Conte: Papa Francesco mi è vicino. A Eugenio Scalfari gli ricorda Cavour e un po’ pure il Papa

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“Papa Francesco esprime un enorme carisma pastorale, che è di grande conforto in questa drammatica situazione. È molto vicino a me e a tutti noi che abbiamo responsabilità istituzionali, ma anche a tutti i cittadini che vivono l’angoscia della perdita di propri cari e le ristrettezze causate dall’emergenza”. Lo ha sottolineato il premier Giuseppe Conte, intervistato da La Stampa il 3 maggio 2020 (testo rilanciato dal sito ufficiale della Presidenza del Consiglio dei Ministri). Con la CEI – ha anche rimarcato Conte – abbiamo avviato un confronto che avrà come esito un protocollo che possa garantire la piena sicurezza nello svolgimento delle celebrazioni liturgiche, nell’interesse dei fedeli e degli stessi ministri di culto”.

L’amico e collega Renato Farina spiega su Libero come Eugenio Scalfari è arrivato alla scoperta che Giuseppe Conte – a sua insaputa – è la sintesi favolosa di Cavour e di Papa Francesco. Del primo è la reincarnazione, come accade in Tibet per il Dalai Lama. Del secondo è la protesi italiana.

Sinistra senza timone
A Eugenio Scalfari Conte ricorda Cavour e un po’ pure il Papa
di Renato Farina
Libero, 4 maggio 2020

Non ci sono ancora le messe per il popolo, ma possiamo nutrirci con gioia delle omelie di Eugenio Scalfari, che restano forse l’unica funzione di precetto cui i vari decreti Conte non hanno imposto neppure la mascherina. Ieri il fondatore di Repubblica ci ha tirato su di morale nella nostra prigionia con un lieto annuncio. Ci dobbiamo preparare, siamo a un passo dall’avvento di un’Italia che tornerà ai fasti del Risorgimento. Merito di chi? Di Giuseppe Conte, il quale – a sua insaputa – è la sintesi favolosa di Cavour e di papa Francesco. Del primo è la reincarnazione, come accade in Tibet per il Dalai Lama. Del secondo è la protesi italiana. Come è arrivato a questa scoperta, peraltro già presagita mesi fa allorché definì Conte il «nuovo Aldo Moro»?

C’è stata una telefonata sabato tra il glorioso vegliardo e il presidente del Consiglio. Ce l’ha raccontata nel suo editoriale lo stesso Scalfari dove ha dispiegato una memoria fragrante e una prosa davvero incantevole (non c’è ironia qui, ma invidia). La conversazione dei due ha fatto perno su una domanda-chiave, una specie di prova per saggiare se Conte sia davvero il Cavour redivivo, oppure una maschera del teatrino dei pupi. Ha chiesto Scalfari, con la sua bella voce profonda: «Signor Presidente, lei condivide i pensieri di Etienne de La Boétie?». Scalfari non ha posto la risposta tra virgolette, sono faccende troppo personali. Si è contentato di riferire che il premier: «Mi è sembrato sensibile all’insegnamento di Montaigne e di Etienne». Noi la immaginiamo così, con Conte che cercava su Wikipedia chi diavolo fosse questo regista cinematografico, prendendo tempo, salvo poi rispondere: «Figuriamoci. Non c’è notte che prima di dormire non mediti un suo pensiero, è lui che ispira i miei Dpmc insieme all’amico Montaigne». De La Boétie (1530-1563), aveva spiegato Scalfari a noi poveretti poche righe prima, «è stato uno dei personaggi più importanti dell’epoca cosiddetta moderna: scrisse in tutto una cinquantina di pagine di un breve saggio e con quelle si è guadagnato una ampia strada parigina».

Comicità (in)volontaria

In realtà, la domanda era trabocchetto perché, la cosa è nota agli intimi, sono incarnazioni dello stesso spirito; le cinquanta pagine sono diventate cinquantamila perché repetita iuvant, ma salvo la pettinatura i due sono identici; del resto de La Boétie-Scalfari, se non a Parigi, a Roma senz’altro, avrà il più tardi possibile una piazza e una strada.

Superata dunque l’ordalia con lode, tutto è filato come l’olio e Giuseppe è stato segnato in fronte con il crisma e consacrato come il Cavour che ci mancava da 160 anni giusti. E dove sta la somiglianza, a parte il titolo di Conte, che nessuno può negare accomunarli sin dalla nascita? Eccola: Cavour, come Conte ha fatto e farà, «cambiò più volte la sua posizione privato-pubblica: passava rapidamente da posizioni politiche e soprattutto private da atteggiamenti conservatori a intenzioni moderate e in certi casi perfino centriste». Ancora: «Cavour è celebre per tante ragioni ma la principale è l’oscillazione tra il centro e la sinistra: Mazzini mai, Garibaldi spesso… Il nostro Giuseppe Conte ci ricorda Cavour e Garibaldi?». La risposta è sì. Lasciato perdere Garibaldi, solo perché Conte non è stato né ha intenzione di essere ferito a una gamba, per il resto sono due gocce d’acqua, perché «Giuseppe Conte ha anche lui un passato piuttosto frastagliato: all’iniziò rappresento Matteo Salvini e Luigi Di Maio eccetera». E ora? «Si è fatto luce dopo una serie di trabalzoni». In questa pestilenza egli emerge come il leader del futuro. Oggi aggancia il «socialismo liberale… a una visione dello stato di guerra».

Ma il domani è tutto suo. «In certe manifestazioni di pensiero e di azione politica Conte mi ha ricordato papa Francesco». Dopo il Papa-Re avremo il Papa-Conte, solo perché Giuseppe è umile.

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