivi allo scoppio della pandemia. Il rapporto ha anche analizzato l’ampio impatto della pandemia sui sistemi sanitari nazionali, e le crisi sociali ed economiche ad essa collegate. Il gruppo di esperti è così riuscito a individuare gli “anelli deboli in ogni punto della catena di preparazione e risposta” alla pandemia di Covid-19.

Il documento spiega ad esempio che la “preparazione alla pandemia è stata disarticolata e insufficiente, lasciando i sistemi sanitari sopraffatti quando si sono effettivamente confrontati con un virus in rapida e esponenziale diffusione” e che l’intero mese di febbraio del 2020 è stato “perso” in molti Paesi, perché i vari governi “non sono riusciti a imporre misure più severe per arrestare la diffusione del Covid”. Inoltre, secondo gli autori, il comitato di emergenza dell’Oms, “avrebbe dovuto dichiarare l’avvio dell’emergenza sanitaria internazionale nella sua prima riunione del 22 gennaio invece di aspettare fino al 30 gennaio: è passato troppo tempo tra la notifica di un focolaio di polmonite sconosciuta a metà dicembre 2019 e la dichiarazione il 30 gennaio dell’emergenza sanitaria”.

I punti di forza nella risposta al Covid-19

Oltre a evidenziare gli errori commessi in questo anno di emergenza sanitaria, il documento segnala anche “i punti di forza e le misure” che, invece, hanno migliorato la risposta mondiale al Covid-19, come l’apertura e la condivisione internazionale dei dati scientifici relativi al coronavirus e la velocità “senza precedenti” con cui sono stati sviluppati i vaccini.

Per preparare il mondo al futuro in modo che la prossima epidemia non diventi una pandemia, il gruppo chiede all’Oms di pensare a riforme coraggiose e ai governi di procedere con l’aggiornamento dei piani nazionali contro le pandemie. “Il mondo ha bisogno di un nuovo sistema internazionale per la preparazione e la risposta alle pandemie, e ne ha bisogno velocemente, per impedire che future epidemie di malattie infettive diventino pandemie catastrofiche”, precisa il rapporto (Fonte SkyTG24).

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