L’Arcivescovo Viganò sul Motu proprio del 30 aprile. Riforma Democratica? No, più Autocrazia

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Riportiamo di seguito il commento dell’Arcivescovo Carlo Maria Viganò, Nunzio Apostolico ermerito, al Motu proprio del Pontefice regnante del 30 aprile [di cui abbiamo riferito QUI] pubblicata ieri dall’amico e collega Aldo Maria Valli sul suo blog Duc in Altum. Con la conclusione: “Ogni regno diviso contro se stesso va in rovina; e ogni città o casa divisa contro se stessa non potrà reggere” (Mt 12,25).

Vaticano/Riforma democratica? No, autocratica
di Aldo Maria Valli
Duc in altum, 1° maggio 2021


Come sicuramente avete appreso Francesco ha emanato ieri, 30 aprile, un nuovo motu proprio. Il provvedimento, introducendo modifiche in tema di competenza degli organi giudiziari dello Stato della Città del Vaticano, abroga la norma dell’ordinamento giudiziario vaticano in base alla quale solamente la Cassazione, previo assenso dello stesso pontefice, poteva processare vescovi e cardinali nelle cause penali.  Dunque d’ora in avanti, in nome della “eguaglianza tra tutti i membri della Chiesa e la loro pari dignità e posizione, senza privilegi”, cardinali e vescovi accusati di reati penali dai magistrati vaticani, se rinviati a giudizio, saranno processati dal Tribunale dello Stato della Città del Vaticano come tutti gli altri e non da una Corte di Cassazione presieduta da un cardinale.
Sul provvedimento, ecco il commento che mi è stato inviato da monsignor Carlo Maria Viganò.

Secondo l’ennesimo provvedimento, promulgato da colui che collegialmente e sinodalmente spadroneggia a colpi di motu proprio, i cardinali di Santa Romana Chiesa potranno essere sottoposti a processo ed essere giudicati da laici. Inutile cercare una ratio nelle estemporanee decisioni di Bergoglio, il quale ha già infiltrato nei dicasteri romani e al sinodo dei vescovi non pochi laici, o comunque religiosi non chierici, in nome della sinodalità, della democratizzazione e della parità di genere. Inutile parimenti appellarsi al Codice di diritto canonico, cui il romano pontefice può derogare a proprio piacimento. Inutile deplorare il sovvertimento gerarchico che consente a un membro della Chiesa discente di giudicare un membro della Chiesa docente. Chi crede che le norme e le riforme bergogliane siano motivate da retti propositi e abbiano come scopo il bene del corpo ecclesiale è fuori strada. Se solo si ha l’onestà intellettuale di riconoscere che lo scopo di queste innovazioni è la demolizione della Chiesa cattolica e l’accentramento tirannico del potere, si comprende la loro perfetta coerenza ed efficacia. Sottomettere i prelati a un tribunale composto da laici, nominati dal primo inquilino di Santa Marta, significa sottrarre giurisdizione ai pastori per concentrarla in un unico soggetto, lasciando l’apparenza di democrazia, di collegialità e di coinvolgimento dei laici nel governo della Chiesa. Un astuto paradosso: Bergoglio impone riforme apparentemente democratiche che ripugnano alla costituzione monarchica della Chiesa di Cristo, con il solo vero scopo di dividere e di avocare a sé tutto il potere che egli stesso afferma di voler combattere. Una mossa di accentramento per poter punire o assolvere chi vuole a proprio piacimento, assicurandosi la sudditanza dei cortigiani e promuovendo una curia di adulatori, corrotti e ricattabili.
Omne regnum divisum contra se desolabitur: et omnis civitas vel domus divisa contra se, non stabit (Mt 12, 25).
+ cmv

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