Fallimenti educativi? Vedere i bambini fans di chi canta di comprare una pistola con i soldi della droga e sparare ai rivali

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Ritornando sul tempa dell’educazione dei bambini, condividiamo l’allarme sull'”incendio sociale che sta bruciando una generazione ha solo iniziato a scoppiettare nelle numerose mega risse violente tra ragazzini” – vox clamantis in deserto – del Professore Marco Brusati, un attento osservatore (e non solo) del mondo e della “cultura” giovanile di questi tempi, pubblicato sul suo blog Dire Oltre: “Occorre prendere atto che serve un cambio di passo normativo perché i genitori si trovano da soli contro il mondo mediale e non si può più tollerare questo loro abbandono da parte delle Istituzioni, laiche o religiose che siano“.

Passare dal “che male c’è” al “che bene ne viene” sarebbe un risveglio epocale delle coscienze. In più, occorre prendere atto che serve un cambio di passo normativo perché i genitori si trovano da soli contro il mondo. E non si può più tollerare questo abbandono.

Facciamo un esperimento: proviamo a leggere un testo musicale come se fosse una poesia:

Con i soldi della droga, ah
ho comprato una pistola, ah;
sogno settimana al caldo,
oh rischio settimane al gabbio, ah.
Con un buco in testa (baing, baing) per farti un buco in testa – tu-tu-tu-tu.
Siamo mafia però tutto legale, quasi in cima alla scala;
vedo che tremi. l’avevi mai vista una pistola?
Esci dalla stanza co’ più buchi di uno scolapasta;
io e il mio slime (‘amico’ ndr) ti spariamo con la cobra (‘pistola Beretta Cobra’ ndr) [1].

Adesso immaginiamo di andare nella scuola elementare più vicina a casa e di chiedere all’insegnante dei più grandicelli il permesso di declamare queste parole davanti alla classe. Ovviamente l’insegnante si rifiuterebbe e, alla vostra eventuale insistenza, probabilmente chiamerebbe la forza pubblica per farvi allontanare, perché questo non sono cose per bambini e, se dobbiamo dirla tutta, non lo sarebbero nemmeno per gli adulti, anche se questo è un altro discorso.

Rientriamo nella realtà. Questo progetto artistico è tra quelli fruiti da bambini di quinta elementare, come è emerso dal sondaggio periodico curato dall’associazione Hope finalizzato a conoscere i prodotti artistici dell’infanzia e della prima preadolescenza. Abbiamo preso questo brano solo come esempio, non perché sia l’unico, ma per offrire l’ambientazione in cui troppi ragazzini sempre più bambini crescono nella solitudine delle loro camerette.

«Dalla musica passa tutto e passa prima» è un must che chi mi segue è abituato a leggere; per questo, starci dentro, educativamente e criticamente, significa capire in anticipo cosa passerà nella cultura e nei costumi, avendo la possibilità di fare azioni preventive. Altrimenti dovremo accontentarci di vedere gli studi televisivi o le pagine dei giornali con il parere di esperti del giorno dopo.

L’incendio sociale che sta bruciando una generazione ha solo iniziato a scoppiettare nelle numerose mega risse violente tra ragazzini, molti nemmeno punibili perché minori di 14 anni; un incendio innescato da progetti estetici sempre più verbalmente violenti, prepotenti e talvolta anche socialmente devianti; un incendio alimentato dal mainstream dell’informazione che non ne rileva la problematicità e finisce per normalizzarli; un incendio su cui soffia l’assenza del mondo educante preoccupato di quello che avviene nelle aule fisiche e virtuali, inconsapevole che nelle aule digitali di uno smartphone in mano ai bambini si dice l’esatto opposto in maniera più attrattiva.

È una pia illusione pensare di educare ignorando quali sono i modelli dominanti che accompagnano la crescita dell’infanzia, segnatamente quelli estetici, artistici e musicali che arrivano prima e senza incontrare la resistenza educativa di adulti capaci di passare dal “che male c’è” al “che bene ne viene”: sarebbe, questo, un risveglio epocale delle coscienze, ormai desensibilizzate da dosi da cavallo di morfina mediale, capace di farci uscire dalla spirale di multipli fallimenti educativi socialmente intesi.

Ma non basta: occorre prendere atto che serve un cambio di passo normativo perché i genitori si trovano da soli contro il mondo mediale e non si può più tollerare questo loro abbandono da parte delle Istituzioni, laiche o religiose che siano: se bambini di quinta elementare hanno accesso liberamente a prodotti come quello sopra indicato, c’è un errore sistemico che va corretto, anche con norme, ammonizioni e sanzioni per quegli adulti che lo permettono.

[1] Sono parole tratte dal brano «Settimana al caldo» del gruppo «FSK Satellite». Ricordiamo la metodologia applicata ovvero che non si sta giudicando l’artista-persona, ma il prodotto artistico di cui è portatore personalmente o in gruppo, nella mai sopita speranza che la creatività possa essere messa, prima o poi, al servizio dell’educazione, o quantomeno non in antitesi o come ostacolo.

Per capire il fenomeno: Educazione sepolta. Su Tik Tok minorenni semi-svestite, ammiccanti e iper-sessualizzate tra voyeur e molestatori – 25 giugno 2020

Postilla

Oggi più che mai, il web e i social divengono le nuove frontiere della vita, territori nei quali i giovani vanno affiancati e indirizzati. Essere presenti, scrivere, comunicare, informare, denunciare, svegliare le coscienze, oggi più che mai, è un dovere e non un passatempo, è un serio impegno. Perderemo intere generazioni, se non entriamo nei problemi dei giovani che sono il futuro. In un tempo come questo, da 100.000 decessi causa Covid-19 e da centinaia di migliaia di mancate nascite, i prossimi anni saranno i più difficili sul piano educativo, umano e sociale. Non possiamo delegare. Dobbiamo rimboccarci le maniche e fare, fare sempre di più per il futuro delle nuove generazioni.

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