La Chiesa apostolica armena lancia un accorato appello: “Salviamo dalla distruzione chiese e monasteri nell’Artsakh”. Chi lo ascolterà?

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Compiere tutti gli sforzi possibili e ad ogni livello per salvare da ulteriori distruzioni cappelle, chiese e monasteri, monumenti storici e culturali, musei, “come risultato della politica anti-armena dell’Azerbaigian”. È quanto chiede in una dichiarazione pubblicata dai Servizi di informazione della Santa Sede di Etchmiadzin ieri, 16 novembre il Supremo Consiglio Spirituale della Chiesa apostolica armena all’indomani della firma dell’accordo di cessato il fuoco dall’Armenia, dall’Azerbaigian e dalla Russia, mettende fine ad un mese e mezzo di feroci combattimenti, a seguito dell’aggressione delle Forze armate dell’Azerbajgian, sotto spinta della Turchia e con il sostegno di mercenari e terroristi jihadisti dalla Siria reclutati e trasferiti dalla Turchia, ufficiali militari turchi di alto rango e forze speciali del Pakistan. L’accordo prevede oltre ad un completo cessate il fuoco, il mantenimento da parte delle due parti delle posizioni conquistate. La Repubblica di Artsakh ha perso la città simbolica e strategica di Shushi e Armenia deve cedere il controllo dei distretti di Aghdam, di Kalbajar e di Lachin.

Purtroppo, nonostante all’accordo, non sono cessati gli atti vandalici e le distruzioni di siti cristiani, come abbiamo riferito ieri [Azeri-turchi hanno profanato la cattedrale del Santo Salvatore Ghazanchetsots di Shushi. Il monastero medievale di Dadivank messo sotto protezione della Russia].

La Santa Sede di Etchmiadzin – sede della Chiesa apostolica armena e di Sua Santità Karekin II, Patriarca Supremo e Catholicos di Tutti gli Armeni – ha informato il 14 novembre con un Comunicato “La Sede Madre condanna fermamente” dei Servizi di informazione (che abbiamo riportato integralmente nella nostra traduzione italiana, nell’articolo linkato sopra), di essere “rattristato apprendere che nella notte tra il 9 e il 10 novembre, dopo la firma dell’accordo di cessate il fuoco tra i leader della Repubblica di Armenia, Azerbaigian e Russia per fermare le operazioni militari in Artsakh, gli azeri che sono entrati nella città di Shushi in Artsakh hanno profanato la chiesa del Santo Salvatore Ghazanchetsots, lasciando i segni sulle pareti esterne e interne della chiesa”.

“Condanniamo fermamente quanto accaduto come espressione di evidente vandalismo e intolleranza”, si legge nel comunicato del 14 novembre dei Servizi di informazione della Chiesa apostolica armena. “Non deve essere permesso all’Azerbaigian, seguendo le orme della sua sostenitrice Turchia, di continuare la sua politica di genocidio culturale, che è stata perseguita in varie forme per decenni in Azerbaigian e nella Repubblica Autonoma del Nakhichevan che ne fa parte”. “Allo stesso tempo – prosegue il comunicato del 14 novembre -, chiediamo alla comunità internazionale, così come alle istituzioni interreligiose ed ecumeniche, di alzare la voce e prendere le misure appropriate per fermare tale barbarie contro i monumenti e santuari religiosi e culturali nell’Artsakh e le manifestazioni di disposizioni anti-armene delle autorità azerbajgiani”.

Nella Dichiarazione pubblicata ieri, il Supremo Consiglio Spirituale della Chiesa apostolica armena definisce “indiscutibile e vitale” l’intento ora a mantenere il cessate il fuoco e una pace solida nella regione. E se l’accordo di cessate il fuoco ha suscitato nell’opinione pubblica armena una “giusta rivolta”, per le conseguenze e le attuali incertezze, il fatto della perdita di una parte dell’Artsakh che ha provocato, queste proteste sono oggi causa di “destabilizzazione politica interna”. Da qui l’invito a tutte le forze politiche di governo e opposizione ad impegnarsi ad “avviare un dialogo, per risolvere i problemi in un clima di cooperazione”, ad “ascoltare la voce della gente” e “agire al di sopra degli interessi personali e di partito” e ad “astenersi dai discorsi che provocano odio e ostilità, minacce e azioni simili”.

Il Supremo Consiglio Spirituale si dice “particolarmente rattristati dai testimoni della nostra secolare identità da abbandonare nelle aree da consegnare” e fa appello di “fare ogni sforzo per salvarli da ulteriori distruzioni dalla politica anti-armena dell’Azerbaigian”.

“Chiediamo ai figli del nostro popolo di mantenere la vigilanza, la fede e la fiducia in queste difficili condizioni; che siamo in grado di uscire uniti da questa difficile situazione; per superare insieme i problemi e le sfide che sono sorti, per forgiare il potere della nostra Patria, il nuovo progresso vittorioso e il futuro luminoso del nostro popolo. Preghiamo che il Signore Misericordioso, con il Suo amore e le Sue benedizioni, mantenga la nostra Patria forte, sicura e pacifica; dando resistenza e forza a tutta la nostra gente”, conclude la Dichiarazione, che riportiamo in una nostra traduzione italiana dall’inglese.

Sede Madre della Santa Etchmiadzin
Servizi di informazione, 16 novembre 2020
Dichiarazione del Supremo Consiglio Spirituale

Il Supremo Consiglio Spirituale che si è riunito presso la Sede Madre della Santa Etchmiadzin sotto la presidenza di Sua Santità Karekin II, Patriarca Supremo e Catholicos di Tutti gli Armeni; ha rilasciato una dichiarazione sulla situazione postbellica in Armenia e in Artsakh.

“1. Nelle ultime settimane, nelle condizioni delle ostilità scatenate contro l’Artsakh dai terroristi internazionali, Azerbaigian e Turchia; il nostro popolo fedele con profondo dolore e preghiera a Dio ha vissuto nella Patria e nella Diaspora; sforzandosi di sostenere gli Armeni dell’Artsakh, come anche l’Esercito di difesa dell’Artsakh; alzando la loro voce per informare il mondo sul diritto dell’Artsakh a una vita libera e indipendente; continuando a fare affidamento sullo spirito vittorioso del nostro soldato.

2. Mantenere il cessate il fuoco e una pace solida nella regione è indiscutibile e vitale. Tuttavia, la dichiarazione trilaterale rilasciata il 10 novembre, riguardante il cessate il fuoco, le sue conseguenze e le attuali incertezze, il fatto della perdita di una parte dell’Artsakh; improvvisamente ha sorpreso l’opinione pubblica, portando a una giusta rivolta [QUI], che è causa di destabilizzazione politica interna del nostro Paese, e minaccia di far affrontare alla nostra Patria nuovi pericoli.

3. In questi giorni dovremmo ignorare i nostri sentimenti e, prima di tutto, e noi con gratitudine dovremmo continuare ad onorare la memoria dei nostri eroici figli, che hanno dato la vita per il bene della nostra Patria; e sostenere le loro famiglie e l’intera nazione; inoltre, dobbiamo salutare adeguatamente i coraggiosi guerrieri che hanno combattuto battaglie eroiche per 44 giorni superando le difficoltà.

4. Per le decisioni prese durante questo periodo; i funzionari competenti di tutti gli organi competenti dovrebbero essere ritenuti responsabili di tale risoluzione del conflitto; per il ripristino della solidarietà nazionale; nel rispetto incondizionato della sua legittimità; non escludendo la probabilità delle loro dimissioni.

5. Lo stato di diritto deve essere rispettato, e tutti i processi politici devono essere risolti nell’ambito della Costituzione della Repubblica di Armenia. Allo stesso tempo, nelle condizioni attuali, è inaccettabile aumentare il dolore della gente, mettendo in pericolo il futuro dello Stato e del nostro popolo. Prima di tutto, le autorità, l’opposizione parlamentare e tutte le figure socio-politiche devono immediatamente avviare un dialogo, per risolvere i problemi in un clima di cooperazione. Qualsiasi deviazione da questo percorso non può essere accettata dal nostro popolo e dalla Chiesa. Nella situazione attuale, è necessario preservare l’identità nazionale a tutti i costi e stare lontani dai passi che la mettono in pericolo.

6. A seguito dei discorsi di funzionari pubblici in questi giorni, manifestazioni e proteste dell’opposizione che si sono svolte a Yerevan [QUI]; sollecitiamo il Primo Ministro della Repubblica di Armenia; i rappresentanti del governo e dell’opposizione, ad astenersi dai discorsi che provocano odio e ostilità, minacce e azioni simili. Ogni manifestazione di violenza, ogni atto più depressivo e infiammatorio nei confronti del popolo che sopporta il dolore della perdita dovrebbe essere condannato. Condanniamo le violenze contro il Presidente dell’Assemblea Nazionale [QUI] e ogni altra persona, allo stesso tempo, ogni repressione in ambito politico.

7. Esortiamo l’Assemblea Nazionale, e in particolare la parte maggioritaria, a mostrare responsabilità politica con un’elevata consapevolezza degli interessi del Paese, e a ripristinare il normale lavoro dell’Assemblea Nazionale, con tutti gli obblighi derivanti dalla situazione. È necessario ascoltare la voce della gente ed essere consapevoli delle frustrazioni e delle richieste pubbliche; agire al di sopra degli interessi personali e di partito, con alta consapevolezza e responsabilità del pensiero statale. La Patria ha necessità di compiere passi immediati oggi.

8. È il sacro dovere di tutti noi dare contributi all’Armenia e alla Diaspora per superare questa situazione. Dobbiamo impegnarci a sostenere gli Armeni dell’Artsakh e le autorità dell’Artsakh per riorganizzare la vita dei figli del nostro popolo. L’Artsakh non dovrebbe essere svuotato degli Armeni.

9. Siamo particolarmente rattristati dai testimoni della nostra secolare identità da abbandonare nelle aree da consegnare: le cappelle, le chiese e i monasteri, i castelli, i monumenti storici e culturali e i musei. Facciamo appello agli organi statali competenti, le forze della diaspora; in consultazione con la Chiesa armena; fare ogni sforzo per salvarli da ulteriori distruzioni dalla politica anti-armena dell’Azerbaigian.

10. Il Catholicos di Tutti gli Armeni, con il sostegno del Supremo Consiglio Spirituale, deve continuare i suoi sforzi per creare la necessaria atmosfera di unità e solidarietà nel Paese e per guidare i processi necessari in modo legale.

Onoriamo tutti i nostri coraggiosi soldati e militari che hanno mostrato un eroismo senza precedenti nella sacra lotta per la difesa della Patria. Preghiamo anche per la pace delle anime degli Armeni caduti a causa dei crimini di guerra; chiedendo il conforto e la consolazione dello Spirito Santo alle famiglie dei nostri figli martiri, ai parenti e a tutto il nostro popolo. Chiedendo il sostegno e l’aiuto del Signore, auguriamo guarigione ai nostri soldati feriti.

Chiediamo ai figli del nostro popolo di mantenere la vigilanza, la fede e la fiducia in queste difficili condizioni; che siamo in grado di uscire uniti da questa difficile situazione; per superare insieme i problemi e le sfide che sono sorti, per forgiare il potere della nostra Patria, il nuovo progresso vittorioso e il futuro luminoso del nostro popolo.

Preghiamo che il Signore Misericordioso, con il Suo amore e le Sue benedizioni, mantenga la nostra Patria forte, sicura e pacifica; dando resistenza e forza a tutta la nostra gente”.

Foto di copertina: il monastero apostolico armeno di Gandzasar del XIII secolo, nei pressi del villaggio di Vank, nella Regione di Martakert della Repubblica di Artsakh, un simbolo della storia e dell’identità armena cristiana.

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