Francesco e unioni civili: una bolla mediatica. Roba datata, rilanciata ad arte in operazione di marketing, creando confusione e caos. Scoperta una censura del Papa nel 2019

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“Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo” (Papa Francesco).

Queste parole di Francesco sono rilanciate (in spagnolo) nel docufilm a lui dedicato, dal titolo “Francesco” del regista Evgeny Afineevsky. Quindi, non si tratta di una reportage giornalistica, ma del classico prodotto di pia narrazione, un documentario celebrativo, presentato avantieri alla Festa del Cinema di Roma. Poco prima, sempre nel documentario, parla Andrea Rubera, che insieme al compagno ha adottato tre bambini. Rubera consegnò a Francesco una lettera in cui gli spiegò di voler crescere i figli nella fede cattolica temendo però l’accoglienza che avrebbero ricevuto in parrocchia. Pochi giorni dopo, Francesco chiamò al telefono Rubera, incoraggiandolo a portare i bambini in parrocchia, anche a costo di incontrare resistenze. Rubera si dice contento della scelta fatta, aggiungendo che “probabilmente il Papa segue comunque la sua dottrina”.

La dichiarazione di Francesco che ha suscitato tanto clamore, in realtà fa riferimento a diversi suoi interventi sul tema dell’omosessualità. Faccio seguire a titolo di esempio, integralmente, con domande e risposte, in fondo di questo articolo, l’intervista di Valentina Alazraki, trasmessa il 28 maggio 2019 dall’emittente messicana Televisa, pubblicata in contemporanea da Vatican News e dall’Osservatore Romano.

La non notizia delle “aperture papali sulle coppie gay”, che ha fatto impazzire tutti i media perdendosi in una bolla mediatica, facendo passare per “una presa di posizione rivoluzionaria”, “un terremoto in Vaticano”, ecc., che certamente non è una “novità”. Si tratta di dichiarazioni datate, che risalgono a diversi interventi di Francesco. Solo che oggi, con il documentario rilanciato dal Vatican News e articoli di vaticanisti come per esempio Nicole Winfield per l’Associated Press “Francesco diventa il prima papa a sostenere unioni civili dello stesso sesso” e Gian Guido Vecchi sul Corriere della Sera “Il Papa: «Favorevole alle unioni civili per le coppie omosessuali». Le frasi del pontefice in un documentario mostrato alla Festa del Cinema di Roma: «Gli omosessuali sono figli di Dio, hanno diritto a una famiglia». È la prima volta che un papa si dice favorevole alle unioni civili di gay”, la spettacolare visibilità è garantita… la prima volta e non si nota il “prima papa” e “di un papa”, convinti che si tratta di una prima volta di Francesco.

Operazione di marketing per un documentario neanche originale ben riuscita.

In realtà, Jorge Bergoglio sostiene da anni le unioni civili, anche da quando è Papa Francesco in diversi interviste negli anni passati. Quando era ancora Cardinale Bergoglio, ha giocato un ruolo importante come Arcivescovo di Buenos Aires esortando i vescovi dell’Argentina a sostenere le unioni civili. Come riportato dal New York Times nel marzo 2013, il Cardinale Bergoglio è stato un negoziatore chiave dietro le quinte durante un periodo di tensione nel 2010, quando il governo argentino stava valutando se consentire il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Il Cardinale Bergoglio ha suggerito che i vescovi invece cercassero l’approvazione di una legge sull’unione civile tra omosessuali, facendo arrabbiare molti dei suoi pari nell’episcopato argentino.

«Non è una “svolta“ è una conferma. Subito a marzo 2013 post elezione un famoso membro della beneamata lobby confidò ad un prelato che con Bergoglio “sarebbero stati più forti di prima”. Poi la prima udienza alla coppia gay. Poi la nomina di mons. Ricca a prelato dello IOR, così ben focalizzata da Sandro Magister. Poi il caso del gay dichiarato Padre Martin e la sua carriera fulminante. Poi il caso delle coperture al Card. McCarrick e l’attacco a Mons. Viganò, cacciatore di fatti illeciti e disordini sessuali all’interno della Chiesa. Infine la sublime spiegazione che Sodoma venne distrutta perché rifiutò stranieri, non perché ivi si praticavano atti contro natura senza limiti ignorando gli ammonimenti del Cielo. Ora, chi gli ha imposto queste dichiarazioni deve esser ben potente viste le responsabilità che così gli si buttano addosso. Infatti con questa decisione Bergoglio dovrà riscrivere i Dieci Comandamenti togliendone almeno uno, dovrà negare i Peccati che gridano vendetta contro lo Spirito Santo, dovrà cambiare il Sacramento del Matrimonio (già messo in discussione con Amoris laetitia) e almeno altri due Sacramenti correlati. Dovrà anche modificare radicalmente l’istituto della Famiglia, avendo dichiarato “son figli di Dio e hanno diritto ad una Famiglia”. Insomma ora ha creato le condizioni per uno scisma. E bravo il nostro Bergoglio! Chissà però che diranno ora i famosi “obbedienti” al Papa a qualsiasi costo e per qualsiasi ordine che da. Chissà come reagiranno i famosi “prudenti” che stanno sempre zitti e cercano il buono in ogni esternazione di Bergoglio. Ah, nel discorsetto che potrete sentire, prende occasione per dare un attacco anche a Trump sul tema muro in Messico che separa le famiglie. Intendeva le famiglie mexicano-gay?»(Stilum Curiae).

«Il Papa filogay: c’è da stupirsi? Li promuove… Cosa c’è di nuovo? Non ricordate il famoso “chi sono io per giudicare”? Tutto iniziò così, archiviando la distinzione tra peccato e peccatore, e l’insegnamento dei predecessori, e dei santi sui cosiddetti “rapporti contro natura”. Bergoglio non deve aver mai letto i passi durissimi di san Paolo sulla sodomia, né le Confessioni di sant’Agostino, il quale ha parole assai dirette ed inequivocabili: “Perciò i peccati contro natura sempre e dovunque devono essere detestati e puniti, come per esempio quelli dei sodomiti. Ed anche se tutto il genere umano li commettesse, tutto il genere umano sarebbe reo di codesto crimine per la legge di Dio che non ha creato gli uomini perché si unissero in tal modo” (sant’Agostino, Confessioni, libro terzo, cap. VIII). (…) Dopo i fatti, dopo le azioni, le omissioni: cardinali e teologi che ribadiscono la dottrina della Chiesa vengono rimossi o ignorati, tamquam non essent (è la misericordia, bellezza!); le leggi liberticide promosse dal mondo LGBT così come quelle che impongono unioni civili o matrimoni gay, non destano una sola espressione di pubblico rammarico, da parte del sempre ciarlierlo argentino; infine ogni iniziativa cattolica di popolo, come i tre family day degli ultimi anni (2015, 2016, 2018) vengono del tutto ignorati, o persino, come nel caso dell’ultimo, pubblicamente criticati. Cosa ha detto Bergoglio nel documentario oggi agli onori della cronaca? Non mi importa nulla, perché è del tutto chiaro, almeno, cosa voleva ancora una volta suggerire, e, soprattutto, perché sono cattolico: “In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, neppure un iota o un apice della legge passerà” (Mt. 5:18)» (Stilum Curiae).

Contemporaneamente al clamore mediatico montato ad arte, qualcuno si arrampica sugli specchi per difendere quelle dichiarazioni dicendo che Francesco non voleva intendere quello che ha detto e che tutti hanno capito oppure perché il filmato è stato manipolato. In realtà, questo è l’effetto che si voleva ottenere nel cerchio degli ideologi e dei spin doctor del bergoglismo: confusione e caos. L’autore cattolico Phil Lawler ha dichiarato alla Daily Caller News Foundation: “È sempre più difficile evitare la conclusione che Papa Francesco voglia creare confusione” e ha pubblicato sul suo blog un articolo dal titolo “Il Papa getta altri semi di confusione”. Come al solito si fa emergere la contraddizione di un Francesco che parla a persone e contesti diversi, lanciando messaggi diametralmente opposti tra loro. La viralità con cui circolano le sue esternazioni crea poi dei cortocircuiti come questo, con fiume di parole, pro e contra, tra cui la ragione viene scacciata e soppressa. L’ignoranza ecclesiale e l’analfabetismo funzionale che regna sovrano sui social fa il resto. Difficile tenere la bussola.

Il Cardinale Gerhard Ludwig Müller, Prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede, in una dichiarazione riportata da Kathpress, riporta la questione nella corretta prospettiva: “Die vorliegende Äußerung ist eine rein private Meinungsäußerung, der jeder Katholik freimütig widersprechen kann und soll”, ovvero, la dichiarazione di Francesco sulle unioni civili dello stesso sesso “è una espressione puramente privata che ogni cattolico può e deve contraddire apertamente”.

Dopo le dichiarazioni di Francesco, che la stampa mondiale ha presentato come “la prima volta” di un rivoluzionario appoggio alle unioni civili dello stesso sesso, con l’ovvia esultanza degli LGBTQI+, esce allo scoperto – ça va sans dire – anche il gesuita pro-sodomia, che attacca i vescovi della Polonia e dell’Africa, con le seguenti parole (nostra traduzione italiana): “Per coloro che pensano che i commenti del Papa sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso non siano un grosso affare: forse negli Stati Uniti o nell’Europa occidentale. Ma in posti come la Polonia, dove alcuni vescovi sono violentemente anti-LGBT; o l’Uganda, dove i vescovi si schierano con le leggi che criminalizzano l’omosessualità, è un grosso affare”.

Sulla questione si è espressa anche l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti-UAAR:

«Cosa ha affermato il papa? Nel corso di una intervista della giornalista messicana Valentina Alazraki, trasmessa su Televisa nel maggio del 2019, Bergoglio ha detto che gli omosessuali hanno “diritto di stare in una famiglia” e che non devono essere cacciati di casa. Non proprio che debbano formare una famiglia omogenitoriale, come invece sembra dire la comune vulgata mediatica. Questa porzione è la prima frase riportata nel lancio del docufilm.
Poi nell’intervista cerca di mettere una pezza su quando disse che i genitori potevano rivolgersi a uno psichiatra per i figli gay. Qui c’è un piccolo giallo, evidenziato dai cattolici integralisti: il video dell’intervista sembrerebbe tagliato tra il minuto 57 e il 58. Da questa parte tagliata potrebbe essere stata ripresa la seconda porzione citata nel docufilm, ovvero quando il papa parla di approvare una “legge di convivenza civile” così che gli omosessuali siano “coperti legalmente”: una legge che aggiunge, “ho difeso”. Tale passaggio è censurato anche dalle trascrizioni diffuse dai media vaticani.
Bergoglio ribadisce di essere “conservatore” e di difendere la dottrina
Nell’intervista Bergoglio ribadisce di essere “conservatore” e di difendere la dottrina, si schiera contro i matrimoni gay, precisa che l’accettazione delle persone “non vuole dire approvare gli atti omosessuali”. E infatti quando uscì, non si parlò affatto di aperture papali sulle unioni civili. Nel lancio del docufilm di Afineevsky invece sembrano montate ad arte (e tradotte in maniera interessata, si spinge a dire Mario Adinolfi) dichiarazioni che fanno riferimento a questioni differenti: i gay cacciati di casa e le unioni civili. Sarebbe curioso capire la dinamica che ha fatto emergere solo ora, fuori dal cilindro, questo leak bergogliano.
Una situazione complicata, espressione lampante dei meccanismi della distorsione mediatica, tanto che pure in questo caso l’apparato vaticano è intervenuto per stemperare l’ennesimo scivolone papale. Come si è premurato subito di spiegare padre Antonio Spadaro, direttore della rivista dei gesuiti La Civiltà Cattolica, il papa “non intende cambiare la Dottrina” ma è “molto aperto alle esigenze reali della vita concreta delle persone”. “Non c’è niente di nuovo. Si tratta di un’intervista data già parecchio tempo fa e già passata dalla recezione della stampa”, puntualizza.
Intanto, nel mondo reale, il Catechismo continua ad affermare che atti e relazioni omosessuali sono “gravi depravazioni”, “contrari alla legge naturale”, “non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale”, “in nessun caso possono essere approvati”, invitando i gay alla castità. E non ci risulta che il papa abbia approvato una legge per le unioni civili nello stato di cui è monarca assoluto, ovvero il Vaticano».

Un consulente teologico di lunga data di Papa Francesco ha detto il 21 ottobre che l’appello per le unioni civili nel docufilm Francesco non è un errore di traduzione (QUI)

Facendo un’analisi approfondita, la Catholic News Agency-CNA ha concluso che alcune delle osservazioni del Papa incluso nel docufilm Francesco sono il risultato del rimaneggiamento di frasi distinte da una vecchia intervista e della loro presentazione come un insieme coeso. Mentre il regista Evgeny Afineevsky ha detto ai giornalisti che Francesco ha fatto commenti chiedendo l’approvazione delle leggi sull’unione civile direttamente a lui, i commenti sembrano provenire dall’intervista del 28 maggio 2019 a Papa Francesco, condotta dalla vaticanista messicana di lunga corsa Valentina Alazraki.
Il commento di Papa Francesco sulle unioni civili incluso nel docufilm Francesco non sono stati contestati dalla Santa Sede nonostante le molteplici richieste di chiarimenti.
Risulta che il commento non era contenuto nella versione pubblicata dell’intervista di Alazraki e non sono state viste dal pubblico se non nel docufilm Francesco.
Il 21 ottobre il Direttore di Civiltà Cattolica Padre Antonio Spadaro, S.I. ha detto ai giornalisti che le osservazioni di Papa Francesco sulle unioni civili sono estratte dall’intervista del 2019 condotta da Alazraki e non ha contestato il modo in cui sono state presentate nel docufilm dal regista Evgeny Afineevsky.
Allo stesso tempo, un’analisi approfondita della trascrizione effettuata dalla Catholic News Agency mostra che altri commenti papali sull’omosessualità presenti nel docufilm Francesco sono stati compilati con un pesante montaggio del filmato dell’intervista del 2019. Mentre il Papa ha pronunciato quelle parole davanti alla telecamera, non le ha pronunciate in quest’ordine, né ha usato quelle frasi nelle immediate vicinanze. Dopo la presentazione di quei commenti montati, si sente il Papa dire nel docufilm Francesco la frase (in spagnolo): “Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo”. Mentre quelle osservazioni sembrano certamente provenire dall’intervista ad Alazraki, il regista del docufilm Francesco Evgeny Afineevsky ha detto il contrario ai giornalisti e la parte dell’intervista ad Alazraki da cui sarebbero estratte, non è stata inclusa nella versione pubblicata e non è disponibile al pubblico.
Ma oltre al loro contesto, alcuni hanno messo in dubbio il loro significato, suggerendo che una frase usata dal Papa, “convivencia civil”, è stata tradotta male nei sottotitoli del docufilm Francesco come “unioni civili” e in realtà rappresenterebbe un diverso tipo di riconoscimento legale. Ma il 21 ottobre l’Arcivescovo Victor Manuel Fernandez, un teologo che è molto vicino al Papa, ha suggerito che “convivencia civil” è sostanzialmente equivalente a “unione civile”. Fernandez ha postato su Facebook che il Cardinale-Bergoglio prima di diventare Papa “ha sempre riconosciuto che, senza chiamarlo ‘matrimonio’, di fatto esistono unioni molto strette tra persone dello stesso sesso, che di per sé non implicano rapporti sessuali, ma un’alleanza molto intensa e stabile. Si conoscono a fondo, condividono lo stesso tetto da molti anni, si prendono cura l’uno dell’altro, si sacrificano l’uno per l’altro. Allora può succedere che preferiscano che in un caso estremo o in una malattia non consultino i loro parenti, ma quella persona che conosce a fondo le loro intenzioni. E per lo stesso motivo preferiscono che sia quella persona che eredita tutti i loro beni, ecc. Questo può essere contemplato nella legge ed è chiamato ‘unione civile’ [unión civil] o “legge di convivenza civile” [ley de convivencia civil ], non matrimonio”.

Papa Francesco censurato dal Vaticano sulle unioni civili. E le sue frasi rivoluzionarie tagliate ad hoc
Le affermazioni del pontefice sulle coppie e i diritti degli omosessuali sono diventate un caso nella Sante Sede. Prima la richiesta di non pubblicare nulla veicolate da chi si occupa dei media vaticani, poi la sforbiciata operata sul girato complessivo dell’intervista a Francesco, da cui sono sparite le dichiarazioni più forti e per questo destinate a creare scontri interni
di Francesco Antonio Grana
Ilfattoquotidiano.it, 22 ottobre 2020

C’è un vero giallo in Vaticano in merito alle affermazioni di Papa Francesco sulla legge sulle unioni civili anche tra persone dello stesso sesso. In una mail della direzione editoriale del Dicastero per la comunicazione, che ilfattoquotidiano.it è in grado di pubblicare integralmente e in esclusiva, è contenuto l’ordine di censurare tutto ciò che riguarda il documentario nel quale Bergoglio pronuncia la sua rivoluzionaria apertura. A firmarla è Massimiliano Menichetti, responsabile della testata Radio Vaticana – Vatican News e del Centro Editoriale Multimediale, ma è evidente che riporta le indicazioni dei vertici del dicastero della Santa Sede che si occupa dei media: “Buono giorno a tutti, in riferimento al clamore suscitato dal film ‘Francesco’ del regista russo Evgeny Afineevsky, per ora non usciamo con NESSUNA notizia, né radio, né web. Nulla anche sul film o la premiazione di oggi in Vaticano. È attivo un confronto per fronteggiare la crisi mediatica in atto. Non è esclusa una comunicazione di Sala Stampa. Per favore segnalatemi se potete, a metà giornata e alla fine, eventuali reazioni di ascoltatori e follower. Non è necessario girarmi i commenti, bastano due righe di sintesi. Grazie, Massimiliano Menichetti”. Ciò nonostante il Papa, prima della consueta udienza generale di mercoledì 21 ottobre, ha ricevuto in una saletta adiacente l’Aula Paolo VI il regista e tutti i suoi collaboratori, dando così la sua benedizione al lavoro. Ma anche considerando che il documentario, il giorno dopo l’udienza papale e la presentazione alla Festa del cinema di Roma, diretta da Antonio Monda, fratello del direttore de L’Osservatore Romano Andrea, è stato insignito, proprio nei Giardini Vaticani, del Premio “Kinéo Movie for Humanity Award”, assegnato a chi promuove temi sociali e umanitari.
Non è tutto però. A svelare, infatti, la genesi delle dichiarazioni del Papa sulle unioni civili è stato il gesuita padre Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica, nel tentativo di prevenire le critiche del mondo conservatore cattolico. Ai microfoni di Tv2000, Spadaro ha spiegato che “il regista del film ‘Francesco’ mette insieme una serie di interviste che sono state fatte a Papa Francesco nel corso del tempo dando una grande sintesi del suo pontificato e del valore dei suoi viaggi. Tra l’altro ci sono vari brani tratti da un’intervista a Valentina Alazraki, una giornalista messicana, e all’interno di questa Papa Francesco parla di un diritto alla tutela legale di coppie omosessuali ma senza in nessun modo intaccare la dottrina”. Il gesuita precisa che “c’è anche un’altra testimonianza all’interno del film in cui si dice esplicitamente che Papa Francesco non intende cambiare la dottrina ma nello stesso tempo Papa Francesco è molto aperto alle esigenze reali della vita concreta delle persone”. E aggiunge: “Quindi non c’è niente di nuovo. Si tratta di un’intervista data già parecchio tempo fa e già passata dalla recezione della stampa. Nello stesso tempo però comprendiamo come all’interno di questo film si ribadisce l’importanza che Papa Francesco affida a parole di ascolto e tutela di persone che vivono situazioni di crisi o difficoltà. Quello che rimane e colpisce è la capacità di ascolto che Francesco dimostra”.
Ma qualcosa oggettivamente non torna. Nell’intervista alla quale fa riferimento padre Spadaro, pubblicata il 28 maggio 2019, non c’è traccia delle affermazioni di Bergoglio sulle unioni civili. Le inquadrature dell’intervista rilasciata alla tv messicana e del documentario realizzato dal regista russo sono le stesse e anche molte delle affermazioni sugli omosessuali coincidono, avvalorando così la tesi di Spadaro, ovvero che si tratti di un’unica registrazione risalente al 2019. Ma evidentemente sono stati effettuati dei tagli. Nell’intervista alla tv messicana, rispondendo a una domanda sulle persone che vivono in situazioni irregolari, il Papa afferma: “Se ci convincessimo che sono figli di Dio, la cosa cambierebbe abbastanza. Mi hanno fatto una domanda durante il volo, dopo mi sono arrabbiato, mi sono arrabbiato perché un giornale l’ha riportata, sull’integrazione familiare delle persone con orientamento omosessuale. Io ho detto: le persone omosessuali hanno diritto a stare nella famiglia, le persone con un orientamento omosessuale hanno diritto a stare nella famiglia e i genitori hanno diritto a riconoscere quel figlio come omosessuale, quella figlia come omosessuale, non si può scacciare dalla famiglia nessuno né rendergli la vita impossibile. Un’altra cosa che ho detto è: quando si vede qualche segno nei ragazzi che stanno crescendo bisogna mandarli, avrei dovuto dire da un professionista, e invece mi è uscito psichiatra. Titolo di quel giornale: ‘Il Papa manda gli omosessuali dallo psichiatra’. Non è vero! Mi hanno fatto un’altra volta la stessa domanda e ho ripetuto: sono figli di Dio, hanno diritto a una famiglia, e basta. E ho spiegato: mi sono sbagliato a usare quella parola, ma volevo dire questo. Quando notate qualcosa di strano, no, non di strano, qualcosa che è fuori dal comune, non prendete quella parolina per annullare il contesto. Quello che dice è: ha diritto a una famiglia. E questo non vuol dire approvare gli atti omosessuali, tutt’altro”.
La giornalista poi domanda a Bergoglio: “Lei ha fatto tutta una battaglia sui matrimoni con persone dello stesso sesso in Argentina. E poi dicono che è venuto qui, è stato eletto Papa e ora sembra molto più liberale di quanto lo fosse in Argentina. Si riconosce in questa descrizione che fanno alcune persone che l’hanno conosciuta prima, o è stata la grazia dello Spirito Santo che le ha dato di più?”. E il Papa risponde: “La grazia dello Spirito Santo esiste, certo. Io ho sempre difeso la dottrina. Ed è curioso, nella legge sul matrimonio omosessuale… È un’incongruenza parlare di matrimonio omosessuale”. Nessuna traccia, invece, delle parole che Francesco pronuncia nel documentario sulle unioni civili: “Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo”. Una vicenda, quella del Papa censurato sulle unioni civili, che ricorda la lettera di Benedetto XVI taroccata dall’allora prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, monsignor Dario Edoardo Viganò. Vicenda per quale il prelato dovette dimettersi, anche se successivamente vennero pubblicati gli sms tra lui e l’arcivescovo Georg Gänswein, prefetto della Casa Pontificia ma soprattutto segretario particolare del Papa emerito, dai quali emerse che l’operazione di rendere pubblica solo una parte della lettera di Ratzinger era stata concordata prima tra i due. E ora chi spiegherà a Francesco perché le sue frasi sono state censurate?

Intervista al Papa di Valentina Alazraki, trasmessa il 28 maggio 2019 dall’emittente messicana Televisa, pubblicata in contemporanea da Vatican News e dall’Osservatore Romano [QUI]

Forse c’è un altro tema che attira l’attenzione e che credo sarebbe bene spiegare. È il suo relazionarsi con le persone che vivono situazioni che prima si chiamavano “irregolari”, diciamo così. Le faccio un esempio. Quando lei ha ricevuto a Santa Marta un transessuale spagnolo con il suo compagno è, chiaro, che quelle persone sono uscite da Santa Marta dicendo che lei le ha abbracciate, le ha benedette, ha detto che Dio le ama. Poi una donna argentina divorziata l’ha chiamata al telefono e ha poi riferito: «Il Papa ha detto che posso fare la comunione». É chiaro, i fedeli, in un caso e nell’altro, vanno dai sacerdoti e dicono: «il Papa mi ha detto che va tutto bene e che posso fare la comunione». E i sacerdoti si mettono le mani nei capelli e dicono: «e ora che faccio?», perché la dottrina non è cambiata. Allora, come gestisce lei questa situazione?

R. – A volte la gente per l’entusiasmo di essere ricevuta dice più cose di quelle che ha detto il Papa, non lo dimentichiamo.

È un rischio che lei corre…

R. – Chiaro, un rischio. Ma tutti sono figli di Dio, tutti siamo figli di Dio. Tutti. E io non posso scartare nessuno. Se devo fare attenzione a chi gioca sporco, a chi mi tende un tranello, devo far attenzione. Ma scartare, no. Non posso nemmeno dire a una persona che la sua condotta è in sintonia con quanto la Chiesa vuole, non posso farlo. Ma devo dirle la verità: “Sei figlio di Dio e Dio ti ama così, ora, veditela con Dio”. Io non ho diritto di dire a nessuno che non è figlio di Dio perché non sarebbe la verità. E non posso dire a qualcuno che Dio non lo ama perché Dio ama tutti, ha amato persino Giuda. Chiaro, questi sono casi limite. Ciò che ho detto a quella signora, non lo ricordo bene, ma le devo aver detto sicuramente: “Guardi, in Amoris laetitia c’è quello che lei deve fare. Parli con un sacerdote, e con lui cerchi…”.

Un cammino…

R. – Un cammino, apro un cammino. Ma faccio molta attenzione a dire “lei può fare o meno la comunione” a dodicimila chilometri di distanza, sarebbe un atto d’irresponsabilità. E inoltre sarebbe cadere nella casistica, posso o non posso, cosa che non accetto. È un processo d’integrazione nella Chiesa. Se tutti noi pensassimo che le persone che stanno in situazioni irregolari… non facciamolo, non mi piace.

Sì, è una parola che lei detesta, e anch’io, ma per capirci.

R. – Se ci convincessimo che sono figli di Dio, la cosa cambierebbe abbastanza. Mi hanno fatto una domanda durante il volo — dopo mi sono arrabbiato, mi sono arrabbiato perché un giornale l’ha riportata — sull’integrazione familiare delle persone con orientamento omosessuale. Io ho detto: le persone omosessuali hanno diritto a stare nella famiglia, le persone con un orientamento omosessuale hanno diritto a stare nella famiglia e i genitori hanno diritto a riconoscere quel figlio come omosessuale, quella figlia come omosessuale, non si può scacciare dalla famiglia nessuno né rendergli la vita impossibile. Un’altra cosa che ho detto è: quando si vede qualche segno nei ragazzi che stanno crescendo bisogna mandarli, avrei dovuto dire da un professionista, e invece mi è uscito psichiatra. Titolo di quel giornale: “Il Papa manda gli omosessuali dallo psichiatra”. Non è vero! Mi hanno fatto un’altra volta la stessa domanda e ho ripetuto: sono figli di Dio, hanno diritto a una famiglia, e basta. E ho spiegato: mi sono sbagliato a usare quella parola, ma volevo dire questo. Quando notate qualcosa di strano, no, non di strano, qualcosa che è fuori dal comune, non prendete quella parolina per annullare il contesto. Quello che dice è: ha diritto a una famiglia. E questo non vuol dire approvare gli atti omosessuali, tutt’altro.

Sa che succede, che lei molte volte si stacca dal contesto, è anche un vizio della stampa. Quando lei ha detto nel suo primo viaggio quella famosissima frase: “chi sono io per giudicare”, lei prima aveva detto: “sappiamo già quello che dice il catechismo”. Ciò che succede è che questa prima parte non si ricorda, si ricorda solo: “chi sono io per giudicare”. Allora anche questo ha suscitato molte aspettative nella comunità omosessuale mondiale, perché hanno pensato che lei sarebbe andato avanti.

R. – Sì, ho fatto dichiarazioni come questa della famiglia per andare avanti. La dottrina è la stessa, quella dei divorziati è stata riadattata, in linea però con Amoris laetitia, nel capitolo ottavo, che è recuperare la dottrina di San Tommaso, non la casistica.

È questo il problema che a volte si crea.

R. – Ed è strano, mi hanno raccontato che è stata una persona non credente a difendermi. Ha detto una cosa mai sentita prima, che la frase “veda uno psichiatra” era un lapsus linguae.

Papa Francesco, c’è una cosa che richiama la mia attenzione. Alcuni suoi conoscenti quando viveva in Argentina dicono che lei era conservatore, per usare sempre categorie, diciamo, nella dottrina.

R. – Sono conservatore.

Lei ha fatto tutta una battaglia sui matrimoni con persone dello stesso sesso in Argentina. E poi dicono che è venuto qui, è stato eletto Papa e ora sembra molto più liberale di quanto lo fosse in Argentina. Si riconosce in questa descrizione che fanno alcune persone che l’hanno conosciuta prima, o è stata la grazia dello Spirito Santo che le ha dato di più? [ride]

R. – La grazia dello Spirito Santo esiste, certo. Io ho sempre difeso la dottrina. Ed è curioso, nella legge sul matrimonio omosessuale… É un’incongruenza parlare di matrimonio omosessuale.

Catechismo della Chiesa Cattolica
Castità e omosessualità

2357 L’omosessualità designa le relazioni tra uomini o donne che provano un’attrattiva sessuale, esclusiva o predominante, verso persone del medesimo sesso. Si manifesta in forme molto varie lungo i secoli e nelle differenti culture. La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile. Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, [Cf Gn 19,1-29; Rm 1,24-27; 1 Cor 6,9-10; 1 Tm 1,10] la Tradizione ha sempre dichiarato che « gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati ». [Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, Dich. Persona humana, 8: AAS 68 (1976) 85] Sono contrari alla legge naturale. Precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati.

2358 Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione.

2359 Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un’amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana.

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