Non avrai altro Dio. Riflettendo sulla dichiarazione di Abu Dhabi

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Verrà presentato giovedì 28 maggio 2020 alle ore 21.00 in diretta Facebook sulla pagina di Aurelio Porfiri e in diretta Youtube nel canale Ritorno a Itaca, il nuovo libro di Aldo Maria Valli (Rho, 1958), per oltre trent’anni vaticanista della Rai, che ora gestisce il popolare blog Duc in altum, dal titolo Non avrai altro Dio. Riflettendo sulla dichiarazione di Abu Dhabi, con contributi di Monsignor Nicola Bux e Don Alfredo Maria Morselli, edito da Chorabooks 2020, 48 pagine.
Alla presentazione interverranno l’autore Aldo Maria Valli, Monsignor Nicola Bux e l’editore Aurelio Porfiri.

Era il 4 febbraio 2019 quando Sua Santità Papa Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb firmavano ad Abu Dhabi, capitale degli Emirati Arabi Uniti, la Dichiarazione sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, documento che, dal punto di vista cattolico, contiene un passaggio alquanto problematico:
“La libertà è un diritto di ogni persona: ciascuno gode della libertà di credo, di pensiero, di espressione e di azione. Il pluralismo e le diversità di religione, di colore, di sesso, di razza e di lingua sono una sapiente volontà divina, con la quale Dio ha creato gli esseri umani. Questa Sapienza divina è l’origine da cui deriva il diritto alla libertà di credo e alla libertà di essere diversi. Per questo si condanna il fatto di costringere la gente ad aderire a una certa religione o a una certa cultura, come pure di imporre uno stile di civiltà che gli altri non accettano”.
La problematica sorge là dove si legge che “il pluralismo e le diversità di religione” nascerebbero da “una sapiente volontà divina”. Ma come può Dio volere, in virtù della sua sapienza, la diversità delle religioni? Affermare che le diversità di religione sono volute da Dio non significa contraddire la richiesta di Gesù di andare in tutto il mondo e proclamare il Vangelo a ogni creatura?
A partire da queste domande, il libro affronta il contenuto della Dichiarazione, lo colloca all’interno del pontificato di Papa Francesco e ne mostra gli sviluppi, come la nascita dell’Alto comitato per la fratellanza umana e la Abrahamic Family House, la Casa della fede abramitica in costruzione ad Abu Dhabi.
Al termine è proposto il testo del Manifesto della fede del Cardinale Gerhard Müller sulla Verità della rivelazione.

Indice

– Ma quella non può essere “sapiente volontà divina”
– Quel documento recepisce il programma massonico
– Come trasformare Dio in un relativista e fingere che nulla sia successo
– È possibile che Dio voglia le false religioni?
– La voluntas permissiva di Dio. Ovvero quando la toppa è peggio del buco
– Manifesto della fede

Ma quella non può essere “sapiente volontà divina”
di Aldo Maria Valli

“Storica firma”, “storica intesa”. In questi termini, su quasi tutta la grande stampa, è stata accolta la dichiarazione sulla Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune sottoscritta da papa Francesco e dal grande imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi, in occasione del viaggio del pontefice negli Emirati Arabi Uniti.
Nella dichiarazione c’è però un passaggio che, dal punto di vista cattolico, appare alquanto problematico. Si trova là dove a un certo punto si legge che “il pluralismo e le diversità di religione”, così come “le diversità di colore, di sesso, di razza e di lingua” nascerebbero da “una sapiente volontà divina”.
Non occorre possedere una particolare preparazione teologica per capire che c’è qualcosa di stridente. Come può Dio volere, in virtù della sua sapienza, la diversità delle religioni? E affermare che le diversità di religione sono volute da Dio non significa forse entrare in contraddizione con la richiesta di Gesù di andare in tutto detto che Dio può tollerare le differenze per rispetto della libertà umana. Ma sono spiegazioni che suonano capziose e non fanno i conti con la questione della vera religione né con il mandato missionario che Gesù ha assegnato agli apostoli. E comunque il risultato della dichiarazione è stato quello di rafforzare nell’opinione pubblica il comune sentire, secondo il quale tutte le religioni sono uguali, tutte sono accettabili, tutte nascono alla fin fine da convinzioni personali e nessuna può sostenere di essere più vera di un’altra. Nulla a che fare con la religione rivelata. L’altro motivo di perplessità riguarda l’accento posto con grande enfasi sulla fraternità, valore bellissimo, ma che, dalla prospettiva cattolica, va a sua volta precisato. Certamente siamo tutti fratelli, ma non siamo tutti uguali. Le diversità esistono: culturali e religiose. E non possono essere ignorate. Se pretendiamo di appiattire tutto, cancellando le peculiarità culturali e religiose, non rendiamo un buon servizio all’uomo. Rendiamo un buon servizio all’indifferentismo e al relativismo. L’allora cardinale Joseph Ratzinger, nel suo ruolo di prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, scrisse nella Dominus Iesus (6 agosto 200): “Il perenne annuncio missionario della Chiesa viene oggi messo in pericolo da teorie di tipo relativistico, che intendono giustificare il pluralismo religioso, non solo de facto ma anche de iure (o di principio). Di conseguenza, si ritengono superate verità come, ad esempio, il carattere definitivo e completo della rivelazione di Gesù Cristo, la natura della fede cristiana rispetto alla credenza nelle altre religioni, il carattere ispirato dei libri della Sacra Scrittura, l’unità personale tra il Verbo eterno e Gesù di Nazareth, l’unità dell’economia del Verbo incarnato e dello Spirito Santo, l’unicità e l’universalità salvifica del mistero di Gesù Cristo, la mediazione salvifica universale della Chiesa, l’inseparabilità , pur nella distinzione, tra il Regno di Dio, Regno di Cristo e la Chiesa, la sussistenza nella Chiesa cattolica dell’unica Chiesa di Cristo“. Queste affermazioni sono ancora valide? Se lo sono, occorre dire che la dichiarazione di Abu Dhabi le contraddice. Se non lo sono, occorre che il papa lo spieghi pubblicamente dall’alto della sua responsabilità.

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