Non andrà bene, andrà comunque male. Parola di Mattia Feltri, Direttore HuffPost

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“Renzi lo accusa senza mezzi termini di calpestare la Costituzione. Zingaretti si smarca dai suoi decreti, considerati sbagliati per le sorti del Paese. Domanda: se davvero la democrazia è in pericolo che cosa aspettano a buttarlo giù?” (Maurizio Belpietro).

O vince il virus o vince la crisi:
bisogna aprire gli occhi e decidere qual è il male minore
Non andrà tutto bene
di Mattia Feltri, Direttore
Huffingtonpost.it, 28 aprile 2020

Servirebbe che fossimo meno isterici, tutti quanti, compresi noi che inseguiamo e commentiamo notizie. Siamo di fronte a un nemico formidabile, noi stretti all’angolo e il virus nella posizione win-win: o vince o vince (per ora). Lo studio del Comitato tecnico scientifico, sulle cui proiezioni il premier Giuseppe Conte ha deciso per una riapertura blanda, prevede che, se il 4 maggio si procedesse con un caro saluto al lockdown, l’8 giugno si raggiungerebbe il picco dei contagi, con 151 mila malati in necessità di terapia intensiva, e 430 mila in totale entro la fine dell’anno. Di posti disponibili, in terapia intensiva, ne abbiamo circa diecimila. Fate voi la stima dei morti. E però se non si riapre, o si riapre per quel poco che si può, il Pil va giù dell’otto, dieci, dodici, quindici per cento. Vuol dire milioni di disoccupati, meno risorse per l’assistenza sanitaria, per i sussidi, perdita di competitività.
La scelta del governo di restare a metà strada, e limitare i danni di qui e di là, forse è quella giusta o forse no. Non lo sappiamo. Non avremo mai la controprova. Soprattutto, al contrario del virus, la posizione di Conte è lose-lose: o perde o perde. Se tiene chiuso si addosseranno a lui le colpe dell’impoverimento, se riapre gli si addosseranno quelle dell’ecatombe. Li abbiamo visti, in questi mesi, quelli arrabbiati col mondo perché si doveva sbarrare, poi arrabbiati perché si doveva serrare, poi di nuovo arrabbiati perché si era serrato fin troppo.
Le indecisioni e gli errori dell’esecutivo sono lì da vedere, ma dipendono più di un po’ dal facile, volatile e digrignante atteggiamento del resto del Paese. Ma se ci mettessimo nella zucca una volta per tutte che stavolta non andrà bene, andrà comunque male, aiuteremmo chi deve prendere decisioni a prenderne, e di precise, anche se dolorose. E aiuteremmo noi stessi ad affrontarle e a sopportarle. È tutto quanto di cui abbiamo bisogno.
Ps. Qui si continua a pensare che il flagello economico farà più male di quello sanitario.

In Germania risale l’indice di contagio dopo l’allentamento delle misure anti Covid-19
Stando ai dati divulgati dal Robert Koch Institut, l’indice è risalito a 1: a metà aprile era 0,7
Huffingtonpost.it, 28 aprile 2020

Viene da pensare che alla fine il premier Giuseppe Conte non abbia tutti i torti. I dati che arrivano da Berlino purtroppo fanno notare come noon appena si allentano le misure di lockdown, il famoso indice R con zero che misura la contagiosità del virus riparte. Proprio la preoccupazione espressa dal Comitato tecnico-scientifico al governo e fatta propria da Palazzo Chigi.
Risale infatti l’indice di contagio in Germania, dove sono appena entrate in vigore le misure di allentamento delle misure anti Covid-19. Stando ai dati divulgati dal Robert Koch Institut, l’indice è risalito a 1, il che significa che ogni persona contagiata è in grado di infettarne un’altra. A metà aprile l’indice era sceso allo 0,7: da allora è risalito progressivamente.
In tutto sono 156.337 casi dall’inizio dell’emergenza e 5.913 i decessi. Rispetto ai dati di ieri vengono segnalati 1.144 nuovi contagi. Il governo federale di Berlino e le regioni – che hanno concordato l’allentamento delle restrizioni già attuato – hanno in programma per giovedì nuove consultazioni destinate a preparare la strada a possibili ulteriori revoche delle norme di confinamento.

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