In occasione della Pasqua 2021, Papa Francesco dedica il biglietto degli auguri pasquali al Cristo risorto di Pericle Fazzini. “La morte e la vita sono la medesima cosa”

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La “Resurrezione” è una scultura realizzata da Pericle Fazzini (Grottammare, 4 maggio 1913 – Roma, 4 dicembre 1987)  fra il 1970 e il 1975, che si trova nell’Aula Paolo VI. «Il Cristo risorge da questo cratere apertosi dalla bomba nucleare: una atroce esplosione, un vortice di violenza e di energia» (Pericle Fazzini).

Biglietto con gli auguri pasquali di Papa Francesco per la Pasqua 2021 (Foto di Francesco Antonio Grana).

La grande scultura, commissionata da Papa Paolo VI nel 1965, fu realizzata in cinque anni, dal 1970 al 1975, dallo scultore grottammarese per l’Aula Paolo VI.

Per la realizzazione dell’opera fu messa a disposizione di Fazzini la chiesa di San Lorenzo in Piscibus (oggi la sede del Centro Internazionale Giovanile della Santa Sede).

Pericle Fazzini fu scelto dopo quattro anni di selezioni dal 1970 al 1975. Lo studio che Fazzini fece per la “Resurrezione” in questo periodo, oggi è conservato nei Musei Vaticani (foto sotto).

L’opera è stata inaugurata il 28 settembre 1977 alla presenza dell’allora Papa regnante Paolo VI.

La scultura si estende per una larghezza di 20 metri, un’altezza di 7 metri e una profondità di 3 metri e occupa tutta la sezione centrale della parete fondale dell’aula.

Al centro si trova il Cristo risorto che, svettante, emerge da un caos indefinito che raffigura la morte. I suoi lunghi capelli e la barba sono spostati da un vento che soffia da sinistra verso destra e le sue braccia sono aperte e il volto fa trasparire una sofferenza interiore. Il resto della scultura è un insieme di elementi naturali fusi fra di loro e non ben definiti come rocce, rami secchi e radici.

Pericle Fazzini, “La Resurrezione”
di Vilma Torselli
Artonweb.it, 22 maggio 2007


Giunge qui all’apice la nuova concezione dinamica della figura, con echi barocchi e romantici, e la nuova percezione spaziale che costituiscono i tratti salienti del linguaggio di Fazzini, declinato per masse plastiche fortemente aggettanti in un impianto di complessa articolazione nel quale non viene mai meno la sicura padronanza della materia e la rigorosa coerenza del discorso.

L’insieme ha l’aspetto di un’esplosione della materia, di un caos primordiale nel quale è impossibile distinguere e scindere la moltitudine degli elementi naturalistici che si intrecciano e si confondono, rocce, rami, sterpi, radici, dai quali emerge distinguibile una figura umana centrale.

La composizione tende verso l’alto, metafora di una ricerca del divino alla quale l’uomo non si può sottrarre, allargandosi a ventaglio in una progressiva compenetrazione con lo spazio circostante percorsa da un vibrante moto ascensionale che trova la sua massima espressione nella figura del Cristo risorgente, tema centrale e protagonista al quale tutta la composizione è funzionale.

In un gesto che sottolinea anche simbolicamente l’ascesa al cielo, il Cristo allarga ed eleva le braccia, le dita aperte nell’aria, la chioma e la barba mosse in un movimento asimmetrico che le alleggerisce sollevandole con una irreale ventata.

Le membra affusolate, le pieghe dell’abito tormentate dal fitto andamento lineare, le carni mosse dalla struttura ossea che si intravvede al di sotto della pelle sottile e tesa nei riflessi bronzei, l’espressione del volto scavato chiusa su una profonda sofferenza interiore, tutto contribuisce a conferire alla composizione un’impronta di grande ascetismo e di severa spiritualità: è l’espressione di un dolore cosmico nel quale Pericle Fazzini riconosce il destino del Cristo e di ogni uomo, in quella dolente visione del mondo che lo porta a scrivere: «La morte e la vita sono la medesima cosa, fanno parte dell’infinito mistero in cui gli uomini e i piccoli invisibili insetti hanno lo stesso peso, in un sempre più misterioso universo che non si logora mai».

In occasione della Pasqua 2013, le Poste Vaticane hanno dedicato alla Resurrezione di Pericle Fazzini un francobollo da 0,85 €, una delle ultime emissioni del Pontificato di Papa Benedetto XVI.

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